☆pagina 7: "Morte e rinascita"

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Guardare l'uomo che si ama, inginocchiato ai piedi di un'altra donna, non è assolutamente un grande spettacolo.
Insieme a lui, è come se si piegassero la sua virilità e la sicurezza che era in grado di trasmettere.
Selena questo lo sapeva fin troppo bene, per questo non riuscì a credere ai suoi occhi, quel giorno.
Una colonna portante della sua autostima si era appena piegata, dinanzi a colei che sfoggiava il suo vestito da nobiltà cinese, per la precisione un cheongsam, di quel color cacao talmente intenso da sembrare nero.
Una divinità che sembrasse incisa sulla stessa roccia da cui era nata la statua alle sue spalle, con in fiori posti all'altare di quest'ultima che parevano quasi fondersi con quelli bianco perla che ornamentavano quel vestito prezzolato dell'élite.
Le parole, gridate a tratti da Selena, bastarono a far rimettere in piedi quella colonna ormai piena di crepe, ma nello stesso istante, fece voltare la bionda prodigia, la quale mostrò il suo volto angelico.
Fra i lineamenti spezzati e gli occhi verde acqua che parevano contenere tutta Varano e la sua vegetazione, all'interno di essi, era complicato trovare in lei dei difetti.
Chi magari ci si mettesse con la testa e col pensiero, avrebbe potuto far notare come il suo naso fosse leggermente lungo, o che le sue labbra fossero troppo ad arco di cupido.
Proprio indicate per colei che stava impedendo ad una ragazza di vivere il suo grande amore, no?!
Gli attimi di silenzio sembravano interminabili. Osvaldo parve come se avesse visto il peggiore dei suoi incubi manifestarsi dinanzi ai propri occhi, mentre il cuore di Selena venne fatto ostaggio da una voce che suggerì lei di agire e riprendersi il suo amato, ma al contempo, la sua mente era tenuta allo scacco di un boia dal sangue freddo, disposto a tutto pur di farle fare marcia indietro, senza commettere ulteriori sciocchezze.

"E dunque? Hai intenzione di restare a fissarci in quel modo ancora per molto?"

Si espresse, finalmente, la bella dalla pelle del medesimo colore di una rosa agli inizi della fioritura.
Osvaldo, posto fermo ed immobile alla sua destra, corrispondente alla sinistra di noi spettatori di quella scena abbastanza malagevole per i nostri sguardi perplessi, venne chiamato in causa dalla stessa donna;

"Osvaldo, conosci questa donna?" - chiese lei, puntando lo sguardo dell'imputazione verso di lui. "Ti ha chiamato per nome, quindi
deduco che vi conosciate."

La deduzione era giusta, ma Selena non sopportava proprio l'idea che qualcuno potesse mettere in dubbio il rapporto fra lei ed Osvaldo.
Si conoscevano, ed anche bene. Per la riccioluta, "ogni riccio, un capriccio", direbbero i vecchi saggi. In questo caso, direi proprio; "ogni riccio, un pasticcio", come quello che stava per compiere la nostra combattente del quotidiano, intenta più che mai a smascherarsi da ogni filtro, per urlare a tutto il mondo cosa fosse lei per Osvaldo.
Proprio nell'istante in cui separò il labbro superiore da quello inferiore, per potersi pronunciare, ecco che il suo uomo si fece avanti, esprimendosi al posto suo;

"No, Dajana, davvero non so chi sia, amore
mio!"

Ed ecco avvenuta la rinnegazione perfetta.
Dajana, che ormai si è avuto modo di comprendere che altri non fosse che la fidanzata, ufficiale, di Osvaldo, aggiustandosi il vistoso fiocco nero, poggiato dietro alla sua testa, voltò nuovamente il suo sguardo verso Selena.

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