capitolo diciassette

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I raggi del sole entrano dolcemente nella stanza, mi stuzzicano il viso e mi sveglio felice.
La realtà invece è che mi sto maledicendo per non aver abbassato le tapparelle perché cazzo è sabato e avrei dormito un altro po' ma ormai è troppo tardi, sono sveglia e non mi riaddormenterei mai. Mi alzo e vado in bagno per farmi la doccia e i capelli e quando ho finito mi vesto e scendo a fare colazione. Mentre sto bevendo il mio caffè accendo il cellulare e ricevo un messaggio da Chris.

Ci vediamo da Starbucks? Ho bisogno di parlarti. Ti prego piccola!

Sono appena le 7.30am ed è già sveglio. Il pensiero che non abbia dormito per i sensi di colpa mi frulla nella testa ma subito lo scaccio, mi ha tradita e non sono una donna che perdona cose del genere, il rispetto e la fiducia sono la prima cosa per me e lui inevitabilmente se li è giocati quella mattina, non lo perdonerò mai.

Non ho niente da dirti. Gli rispondo.

E non dire niente ma dammi la possibilità di spiegarmi. Mi risponde lui.

Alzo gli occhi al cielo e sospiro, non so che fare, non voglio ascoltarlo ma non voglio neanche lasciare cose in sospeso e parole non dette o passare il tempo a evitarlo, meglio chiarire e chiudere una volta per tutte.

D'accordo, fra mezz'ora. Ci vediamo li! Gli scrivo e invio.

Vado di sopra e torno in bagno per lavarmi i denti, decido di non truccarmi, mi sistemo i capelli e vado in camera, prendo il necessario per uscire. Quando torno devo preparare la valigia, quel pazzo di Daniel da un giorno all'altro ha organizzato tutto ma deve darmi i dettagli cosi posso organizzarmi con i miei genitori e trovare una copertura.

Esco di casa e cammino verso il locale, quando arrivo mi guardo intorno cercando Chris ma non lo trovo, all'improvviso lo vedo arrivare con la sua auto. Dopo essere sceso e aver chiuso l'auto , si gira verso di me e si avvicina.

-"Ehy, ciao Jul"- mi saluta.

-"Mi chiamo Juliana o al massimo Julie, ciao anche a te Christian!"- gli rispondo.

-"Sei parecchio arrabbiata vedo, dai entriamo dentro!"- dice mentre mi apre la porta del locale facendomi passare per prima. Una volta mi sarei sciolta notando queste attenzioni ma adesso mi danno rabbia, sono solo apparenza, un finto buonismo che nasconde falsità e ipocrisia, ovviamente mi auguro che non sia sempre così, che esista gente con valori ben saldi ma in lui ahimè non riesco a vederli più.

Ci sediamo in un area appartata e ordiniamo.

-"Allora Christian, non perdiamo tempo e dimmi ciò che devi!"- lo esorto a iniziare.

Si schiarisce la voce e dice -"Inizio col dirti che mi dispiace per quello che è successo, non lo nego perché sarebbe inutile e ipocrita da parte mia. Io sono andato in bagno e lei mi ha seguito, ho capito subito le sue intenzioni e ho cercato di allontanarla ma lei ci sa fare e non entro nei dettagli perché immagino che non ti interessino, fatto sta che ho ceduto. Quello che invece voglio e ci tengo a dirti è che tu mi piaci sul serio Julie, quando sono arrivato a Londra, tu sei stata la prima ragazza che ho conosciuto e sono rimasto incantato da te, non immaginavo minimamente di ritrovarti in classe, ero al settimo cielo quel giorno. Da quel giorno in classe, io non ho visto intorno a me nessun'altra, non sono andato a letto con nessuna, anche se non eravamo niente ma nella testa avevo i tuoi occhi, le tue labbra, il tuo sorriso. Non è da me passare più di un giorno senza scopare, non mi sono mancate le proposte, le occhiate maliziose, i biglietti con i numeri di telefono ma ho sempre ignorato tutte perché volevo e voglio te. Ho sbagliato, ero geloso e arrabbiato in quel momento perché voglio essere io a sostenerti, io voglio accompagnarti ovunque tu debba andare e io voglio consolarti quando non ce la farai. So che stai passando un periodo difficile ma capisci me che devo lasciare che la mia ragazza debba passare il suo tempo con un tizio che neanche conosco!"- fa una pausa dal suo lungo monologo e poi riprende.

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