La casa non è molto grande, giusto un ambiente unico da giorno e un paio di stanze, ma è caotico almeno quanto la sua villetta di Searle Street. Mentre Cassiopea si dà da fare nell'accendere il caminetto io scosto le lenzuola dai mobili, notando il leggero strato di polvere che ricopre ogni superficie; si vede che il cottage non è usato da tempo.

«È carino, qui» dico, e lo penso davvero.

«Lo so.» Fa spallucce. Io la guardo, interdetta, e poi scuoto la testa. Cassiopea è tutta un programma. «Allora, perché non vai a farti una doccia? Nel frattempo preparo qualcosa da mangiare. Poi parleremo» mi dice, e il suo invito è irresistibile. Però c'è ancora un pensiero che mi pungola.

«Non vorrei offenderti, ma è davvero sicuro qui? Voglio dire, se ci avessero seguiti o–»

«La casa è camuffata da un incantesimo, Sam, e non potrebbero trovarci nemmeno se sbattessero col naso contro la porta d'ingresso. Reggerà, per un po'.»

Ancora non sono convinta. «Per un po'?»

Sta iniziando a spazientirsi, posso dirlo chiaramente. «Per un bel po'. Su, vai! Fuori dai piedi.» Mi smamma via, e io non posso far altro che ubbidire.

Dopo la doccia mi sento quasi una persona rinata; indosso i morbidi vestiti in lana che Cassiopea mi ha lasciato fuori la porta e la raggiungo nella sala principale. Un odore invitante mi solletica le narici. «Zuppa di pomodoro?» Lo stomaco già brontola per l'apprezzamento.

«Sì, questa è la mia ricetta speciale.» Porta la pentola sul tavolino in pietra, già apparecchiato per due, e riempie i piatti. Io ci do dentro.

«Oddio, è fenfazionale. C'è un ingrediente fegreto?» domando con la bocca piena. Diciamo che in questi giorni le mie buone maniere sono andate a farsi benedire.

Lei annuisce, probabilmente soddisfatta che me ne sia accorta. «Lingua di gatto e un pizzico di lacrime di unicorno.»

Quasi mi affogo. «L-lingua di gatto?»

«E un pizzico di lacrime di unicorno! È fondamentale. Senza queste non avrebbe mai una consistenza così vellutata» spiega, seria. Ci guardiamo in silenzio, io del tutto incapace di dire qualunque cosa, ma poi le sue labbra si aprono in un sorriso ampio. «Sto scherzando! È così facile prenderti in giro, Sam. È solo un po' di cardamomo.»

«Ah.» Riprendo a mangiare lentamente, rigida. «Ma gli unicorni non esistono, vero?» mi sento in dovere di domandare.

Scoppia a ridere. «No. Solo i draghi.»

«Eh?!»

Di tutta risposta mi fa l'occhiolino, e io non insisto. Non ci tengo a farmi prendere in giro un altro po'. «Hai detto che questa casa è protetta da un incantesimo. Cos'è? Come funziona?»

Lei sorseggia un po' d'acqua, prima di rispondere. «Come negromante, ho dei poteri. Ovviamente non posso fare qualsiasi cosa: scene del tipo far lievitare gli oggetti, o sparare fuoco dalle mani, o leggere nel pensiero hanno senso solo nei film. Io comunico con i morti. È questo il mio potere.» Ovviamente so cosa sia un negromante, ma sentirlo dire ad alta voce mi lascia spiazzata ugualmente. «Sono umana al cento percento, però non appartengo solo a questo mondo. Io posso viaggiare tra i mondi, posso entrare in contatto con entrambe le specie, e posso, beh, richiamarle a me.»

«I mondi?»

«Sì. Il mondo dei vivi e il mondo dei morti. La terra e il Pandemonium

Pandemonium. "Pan", tutto, e "demonium", demone. Il luogo dove si trovano tutti i demoni. L'inferno. Aveva senso. «Ma se il tuo potere è legato ai morti, come puoi camuffare questa casa? Cosa c'entra col tuo potere?»

Pandemonium | official Ouija sequel [h.s. au]Where stories live. Discover now