CAPITOLO 11. MIRANDA

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L'INCUBO CONTINUA.

Ormai la storia tra me ed Ignazio era un incubo. Un incubo che durava sei mesi. Ormai vivevo nel terrore. Non potevo più parlare nè dire la mia opinione. L'uomo che avevo conosciuto si era trasformato in un mostro. Avevo scoperto i suoi tradimenti con Sara la personal trainer, lui me li aveva confermati ma quando avevo fatto la valigia era stato capace di minacciarmi con un coltello. Avevo ormai paura di ritornare a casa ma non potevo nemmeno allungare i turni a lavoro che lui veniva e faceva piazzate e non potevo perdere il posto.

A volte ritornava a casa ubriaco e mi violentava dicendo ed urlando ancora di volere un figlio. Aveva cercato di nascondermi le pillole ma io me n'ero accorta subito ed avevo il pacco di riserva.

Un giorno poi decise che dovevamo andare da un dottore e constatare il perchè questo figlio non arrivasse, anche se prendevo precauzioni c'era stato il periodo in cui, essendo ammalata gli antibiotici avrebbero potuto annullare l'efficenza della pillola, ma fortunatamente, non successe e lui non si capacitava di ciò.

Facemmo le analisi e i vari controlli. Io ero apposto ma infondo lo sapevo, dopo la gravidanza ero sotto controllo ogni sei mesi. Quando uscirono i risultati delle sue analisi lui era furibondo e diede la colpa a me.

"E' colpa tua se sono sterile. Eri e sei una malata. Avevi la malattia delle puttane e me l'hai trasmessa, l'hai fatto apposta. Sei solo una stronza, una sgualdrina."

"Ignazio se sei sterile non è colpa mia, ma tua, sei nato così. E menomale non hai la possibilità di riprodurti, se nascessero dei figli poveri loro con un padre come te."

Si avventò dinuovo su di me, questa volta più ferocemente, più pesante e molto più manesco.

"Io ti ammazzo, donna di merda." disse.

Mi dava calci in mezzo alle gambe diceva che voleva privare anche me della possibilità di diventare mamma. Mi lasciò lì sanguinante e prima di svenire feci in tempo a chiamare Linda.

Mi portarono in ospedale e Linda disse loro la verità. Quando arrivò la polizia rimasi paralizzata da chi mi si presentò.

Mirko. Non poteva essere lui. Il comandante della polizia era proprio lui. Era ritornato.

Ci lasciarono soli in camera ed iniziò a guardarmi. Lo guardai e mi sfiorò il dorso della mano. Ebbi i brividi. Quelli belli, pieni d'amore.

"Chi ti ha ridotto così Miranda?"

Iniziai a piangere, a singhiozzare non riuscivo a dire una parola e lui mi abbracciò. Piangere con lui non era un problema, mi aveva visto un sacco di volte.

"Miranda, perchè? Perchè sopporti tutto ciò? Per amore? L'amore non è tutto questo. L'amore è quello bello che ti sveglia la mattina col sorriso, l'amore è quello dove sogni tutto ciò che la vita può darti e nei tuoi sogni c'è la persona che ami. L'amore sono sorrisi, carezze e baci. Non è amore uno schiaffo, nè un livido, nè un pugno, nemmeno due costole incrinate e nemmeno il sangue. Miranda, denuncialo."

"Ho paura Mirko. Ho paura."

"Ci sono io. Sono tornato per restare. Sono tornato perchè l'amore fa anche ritornare dopo aver superato un dolore. Seppur distanti lo abbiamo superato ma ti avevo nel cuore come nessuna ci è mai stata."

"Ti prego aiutami. Ho bisogno di sostegno. Ho bisogno di vivere serena. Ho bisogno ancora di te. Pensavo di amarlo e in realtà non era così. Ti ho amato e ti amo così tanto che tutto ciò adesso non mi fa paura, ma lui si, mi fa paura. Non voglio metterti in mezzo in una situazione troppo grande ti prego Mirko, non farmi scegliere, anche perchè mi conosci e sai già che ho scelto."

"Il mio numero è sempre quello. Sarò sempre lì."

Mi guardò, aveva capito che non lo avrei denunciato mi lasciò un bacio casto sulla guancia che mi bastò ad avere il cuore sotto sopra e andò via.

Avevo firmato la mia condanna a morte.

𝓐𝓶𝓸𝓻𝓮 𝓶𝓪𝓵𝓪𝓽𝓸.Where stories live. Discover now