CAPITOLO 8. MIRANDA

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OTTO MESI DOPO.

Erano passati otto mesi da quando io ed Ignazio eravamo insieme. La nostra storia andava a gonfie vele. Da due mesi ormai ero andata a vivere con lui a casa sua.

La nostra vita ormai andava bene, la mattina entrambi eravamo al lavoro, la pausa pranzo ci chiamavamo e la sera a casa cenavamo insieme. Facevamo l'amore ma comunque io prendevo la pillola non ero pronta ad avere un figlio.

Il tema figli Ignazio ogni tanto lo toccava e sognava come chiamarli, come sarebbero stati; se sarebbero assomigliati a lui o a me, ma io sviavo sempre l'argomento non volevo averne in quel momento e non desideravo venisse messo in mezzo un discorso del genere.

Lui aveva capito che qualcosa non andava in quel discorso, forse qualche dubbio lo aveva ma non faceva più di tanto domande.

Una sera di Settembre eravamo stati invitati ad una festa dal mio capo. Il mio capo era una persona benestante ma che comunque con me aveva un bel rapporto.

Lavoravo per lui da quando avevo diciotto anni e sapeva anche della questione che mi capitò a ventidue anni perchè presi delle ferie posticipate, cosa che io, non avevo mai fatto in tanti anni di lavoro.

Quella sera decisi di mettere un vestitino rosso scollato che lasciava intravedere la mia schiena. Aveva un'apertura sul davanti ed arrivava quasi sul ginocchio.

Quando mi vidde Ignazio disse delle parole alquanto brutte nei miei confronti: "Sembri una puttana, che c'è per caso il tuo capo dovrà sbatterti nello sgabuzzino talmente veloce che tu lo agevoli?"

Rimasi di stucco, lui non aveva mai usato quelle parole con me e tantomeno aveva mai osato offendermi così. Volevo piangere ma la me guerriera non lo permise e di rimando risposi: "Ma come ti permetti di insinuare determinate cose? Che c'è, per caso in palestra ti sbatti qualche sgualdrinella e ora vuoi addossarmi le colpe? Non ti permettere mai più Ignazio Paoli, mai più. Io ci vado così alla festa che tu sia d'accordo o no. E se vuoi venire mi fa piacere, se vuoi rimanere a casa mi fa piacere il doppio."

Appena terminai la frase non feci in tempo a capire che quello che mi arrivò in faccia fu un sonoro schiaffo. Avevo il viso girato sulla finestra e vedevo tutte le luci della città luccicare. Il mio sguardo si posò sull'orologio erano le nove.

Girai il capo verso Ignazio e gli dissi: "Non ti permettere mai più brutto figlio di puttana."

Presi la mia giacca, la mia borsa ed uscì sbattendo la porta. Chiamai Linda e le raccontai tutto.

Linda mi disse di lasciarlo immediatamente poteva essere l'inizio di un amore malato, un amore possessivo e sbagliato. Non ci volevo credere, amavo Ignazio o almeno pensavo di amarlo finchè pensai che Mirko una cosa del genere non l'avrebbe mai fatta.

Andai alla festa e mi scolai tre bicchieri di vodka.

Tornai a casa dei miei, in casa di Ignazio non volevo più metterci piede. Avevo deciso, quella storia era giunta al termine prima di cominciare.


AUTRICE: SPERO CHE QUESTA STORIA VI STIA PIACENDO, NEL PROSSIMO CAPITOLO AVREMO L'UNICO E SOLO PUNTO DI VISTA DI IGNAZIO. AL PROSSIMO CAPITOLO RAGAZZIIII :)

𝓐𝓶𝓸𝓻𝓮 𝓶𝓪𝓵𝓪𝓽𝓸.Where stories live. Discover now