Capitolo trentacinque

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-"Vattene e lasciami in pace non ti credo più e non c'è niente che può farmi cambiare idea"- urlo e corro via.

Delle luci abbaglianti mi fanno bloccare al centro della strada e sbarro gli occhi, sono immobilizzata dalla paura poi vengo spinta via e batto la testa sul marciapiede perdendo i sensi.

Quando apro gli occhi, guardo il cielo, mi sento stordita, chi mi ha spinta via? É stato Daniel? Mi sollevo a fatica da terra e quando il mio sguardo va al centro della strada, il mio cuore smette di battere. Jesse giace sull'asfalto privo di sensi, sangue per terra, il suo sangue. Con uno scatto sono vicino a lui, devo assicurarmi che respiri, devo vedere i suoi occhi brillare e il suo sorriso splendere ma lui ha gli occhi chiusi e non sorride, respira a fatica.

-"JJ"- sussurro

-"JJ"- ripeto

-"JJ"- urlo!

-"Perché l'hai fatto, non dovevi, non dovevi, sei uno stupido... mi senti eh? Sei uno stupido! Rispondimi Jesse ti prego non puoi lasciarmi, rimani con me, apri gli occhi"- urlo e lui apre gli occhi appena in due fessure.

-"Stai bene?"- chiede con voce flebile.

-"Sto bene, grazie a te ma non dovevi farlo, non dovevi!"- dico singhiozzando.

-"Non potevo perderti di nuovo, sono felice, qualsiasi cosa accada, sono felice che tu stia bene.. tu... tu sei la mia vita.... ti voglio be..."- smette di parlare, arriva l'ambulanza e gli operatori me lo strappano dalle mani, gli mettono il collare e lo posizionano sulla barella, Jacob mi solleva di peso e io ricordo solo il buio.

Ogni volta che mi appisolo, rivedo sempre la stessa scena, rivivo sempre lo stesso dolore , un dolore che mi squarciava il petto a metà, non so come spiegare perché se non ti è mai capitato non puoi capire, ti porta via una parte di te, ti porta via il sorriso, la serenità e non sei più la stessa persona.

Sono quindici giorni che passo il mio tempo tra le mura fredde e inespressive di questo reparto di terapia intensiva. Quando è arrivata l'ambulanza Jesse è stato rianimato con il defibrillatore perché il suo cuore si era fermato ma per fortuna lo hanno preso in tempo, è stato operato d'urgenza per un'emorragia cerebrale e ha il gesso per tutta la gamba destra. Dopo l'operazione però hanno dovuto indurre un coma farmacologico per evitare conseguenze irreparabili al cervello, non sappiamo come si sveglierà e se si sveglierà, non è fuori pericolo, lo dicono i medici, l'impatto è stato forte ed è colpa mia, solo mia

Se io non avessi corso come una stupida lui adesso non sarebbe disteso su un letto d'ospedale, era Daniel a dover andare via non io, mi bastava cacciarlo via e rimanere al mio posto e non avrei messo in pericolo la vita di Jesse.

Daniel è venuto tutti i giorni ma grazie a papà sono riuscita a non vederlo, se penso a lui mi sale una rabbia che non so spiegare, sono delusa, mi fidavo ciecamente di lui e mi ha tradita senza scrupoli. So che dovrei sentire ciò che ha da dire, ascoltare le sue ragioni, non è una persona cattiva, questo lo so ma il senso di tradimento non passa, sono fatta così, non perdono, brutto difetto o grande pregio dipende dal punto di vista.

I primi giorni sono rimasta qui, nessuno riusciva a convincermi ad andare a casa per farmi una doccia e dormire un po, poi è stato uno sfogo della mamma a farmi capire che la mia famiglia ha bisogno di me, il mio comportamento stava facendo preoccupare tutti e quindi dopo quattro giorni sono tornata a casa, ho fatto una doccia e ho messo una felpa di Jesse, ho dormito nel suo letto abbracciando il suo cuscino.

Se dovesse morire non potrei sopportarlo, è incredibile come in così poco tempo sia entrato dentro il mio cuore così profondamente, così tanto che adesso non potrei farne a meno.

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