Destino

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Calò la notte sul tempio, le ragazze e la fata trascorsero il pomeriggio e la sera insieme, parlando delle proprie avventure con la magia, del mondo chiamato Blue Light Moon da cui proveniva Laria e dal pericolo oscuro e minaccioso che incombeva sulla Terra.

La leggenda di cui Laria si era ricordata quella mattina, accorgendosi delle abilità magiche delle ragazze, trattava di tre spiriti della luce che possedendo i tre poteri fondamentali: creare, trasformare e distruggere, sarebbero un giorno ritornati dal luogo nel quale furono esiliati per aiutare la Grande Madre, solo così facendo più di un mondo avrebbe potuto salvarsi dall'oscurità.

Alla fata però non era ben chiara una cosa... Chi poteva essere il terzo essere umano con il potere di Distruggere?

Cercò di pensare e ripensare alle parole della leggenda ma non vi erano indizi, nulla che la potesse aiutare a rintracciare il prescelto. Le prime due le erano capitate davanti quasi per caso, tra loro avvenne un incontro fortuito che niente e nessuno avrebbe potuto prevedere ma, così pensando, una piccola idea le apparve. Se il Gran Maestro era stato a Blue Light Moon da ragazzo e aveva parlato con la Regina, forse lui poteva avere delle risposte.

Le ragazze si erano addormentate stremate dalle giornate intense, dormivano l'una accanto all'altra su una poltrona. Laria silenziosamente volò nella stanza del tempio principale, osservò la grande statua che sormontava l'androne ma il Maestro non stava pregando. Lo cercò per tutto il monastero e stava per rinunciare quando si accorse di una piccola porta secondaria aperta per uno spiraglio, essa portava al chiosco, in quel luogo, seduto su una panchina con in mano un panno bianco vi era seduto il monaco con aria trasognante che osservava la luna piena che inondava con i suoi raggi il giardino.

-Mia piccola amica, i tempi sono bui... Solo ora mi rendo conto che la ragazza che considero una figlia dovrà partire per un luogo in cui nemmeno io potrò raggiungerla.- così dicendo il Maestro strinse a se la coperta.

La piccola fata fu scoperta sebbene il volo silenzioso, le parole del maestro sembravano macigni sul petto e il tono era quello di un padre in pensiero.

-Maestro la bambina non è giunta a voi per caso vero?-

-No... L'hanno portata i suoi genitori qui, avrà avuto si e no un paio di mesi, ma loro erano stati scelti per un compito speciale. Proteggere questo mondo dall'oscurità che cercava di entrare. Non so dove fossero diretti ne cosa dovessero fare di preciso, so solo che quando hanno lasciato qui la bambina ho percepito in loro un senso di colpa straziante.-

-Deve essere difficile per lei sentire così tanto le emozioni degli altri...-

-A volte lo è ma il più delle volte è meraviglioso, l'amore inonda il cuore di calore, la rabbia fa ribollire il sangue, la tranquillità mi trasmette chiarezza.-

-Ma come può lei sentire così tanto, e come può farlo anche Fibi?- incalzò Laria,

-Amica, in questo mondo sembra tutto molto monotono e noioso ma in realtà c'è molto più di ciò che appare in ogni suo abitante.- l'uomo sorrise dolcemente facendo arrossire la fata.

-Cosa dovrei fare secondo lei con le bambine? La leggenda parla di tre spiriti, qui sono in due e mi chiedevo se...-

-No mia cara, non sono io il terzo spirito che vai cercando, il mio compito in questo mondo temo stia per giungere al termine. Ho cresciuto la bambina al meglio e ormai le manca poco per diventare donna... è ora che parta, il suo posto non è qui, anche se questa rimarrà sempre casa sua perché le persone che le vogliono bene sono e saranno sempre nel monastero.-

La fatina appoggio la sua mano su quella del maestro in segno di conforto.

-Sebbene sia stato nel tuo mondo e abbia imparato molte cose, la leggenda che vai dicendo non la conosco. Purtroppo non so come aiutarti... però, la regina Elora prima che la lasciassi mi disse una profezia che aveva sognato: "Tre anime per tre mondi." Non so cosa intendesse ma forse ora potrebbe essere utile.-

-Temo di no Maestro... Ho troppe incertezze al momento... Forse solo se tornassi nel mio mondo avrei qualche chiarimento, magari parlando proprio con la Regina!-

Il maestro sorrise e benedì la fata nella sua impresa. La piccola creatura si fece coraggio, raggiunse un piccolo stagno nel giardino del monastero e con un respiro profondo guardò il riflesso della luna sull'acqua, con voce ferma e fredda disse: -Mia Madre Luna, ho bisogno di tornare nel Regno, aiutami e riportami da questa parte quando avrò ricevuto le risposte che cerco.-

Non accadde nulla.

-Madre...-

Sebbene la luna terrestre fosse alta nel cielo la fata capì che ormai non sarebbe più tornata a Blue Light Moon con il metodo convenzionale poiché la Dea Luna dall'altra parte era molto malata e senza forze. A Laria prese un momento di panico e tornò dal Maestro che ancora era seduto. La fata era disperata per l'amara sorte che le stava giocando l'ennesimo brutto scherzo, lei era solo una fata guardiana, non aveva ricevuto ne incarichi ne elogi particolari, il suo compito era di viaggiare per i mondi per proteggere i più deboli. Il maestro la prese tra le sue mani calde e guardandola negli occhi disse dolcemente:

-Non veniamo scelti a caso per un compito. Il nostro destino si presenta nel momento in cui siamo in grado di poterlo affrontare. Non temere le difficoltà perché non sei sola. Domani mattina tu e le bambine andrete da un mio amico, il suo nome è Jacob, è un giovane mago. Lui è il custode della porta terrestre per Blue Light Moon. Il falco Kase vi guiderà da lui, Fibi e Izzi non sono in grado di affrontare questo viaggio da sole piccola fata, tu devi essere forte anche per loro. Il tuo mondo così come il nostro si salverà.-

Così dicendo il Maestro rincuorò un po la creatura di luce che aveva in mano. Insieme rientrarono nella stanza in cui le ragazze stavano dormendo. Il monaco svolse la coperta di lana bianca che aveva in mano e la appoggiò delicatamente sulle due addormentate.

Con un filo di voce disse alla fata:

-La coperta era con Fibi quando me l'hanno messa in braccio, anche tu vedi di dormire. Domani farò in modo di non essere visto... Non sopporterei di sentire il dolore di mia figlia per l'addio.-

Con un sorriso e un piccolo inchino si congedò dalla fata, andò dietro alla poltrona, si chinò verso la fronte di Fibi e le diede un lieve bacio come ultimo saluto.


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