capitolo uno

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È strano come tutti non ci rendiamo mai conto di stare bene. Siamo sempre insoddisfatti di ciò che abbiamo, vogliamo sempre qualcosa in più, la macchina del vicino, un lavoro migliore del nostro, il ragazzo impegnato e non magari quello che ci muore dietro.

Difficilmente ci guardiamo intorno e pensiamo "sto bene, sono felice"!

Beh io sono l'eccezione. Sono felice. Ho due genitori meravigliosi, due amiche super, ho una discreta carriera scolastica alle spalle e fortunatamente vivo in una situazione economica agiata ma non ho mai approfittato di questo grazie all'educazione che ho ricevuto. Sono consapevole di essere stata fortunata nella vita e non mi lamento.

Cosa dite? L'amore?

No, non è presente nella mia vita ma sono una sognatrice e non mi accontento. Lo voglio passionale, travolgente che mi faccia dimenticare chi sono quindi aspetto.

Sono già a giovedì, la prima settimana di scuola è volata.
Sto leggendo comodamente sul mio letto.

-"Oggi è giovedi"- penso.

-"Domani è venerdi…. Oh porca eva"- mi rigiro di scatto cadendo malamente sul pavimento per la gioia del mio sedere. Mi alzo di scatto e inizio a imprecare perché  ho dimenticato di fare il maledetto tema per Storia.

-"Adesso come faccio, mamma e papà non ci sono"- mi lamento e vado nella camera dei miei per cercare foto o qualcosa che mi dia informazioni, perché  oltre ai nonni non saprei che scrivere ma non trovo niente.

Vado così nello studio di papà e inizio a cercare, trovo una cartella e la apro, dentro ci sono alcune foto dei miei e alcune analisi mediche, sto per chiudere quando una parola mi salta all'occhio ‘STERILE’.

Leggo, ed è di mia madre.

-"Ma che diavolo è?"- dico tra me e me.

“ ...dopo vari accertamenti alla paziente Sara Preston è stato diagnosticato un raro caso di sterilità congenita”.

Sbarro gli occhi ormai pieni di lacrime. Come può essere sterile, se fosse cosi vorrebbe dire che io….

-"Non è possibile ci sarà una spiegazione"- tremo con la voce.

Cerco di capire cos'altro c'è nella cartella ma il rumore della porta mi fa sussultare e rimetto velocemente tutto a posto ed esco dalla stanza.

Vado in camera e faccio dei respiri profondi. Devo calmarmi, non posso trarre conclusioni affrettate, ci possono essere milioni di spiegazioni, ci deve essere una spiegazione.

Scendo di sotto e in cucina c'è miss Robins che sta preparando la cena.

-"Buonasera signorina"- mi saluta.

-"Non riesci proprio a chiamarmi Julie!"- la rimprovero  e lei mi sorride dolcemente.

Mi viene un illuminazione e così chiedo.

-"Miss Robins da quanti anni lavora per la mia famiglia?"- chiedo.

Lei mi guarda stranita -"Come mai questa domanda?"- mi chiede.

-"Ah niente solo curiosità"- sorrido in modo tirato.

-"Allora?"- insisto.

-"Sono 22 anni signorina, da quando si sono sposati i suoi genitori"- mi risponde.
Quando sto per fare un'altra domanda il rumore della porta che si apre mi interrompe.

-"Juliee, tesoro sei in casa?"- mi chiama mia madre.

-"Sono in cucina!!"- le rispondo. Mi raggiunge, dandomi un bacio.

-"Allora tesoro com'è andata la tua giornata?"- mi chiede mamma.

Oh benissimo sai mi sento la terra crollare da sotto i piedi” penso, la guardo e penso a quello che è successo e vengo destata da mia madre.

-"Julie ti senti bene?"- mi riprendo dai miei pensieri e sorrido.

-"Si mamma ero solo distratta"-rispondo.

-"Papà dov'è?"- le chiedo.

-"Sta arrivando aveva una commissione da fare, appena torna ceniamo"- mi dice lei.

-"Ok, vado in camera. Chiamami quando è pronto-" l'avverto e senza aspettare una risposta corro e mi butto sul letto.

Spero sia un incubo e che da un momento all'altro suoni la sveglia, devo cercare informazioni prima di parlare con i miei genitori. Non ho intenzione di fare finta di niente, voglio sapere cosa è successo, devo riprendere quella cartella e vedere se c'è qualcos'altro. Magari trovo il mio certificato di  nascita e finisce subito questo casino, magari è diventata sterile dopo la mia nascita.

-"Sto impazzendo!"- mi copro la faccia con le mani e sento bussare.

-"Signorina suo padre è tornato, la cena è pronta"- mi chiama miss Robins.

-"Si, arrivo subito!"- le rispondo.

Scendo in sala da pranzo e trovo i miei genitori già seduti ad aspettare. Saluto papà con un bacio sulla guancia e mi siedo alla sua sinistra e iniziamo a mangiare.

-"Sai mamma per domani devo fare un tema sull’albero genealogico della mia famiglia e devo ancora iniziare, me ne ero dimenticata, dobbiamo risalire alle nostre origini, ma io olt.."- vengo interrotta dal rumore della forchetta di mia madre che cade, la guardo e vedo che è molto turbata.

-"Tutto bene mamma?"- le chiedo.

-"Ehm, si certo tesoro se vuoi ricordo i nomi dei miei nonni, tu caro ti ricordi?"- chiede a mio padre che sembra su un altro pianeta, scuote la testa e fa un cenno positivo...
Strano, davvero strano!

Mio padre inizia a raccontarmi di suo nonno  che faceva parte della Marina militare e dei tanti viaggi e avventure che suo padre ai tempi gli aveva raccontato. Alla fine ho fatto un bel tema e abbiamo passato la serata a parlare dei tanti aneddoti che hanno affrontato i nostri avi ma l'espressione turbata di mia madre rimaneva anche dietro i sorrisi e le risate, la sua serenità era una maschera oppure sono io che vedo tutto con occhi diversi.

Probabilmente ho vissuto con i paraocchi fino ad ora e adesso mi sembra tutto finto, i loro sguardi non sono sinceri, si guardano di sfuggita comunicando un qualcosa che a me non è concesso sapere o forse è il mio turbamento che mi porta a vedere cose che non ci sono magari sono solo stanchi e io sto viaggiando con la fantasia.
Spero sia così, spero che quel foglio abbia una giustificazione che cancelli ogni mio dubbio e ritorni tutto alla normalità.

Torno in camera mia e mi stendo sul letto. Guardo il soffitto come se avesse le risposte alle mie domande, come se potesse confortarmi e dirmi che andrà tutto bene. Mi metto le cuffie alle orecchie e avvio la playlist, chiudo gli occhi, vorrei poterlo fare con i pensieri, vorrei poterli fermare e chiudere in un cassetto, vorrei poter fermare il cuore che batte agitato, che è impaurito, che non si sente più protetto, ho la sensazione che niente sarà più come prima!

Come dicevo prima non ci rendiamo mai conto di stare bene almeno finché poi non lo siamo più...

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