Era certo che lei avrebbe saputo cosa dire, che il silenzio sarebbe stato meno pesante con lei presente. Avrebbe detto qualcosa di brillante che avrebbe reso l'attesa meno snervante e lo avrebbe fatto sentire calmo e compreso. Come solo lei sapeva fare, in quel modo che Frank doveva ancora capire.

"Allora, signor Adler" parlò l'avvocato e Frank si concentrò. "Sa più o meno come funzionano questo tipo di cose?"

"Non proprio" ammise lui. "Mi affido completamente a lei."

"Bene" l'uomo gli sorrise. Aveva il viso gentile, glielo aveva consigliato il proprietario di una delle barche che aveva riparato al molo. Gli aveva detto che nonostante fosse cordiale, in aula sapeva il fatto suo. Frank aveva deciso che lo avrebbe chiamato e ora eccoli lì. L'avvocato gli spiegò per sommi capi come sarebbero andate le cose; poteva fare solo delle previsioni e dalla documentazione che aveva esaminato, credeva che avessero delle buone probabilità di vittoria. Dopo le spiegazioni gli chiese di Mary, delle sue abitudini, delle loro giornate tipo. Gli chiese degli amici della piccola, gli chiese della gente che frequentava casa loro, del suo passato e di quello che immaginava per il futuro di sua nipote. Infine, prima di congedarlo, chiese se c'era qualcuno disponibile a testimoniare nel caso ce ne fosse stato bisogno.

"Ci sono la mia vicina di casa, Roberta, e sua nipote Marisol. Entrambe mi aiutano con Mary praticamente da sempre. L'hanno vista crescere."

"Bene. Mi servirà una copia dei loro documenti da mettere agli atti e, crede che potrebbero scrivere delle lettere di referenze?"

"Lettere di referenze?"

"Sì, qualcosa che possa darmi un'idea di come la considerano. Per stilare una lista di domande strategiche nel caso dovessero testimoniare."

Frank aveva ripensato alle parole di Marisol: qualunque cosa serva, gli aveva detto. "Sì, non c'è problema."

"Bene, le faccia recapitare da una di loro presso il mio studio, prima possibile. Insieme a una copia dei loro documenti."

"Sarà fatto!" Frank capì che era il momento di alzarsi. "Devo attendere una sua telefonata?"

"Sì, la mia segretaria le telefonerà per fissare un appuntamento dopo che avrò le lettere e tutto il resto" gli strinse la mano e la presa era salda. "Stia tranquillo, farò del mio meglio e i bisogni di Mary non saranno secondi a niente e nessuno."

L'uomo annuì. "Grazie."

***

Marisol guardò un'altra volta il suo cellulare, poi diede uno sguardo a Mary che stava giocando a campana con altri bambini. Con un sorriso respirò a fondo e bevve un sorso di succo d'arancia chiedendosi se Frank avesse finito o se stesse ancora parlando con l'avvocato. Dio... voleva così tanto aiutarlo di più, ma non sapeva come e forse stargli vicino non spettava a lei. Aveva una ragazza dopotutto, no? La signorina Stevenson, che camminava mezza nuda per casa il sabato mattina e che conosceva Mary, che la vedeva ogni giorno. Sì okay, la vedeva perché era la sua insegnante, ma se tra lei e Frank le cose si fossero fatte serie il passo da maestra a familiare sarebbe stato breve. Fin troppo... e a Marisol la cosa non piaceva affatto.

Cercando di scacciare il pensiero, scosse il capo e si schiarì la voce sorridendo ad un uomo che si mise a sedere proprio di fronte a lei al tavolo. Non aveva idea di chi fosse, ma aveva notato che l'aveva guardata diverse volte. Forse un potenziale cliente...

"Salve" gli disse.

"Salve" l'uomo le porse la mano. "Sono Paul, lo zio della festeggiata."

"Oh" Marisol sorrise. "Lei è il famoso zio Paul, quello che ha ispirato il tema della festa" disse guardandosi intorno.

"Sì, adoro gli aeroplani, mia nipote ha la mia stessa passione a quanto pare."

"A quanto pare" gli fece eco la donna cercando con lo sguardo Mary.

"Sua figlia è davvero sveglia per avere soltanto sette anni" Paul seguì il suo sguardo fino alla piccola. "Complimenti."

"No, non è mia figlia. È la nipote di un amico, l'ho vista crescere e ogni tanto la porto con me alle feste dei clienti. Non ha molti amici, vorrei che questa cosa cambiasse."

"Mi sembra molto socievole però" l'uomo si voltò a guardarla di nuovo.

"Sì" Marisol sorrise guardando Mary immobilizzarsi di fronte al tavolo della torta, sul suo piccolo viso un'espressione estasiata. "Sì, è una bambina in gamba."

"Perché qualche volta non andiamo al mare?" propose l'uomo. "Tu porti Mary, io mia nipote. Loro fanno amicizia e anche noi..."

Fu così spontaneo e allo stesso tempo imbarazzante che Marisol scoppiò a ridere. "Questo è il tentativo di rimorchio più originale che mi sia mai capitato."

Il suo interlocutore rise, gli occhi azzurri diventarono quasi una fessura, i capelli scuri e un po' lunghi seguirono il movimento della risata. "Sì, ci ho pensato parecchio mentre ti guardavo dall'altro lato del giardino" tirò fuori dalla tasca un bigliettino e glielo porse: Paul Mckenzi – architetto recitava, sotto tutti i suoi contatti. "Perché non mi chiami, se hai voglia... e se lo zio di Mary è d'accordo ovviamente."

Marisol fissò quel talloncino bianco e sorrise. "Okay" mormorò guardandolo alzarsi e raggiungere la nipote quando gli fecero segno. Mary corse da lei con in mano una fetta di torta non appena la tagliarono.

***

Frank aprì la porta e sorrise a Marisol facendosi di lato per farla entrare. La donna teneva in braccio Mary addormentata. "È crollata" gli disse porgendogliela delicatamente, indietreggiando fino alla soglia della porta quando lui sparì per un attimo per metterla a letto. L'uomo tornò poco dopo, con la camicia stropicciata e senza cravatta; aveva l'aria stanca ma c'era anche qualcos'altro nei suoi occhi, qualcosa che lei non seppe decifrare.

"Com'è andata dall'avvocato?" gli chiese.

"Abbastanza bene" ammise lui. "Mi ha chiesto se ci fosse qualcuno disposto a testimoniare e ho fatto il tuo nome e quello di Roberta. Vorrebbe che portaste al suo studio una copia dei vostri documenti e che scriveste una lettera di referenze."

"Referenze?" domandò confusa Marisol.

"Sì, quello che pensate di me come persona e come zio. Ha detto che gli serviranno per stilare una lista strategica di domande nel caso dovrete testimoniare. Non so se produrrà le lettere in udienza però. Ho detto che non era un problema, Roberta ha detto che scriverà la sua oggi stesso."

"Certo, scriverò la mia il prima possibile. Devo farlo entro un giorno preciso?"

"No, ha detto solo prima possibile. Dovrete consegnarle al suo studio insieme ai documenti, una volta pronte."

"Nessun problema" Marisol tirò fuori dalla sua borsa l'agenda e gliela porse insieme a una penna. "Puoi scrivermi l'indirizzo? Porterò sia la mia che quella di Roberta non appena saranno pronte."

Frank annuì, aprì l'agenda e da una pagina cadde un biglietto da visita. Lui lo recuperò da terra. "Stai pensando di ristrutturare casa?" le chiese porgendoglielo e scrivendo l'indirizzo.

Marisol fissò il bigliettino. "Oh no, è lo zio della bambina che compiva gli anni oggi. Credo di piacergli, si aspetta che lo chiami per un appuntamento."

L'uomo serrò le mascelle, ma si controllò restituendole penna e agenda. "Hai intenzione di farlo?"

"Non lo so" confessò la donna. "È un tipo simpatico e anche molto affascinante, ma non lo so. A ogni modo" cambiò argomento rimettendo tutto in borsa. "Dai un bacio a Mary da parte mia quando si sveglia, e se hai bisogno di qualunque cosa non esitare a chiedere. Okay?"

"Grazie" replicò lui.

Marisol si alzò in punta di piedi e gli baciò la guancia. "Buonanotte Frank" gli sussurrò. Lui la strinse per un attimo in un abbraccio, poi la lasciò andare.

"Buonanotte Marisol" le disse seguendola con lo sguardo fino all'auto. "E ti prego, non chiamare quel tizio" mormorò passandosi una mano tra i capelli mentre richiudeva la porta.

Gifted - L'amore quando meno te lo aspettiWhere stories live. Discover now