capitolo undici

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Non sono riuscita a chiudere occhio.
Troppe cose stanno succedendo e non ci capisco più niente. La storia che mi hanno raccontato i miei genitori mi ha creato altre domande a cui non so se riuscirò a dare risposta, sono sicura che c'è altro. Magari la mia famiglia d'origine è viva da qualche parte e i miei genitori hanno paura che li abbandoni ma io non potrei mai, non potrei dimenticare da un giorno all'altro l'amore che mi hanno dato, le favole che mio padre mi raccontava prima di dormire, le nostre chiacchierate, le discussioni sui libri che leggevano o le gite di domenica  al lago o al mare. Mia madre mi ha insegnato a cucinare, ho combinato un sacco di pasticci, ho bruciato biscotti e fatto torte crude ma ci divertivamo molto. Mi ha inculcato la passione per la musica e per l'arte. Entrambi mi hanno insegnato ad apprezzare le piccole cose e, anche se siamo benestanti e non mi hanno fatto mancare nulla, mi hanno insegnato ad impegnarmi per raggiungere i miei obbiettivi, ad essere onesta e leale verso il prossimo. Quello che sono oggi è merito loro qualunque sia la mia origine.

Ma ciò non toglie che io abbia il sacrosanto diritto di sapere perché sono stata abbandonata o se sono rimasta orfana, se ho fratelli o sorelle.

Ho appena finito di prepararmi e scendo a fare colazione.
Vado in cucina e mio padre legge il giornale mentre mamma prepara i Pancake.

-"Buongiorno"- saluto.

-"Buongiorno gioia"- dice mio padre abbassando il giornale.

-"Buongiorno tesoro, ecco i tuoi Pancake e il succo d'arancia come piace a te"-  mi dice.

-"Grazie mamma"- rispondo e inizio a mangiare. Appena finisco mi faccio coraggio e decido di parlare.

-"Vorrei chiedervi una cosa"- inizio e loro subito mi danno l'attenzione e un tacito segno che mi invita a continuare.

-"Io voglio sapere di più… voglio sapere cosa è successo alla mia famiglia biologica, come sono finita in quella casa famiglia, dove vivevo prima, insomma ho bisogno di ritrovare un equilibrio perché non so più chi sono. Questo non cambierà il mio amore per voi, siete e sarete sempre la mia mamma e il mio papà ma vi prego ditemi la verità, non nascondetemi niente, non lo sopporterei!"- finito il discorso alzo lo sguardo verso di loro e noto la commozione nei loro occhi.

-"Gioia Mia, sai che per noi tu sei la vita, senza di te avremmo vissuto una esistenza  triste invece tu hai portato il sole e la felicità. La tua adozione è  stata agevolata da alcune conoscenze perché avevano perso i tuoi documenti ed era difficile avviare le pratiche senza di quelli, quindi abbiamo dovuto sviare un po la burocrazia"- dice mio padre.

-"Quindi mi stai dicendo che non c'è modo di avere informazioni?"- chiedo.

-"È molto difficile tesoro"- interviene mia madre.

Abbasso lo sguardo e trattengo il groppo in gola, mi alzo e vado in camera, prendo lo zaino, la giacca e il cellulare e corro via senza salutare.

Nel tragitto per la scuola penso alle parole di mio padre e sento la rabbia invadere il mio cuore, vorrei piangere ma il groppo in gola non si scioglie, come si può essere indifferente a tutto ciò?  Decido di smetterla di pensarci, almeno per ora.

Arrivo a scuola in orario, il che è un miracolo dato che non ho guardato l’orario. Raggiungo il gruppo, radunato sulla solita panchina, ci sono Brenda, Ashley, Josh, Chris, Jesse e le due streghe della scuola kate e Kristine, dette le “KK”, che fanno le civette con Chris e Jesse ma entrambi sembrano infastiditi dalla loro presenza.

Appena mi notano, Chris cambia espressione, gli si illumina il viso  e sorrido. Lui mi raggiunge e mi abbraccia dandomi un bacio sulla guancia. Con lui la situazione è rimasta statica ci frequentiamo ma lui non si è spinto oltre, non mi bacia in pubblico solo quando usciamo e non so cosa pensa di fare ma al momento mi sta bene cosi.

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