VII

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Dopo aver passato una nottata intera senza sogni, mi sveglio alle nove di mattina sentendomi un po' meglio rispetto a ieri. Nella villa regna un silenzio assoluto, quasi come se non ci fosse nessuno. Mi alzo dal letto e mi dirigo verso la cucina, camminando con passo felpato per non svegliare i fantasmi. Esco dalla mia stanza e appena scese le scale mi ritrovo faccia a faccia con Chris, che appare dal nulla facendomi sussultare.
—Non pensavo fossi a casa— gli dico.
—Non avevi impegni— risponde lui.
—Dove sono tutti?— chiedo.
—Li ho mandati via. La signora Robbins mi ha spiegato cosa le hai detto ieri e ho deciso di concedergli una piccola vacanza— spiega. —Vuoi mangiare qualcosa?
Annuisco un po' stranita, così lui mi prende la mano e mi conduce alla cucina, dove ci sono dei toast appena pronti e un succo di frutta. Mi fa sedere al tavolo e mi fa mangiare osservandomi per tutto il tempo, quasi come se aspettasse una risposta da me.
—Vuoi sapere cosa è successo ieri, non è vero?— gli chiedo quando ho finito la mia colazione.
—Sono solo preoccupato per te— risponde lui.
—Perché dovresti esserlo? Non sono nessuno per te— mi lascio sfuggire, per poi rendermi conto quanto suoni da vittima questa frase.
—Non è vero, tu sei qualcuno per me, sei quello di cui ho bisogno— mi dice Chris, per poi sospirare impercettibilmente. Capisco che questa è una risposta alle mie tante domande su di lui, ma nonostante ciò pretendo di più stavolta e lui lo capisce. —Io ho bisogno di te, Jay— dice. —L'ho capito quando ci siamo parlati le prime volte. Tu hai quello di cui ho bisogno.
—Cosa?— gli domando dolcemente appoggiando una mano sulla sua.
—Quello che solo una donna come te può dare— risponde alzando lo sguardo verso di me. Lo fisso negli occhi per un attimo, poi abbasso la testa e decido di parlare anche io.
—Mio padre suonava sempre il pianoforte. Passavo ore ed ore ad ascoltarlo, specialmente quando suonava "sonata al chiaro di luna". Adoravo mio padre, voleva molto bene a me e mia sorella. È morto in un'incidente a lavoro quando avevo undici anni. Lavorava in una polveriera che è saltata in aria. Da lì la mia vita perse pian piano un senso— racconto a Chris.
—Che cosa è successo al resto della tua famiglia?— mi domanda lui.
—Mia madre è un'alcolizzata da quando ero piccola. Lei e mio padre litigavano sempre per questo. Quando lui morì, non ci impiegò molto a rimpiazzarlo con un cinquantenne ubriacone con un figlio di trent'anni sempre a scrocco da noi. Ricordo che veniva sempre in casa nostra e  prendeva le cose dal frigo senza neanche chiedere, invitava delle persone, fumava e spegneva le sigarette o le canne a terra, rubava le bottiglie di vodka e whisky a mia madre facendola andare su tutte le furie. Rimanevo lì solo perché non sapevo dove altro andare— spiego.
—Tua sorella?— mi chiede Chris.
—Ellie ha cinque anni in più di me, e qualche anno dopo la morte di mio padre si trasferì. Non potrò andare con lei perché non avevamo abbastanza soldi, perciò rimasi con mia madre, il suo compagno e suo figlio. Loro mi maltrattavano sempre, si atteggiavano come se fossi una buona a nulla inutile che stava lì solo per vivere— rispondo. Chris pensa molto a ciò che ho detto prima di parlare.
—Mi dispiace per il tuo passato Jay. Se ti consola, neanche io ho avuto una vita facile— dice, poi si alza e cambia subito discorso. —Oggi io starò a casa, tu fai quello che vuoi.
—Perché stai a casa?— gli chiedo io.
—Perché non voglio lasciarti da sola— risponde, poi se ne va.

Dopo essere stata una buona mezz'ora seduta in cucina a capire cosa poter fare decido di andare in biblioteca e leggere qualcosa per concentrarmi su un'altra vita. Quando salgo le scale però all'improvviso mi ricordo della stanza chiusa a chiave e mi ritorna la curiosità che mi aveva assalito nei giorni scorsi. Attraverso il corridoio e, quando arrivo alla porta, appoggio la mano sulla maniglia indecisa se entrare o no, soprattutto per paura che Chris mi trovi. Che cosa diamine ci sarà in questa stanza per doverla chiudere a chiave? Ammetto che sono un po' spaventata di scoprire cosa ci sia dentro, ma la mia curiosità prende il sopravvento e, in un momento di coraggio, abbasso la maniglia ed entro nella stanza. Accendo la luce e mi trovo davanti l'ultima cosa che mi aspettavo di trovarci dentro: una scrivania, degli scaffali e degli armadi da ufficio. Tutto il mobilio è moderno, cosa strana data l'età della casa, e non ci sono finestre nella stanza. Sulla scrivania ci sono un paio di scartoffie, una lampada e un portatile. Mi avvicino ad essa e, osservando le carte, deduco che riguardino il lavoro di Chris.
Se prima avevo tante domande, adesso ne ho ancora di più. Perché dovrebbe avere lo studio chiuso a chiave? Cosa ci sarà mai qua dentro da doverlo nascondere così? Perché un computer e delle scartoffie vanno messe in una stanza con tanto di serratura, calcolando tutte le cose di valore che ci sono in tutta la casa?
Qualunque sia il motivo, è meglio che mi levi di torno, ed è proprio quello che sto per fare quando sento un lieve rumore che mi fa girare sobbalzando e mi ritrovo davanti Chris. Non so minimamente cosa dire e mi sento come se fossi una ladra in procinto di rubare qualcosa, anche se non ho la minima idea di che cosa possa essere.
—Come hai fatto ad entrare?— mi domanda Chris.
—La porta era aperta— rispondo timorosa.
—Lo dirò alla signora Robbins— dice lui.
—Non volevo rubare nulla— mi giustifico. —Ero solo... curiosa.
—Lo so— risponde facendo un passo verso di me.
—Però..— indugio un attimo, poi mi decido a chiedere: —Perché è chiusa a chiave?
Un altro passo. —Ci sono i documenti della mia azienda e tante altre cose importanti, e non avendo un allarme devo tenerli qui per non rischiare che li rubino— mi spiega.
—Ah— un altro passo. —Non lo sapevo.
Chris continua ad avanzare verso di me, ma io non posso indietreggiare dato che dietro di me c'è la scrivania, perciò mi ritrovo presto con Chris quasi addosso.
—Io...non volevo rubare nulla— ripeto.
—Lo so— risponde lui, poi mi appoggia una mano sul fianco e fa un altro passo, costringendomi a sedermi sulla scrivania. Avvicina la testa alla mia e sento il suo fiato sul collo, mentre appoggia le mani sui miei fianchi. Che cosa vuole fare?
Le sue labbra si avvicinano alle mie toccandole di poco, poi si abbassano e mi sfiorano il collo. La sua testa si sposta in avanti costringendo me ad andare indietro, così appoggio le mani dietro di me per tenermi su mentre indietreggio. In poco tempo mi ritrovo sdraiata sulla scrivania con la testa di Chris pericolosamente vicina alle mie gambe. Sussurro il suo nome per capire che cosa voglia fare, ma lui non mi risponde. Sento le sue labbra avvicinarsi sempre di più alle mie gambe e automaticamente chiudo gli occhi.
Chris inizia a baciarmi e a leccarmi dove ogni donna vorrebbe essere baciata e leccata, facendomi inarcare la schiena e sussultare di continuo. Le scartoffie cadono per terra e io mi aggrappo ai bordi della scrivania sentendomi percorrere dagli stessi brividi della sera del ballo. Non so perché Chris lo stia facendo, se sia per farmi stare meglio o per altro, ma mi fa sentire dannatamente bene e decido di farmi pervadere completamente da tutte queste sensazioni che mi portano all'orgasmo.
Quando ha finito Chris si alza e io faccio lo stesso. —Ti è piaciuto?— mi chiede.
—Sì— rispondo. —Perché l'hai fatto?
Lui mi sorride in modo beffardo e poi se ne va, lasciandomi lì come un ebete a cercar di capire cosa diamine sia appena successo.

Spazio autrice
Eccomi! Ce l'ho fatta! Volevo farvi una piccola sorpresina caricando due capitoli data la mia assenza ma sono successe cose (che bello) ma alla fine ce l'ho fatta!
*applausi*
Grazie, grazie, molto gentili...
A parte gli scherzi (so che sembro una malata mentale) spero che questo capitolo vi sia piaciuto :3
Bye<3
Everlark_my_soul

You are mineWhere stories live. Discover now