5 Pangea.

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C'era stato un momento in cui la lingua comune e la lingua divina erano la stessa cosa. E chiunque avesse avuto le capacità giuste, non importava la sua natura, poteva sfruttarla per plasmare l'ambiente attorno a sè.
Nei limiti imposti dalle leggi della materia, s'intende.
Tuttavia, tempo fa, c'era stato un popolo che era riuscito a piegare il potere della voce in modi sorprendenti, anche grazie a una certa interferenza esterna che, ormai, tutti conoscevano bene.
Soprattutto per la storia dell'esilio nell'altra faccia del mondo.
Kukui alzò lo sguardo verso il cielo grigio acciaio, che continuava a riversare sull'isola il suo carico di pioggia, per poi osservare dal portico in pietra le gocce d'acqua infrangersi sulle grandi pozze del giardino.
Sì, la ricordava bene quella storia.
Tempo fa, la via della Voce insegnava alle razze dotate di raziocinio come raggiungere la vera realtà, ciò che si trovava oltre al fenomeno, per poi arrivare all'illuminazione.
Il vero nome di tutto, la parola prima con cui tutto era stato plasmato dal caos semplicemente nominandone l'idea.
Ma c'è stato un momento in cui la via della Voce ha permesso abusi di potere di vario genere, e per questo se ne è persa quasi traccia. E quel poco che è rimasto di quell'antico sentiero era talmente difficile da percorrere, per gli uomini, che a volte solo con l'aiuto del Tapu poteva essere esplorato.
C'era chi, come lui, continuava quella tradizione. E, nel tempo, s'era formato un ordine, quello dei Vae'nder.
E mentre la gente comune sfiorava soltanto quel mondo oltre il percettibile per dedicarsi ad altri lavori, loro studiavano. E meditavano.
E chi si distingueva tra loro, poteva entrare nel Consiglio e governare.
Quando il freddo della pietra intorpidì del tutto le sue gambe, il ragazzo si decise finalmente di alzarsi e stiracchiarsi, per poi voltarsi verso l'interno della struttura e cominciare a incamminarsi verso il suo centro.La tunica bianca, forse troppo larga per uno come lui, produceva brusii particolari ogni volta che sfiorava la pietra o qualche scarno mobilio, ma Kukui non ci faceva troppo caso.
Percorse il corridoio fin dove s'intersecava col chiostro del quarto quadrante del monastero, zona che corrispondeva alle camere dei Vae'nder apprendisti come lui.
Posò, per un momento, le dita della mano destra sulla fredda parete e si voltò verso il centro del chiostro: per qualche strana ragione, forse legata al Tapu, lì in mezzo durante le prime costruzioni vi erano cresciuti due alberi di Koa* intrecciati fra loro e, a forza di crescere, in quel momento le loro fronde coprivano l'intero spazio aperto.
Il ragazzo chiuse gli occhi per un momento: ogni occasione era buona per carpire i discorsi del mondo e apprendere ancora un poco.

Odore di pioggia e della terra che si bagna. La roccia fredda e morta che vibra al percepire il passo del tempo.
Le foglie degli alberi che cantano al passare del vento. La pioggia che sul legno e sulla pietra dà il ritmo alle parole.
Il mare in lontananza che priva ai suoi figli sogni sereni, le onde che restituiscono alla sabbia ciò che un tempo era nascosto.

Aveva tanto di cui riportare al Tapu, pensò Kukui mentre scendeva giù, nelle viscere del Monte Lanakila, verso il cuore pulsante dell'isola, dopo che al centro della struttura dell'ordine gli fu dato il permesso di scendere.
Dopo la comparsa dei tre ragazzi senza memoria, la vita a Ula Ula non è stata più la stessa: prima gli incubi dei marinai, poi l'oceano che ributta, non si sa come né perché, sulle spiagge ragazzi mai visti e con tratti fin troppo esotici.
Kukui si legò i capelli neri e alzò le vesti da terra prima di affrontare la scala a chiocciola finale: fra radici di piante, terriccio e gli scalini scivolosi e usurati dal tempo, la discesa poteva risultare fin troppo difficoltosa, addirittura fatale senza prestare la dovuta precauzione.
L'unica nota positiva -o almeno, lo era per lui- erano le escrescenze luminose sulle stesse radici, manipolate dai primissimi Vae'nder a partire dai funghi di Morellul e Shiinotic.
La scala, dopo interminabili minuti, poco a poco prese ad allargarsi in maniera graduale. Segno che stava per arrivare.
Mentre s'aggrappava a una radice per non scivolare, Kukui prese nota nella sua mente di ringraziare Plumeria e i suoi cugini per tutto quello.
Lui aveva trovato i naufraghi sulla spiaggia, ma era stata lei a offrirsi per stabilizzare le loro condizioni, permettendogli di dedicarsi alle indagini e a calmare le acque, smosse da quelle comparse inaspettate.
Infine, durante le riunioni del consiglio, i suoi tre cugini avevano convinto i loro colleghi a interpellare direttamente il Tapu.
Kukui ricordava bene quel momento, dato che era presente a quell'incontro tenutosi nel giardino centrale, anche se assisteva solo da un angolino buio.
E non era stato l'unico a sorprendersi quando il vecchio Augusto, la guida di tutti loro, non aveva pensato di andare egli stesso da Tapu Bulu.
Il vecchio Vae'nder, la riluttante guida dell'intera Ula Ula, aveva deciso di mandare lui, un ragazzo, fino al cuore della terra, seguendolo solo spiritualmente.
A quanto pare, lui aveva ritrovato i tre naufraghi e lui doveva riportare la sua versione dei fatti al Nume. Personalmente.
Mentre giungeva all'ingresso sigillato che conduceva verso l'ultima sala, Kukui si ritrovò a pensare a quella decisione peculiare e, istintivamente, tese le orecchie per captare eventuali altre presenze.
Ma se non usava la Voce, non gli era possibile determinare se effettivamente Augusto aveva mantenuto la parola e stesse in disparte, a osservarlo come spirito non percepibile.
Ma non aveva motivo di dubitare di lui, in fondo.
Indi per cui, con una certa cautela, si avvicinò in punta di piedi al masso biancastro che fungeva da ultima soglia e si scoprì le braccia, completamente coperte da neri disegni, direttamente scarificati sulla pelle bruna e screpolata per via dell'eccessiva esposizione solare.
Disegni che assunsero tutt'altra sfumatura quando il giovane posò prima la mano sinistra sulla nuda roccia e poi la destra, quasi ad angolo retto rispetto alla prima, e iniziò ad aprire la porta.
Kukui inspirò per rilassarsi, concentrarsi, cercare con calma di ricontattare quella capacità che con tanta fatica cercava da sempre di padroneggiare.
Chiuse gli occhi. Inspirò. Espirò.
La Voce, forse grazie anche all'ambiente ricco di energia in cui si trovava, subito rispose al richiamo: come uno Jiaolong** che riemerge dagli abissi, questa strisciò leggera dal ventre fino a risalire, gentile e potente, lungo la trachea, per poi spingere e gorgogliare una volta arrivata alla bocca, impaziente di essere liberata.
Il giovane Vae'nder sospirò e, con timida prudenza, cadde in una tenue e dolce trance e a rilasciare il suo potere, mantenendo quel poco di lucidità utile per controllare il diaframma.
Sebbene le basi per il controllo della Voce le desse la lingua comune, una volta trasportata a un piano più profondo essa perdeva tutto ciò che fosse riconducibile alla materia superficiale e alle parole comuni: si parlava una lingua-non-lingua, simile più a un canto continuo che trasportava la mente verso lidi ben più lontani di quel mondo fatto di polvere e fango.
Ed era quello che stava succedendo alla psiche e allo spirito del ragazzo: risaliva col canto lungo le radici degli alberi e lungo i loro tronchi, fino a raggiungerne le fronde e farle stormire. Attraversava la pietra fredda e solida per ricongiungersi con l'essenza, mutevole e stabile allo stesso tempo, della terra. Sopra di sé sentiva lo sferzare del vento contro il proprio dorso e i propri alberi; percepiva all'interno lo scorrere dell'acqua. Se prestava un pochino più attenzioni alle immense profondità del mondo sotto di lui, poteva quasi sentire l'energia latente del fuoco, che scorreva come sangue.
Permeava l'ambiente attorno a sé in maniera così intima da riuscire perfino a percepire la lieve presenza spirituale del proprio maestro. Per cui non si stupì se, col canto, riuscì a sentire il cambiamento nella pietra dell'ingresso. Sotto i polpastrelli del ragazzo s'erano diramati piccoli fasci simili a radici fatte di luce fioca, di varie sfumature di bianco, che presero a formare disegni e schemi dalle curve e dagli spigoli più disparati, a seconda della natura della roccia, quasi a formare una sorta di fiore.
Il Vae'nder non interruppe né la sua trance né il suo canto: semplicemente, con garbo ruotò in senso orario le mani, lentamente, senza fretta. La roccia seguì con altrettanta semplicità il movimento.
Una volta liberato il passaggio, lo spirito e la mente del ragazzo ritornarono con calma all'interno del corpo: una volta che tutto fu al suo posto, il ragazzo terminò gradualmente il suo canto-discorso e si risvegliò.
Davanti alla voragine nera che gli si prospettava davanti dopo aver fatto scorrere la porta in pietra nella sua apposita cavità, Kukui non poteva fare altro che sollevare lo sguardo, riassettarsi le vesti ed entrare nell'oscurità a testa alta.

πάντα ῥεῖ - Panta Rei.Nơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ