Capitolo 1

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1. Il primo giorno


Los Angeles 2 a.m

"Melissa, ti prego apri la porta..." un lieve sussurro, dopo le innumerevoli urla. Sembra arrendevole, dispiaciuto, quasi in colpa. Lì appoggiato con la fronte sulla porta, chiusa dall'interno.
"Avevi promesso, Blake." mormoro esausta.
Per l'ennesima volta mio marito ha tradito la mia fiducia. Questa volta in maniera irraparibile, però.
"Due sere fa. Avevi promesso che sarebbe stata l'ultima volta, che avresti portato quello schifo in casa nostra."
Non so più dire con certezza da quanto tempo sono chiusa in bagno, rannicchiata per terra con la testa fra le ginocchia, e Farley accucciata sui miei piedi. Lei è il mio unico punto di forza in questo momento. L'unico essere vivente a conoscenza dell'orribile situazione che sto, che stiamo, vivendo.
"Lo è! Giuro che posso spiegarti, Mel... Solo, apri questa porta, ti supplico!" Blake perde nuovamente la pazienza, e picchia con violenza sulla porta, tanto a spingermi a trasalire e sgranare gli occhi.
Non l'ho mai visto così infuriato. Ho imparato, in questi mesi, a gestire il Blake impaurito, paranoico, allegro, esaurito... Ma il lato arrabbiato non lo avevo ancora conosciuto.
Gli scienziati definisco questo momento della 'riabilitazione' quello più difficile, ma anche quello più pericoloso. Per il paziente e per gli altri.
Non posso permettergli di fare del male a me, o alla mia cucciola. Ho sopportato tanto, ma sono così stanca di lottare per qualcuno che non vuole essere salvato.
Stringo Farley ancora più forte, conto fino a dieci, ma la mia decisione ormai è presa.
"Non posso più aiutarti, Blake. Ho fatto tutto il possibile, ma tu non vuoi essere aiutato."
"Cosa stai blaterando, eh?! Vuoi lasciarmi?!" Esclama furioso.
Ringrazio il cielo di aver scelto delle porte così resistenti, perchè vista la sua forza non so come stanno resistendo in questo momento.
Lui non si placa, continua ad urlare ogni insulto che gli balena per la mente.
Io sfilo lentamente il cellulare dalla tasca, e mentre le lacrime iniziano a bagnare copiose le mie guance, compongo quel numero tanto temuto.
Farley mugola, quasi a dissuadermi da fare una cosa tanto orribile, ma intanto giusta e necessaria.
"911 qual'è la sua emergenza?"
"Salve sono Melissa Benoist, vivo al 341 Fortitude Street Los Angeles , ho bisogno di aiuto..." sospiro pesantemente "Mio marito vuole aggredirmi, e fate attenzione... È sotto l'effetto di stupefacenti." La disperazione trapela dalla mia voce. Stringo il telefono così forte quasi da stritolarlo. Non volevo arrivare a questo...
"Stia tranquilla signora mandiamo subito una pattuglia al suo indirizzo."

Vancouver. 2 mesi dopo.
"Melissa? Ehi, Mel tutto bene?"
Le dita di Chy mi oscurano la visuale, portandomi alla realtà. Sbatto le palpebre e quel turbine di capelli rossicci mi riporta un senso di ritrovata serenità. Chyler Leigh, così bella dolce è disponibile. Penso sempre di essere molto fortunata a lavorare insieme a lei.
"Mi sembri un po' distratta oggi, tutto bene?" È anche molto attenta per essere una svampita patentata. E molto, molto curiosa.
Annuisco debolmente e tiro su uno dei miei sorrisi più convincenti, ringraziando le mie doti innate di recitazione.
Sono ormai circa 40 minuti che guida il suo fuoristrada, dovremmo quasi essere arrivate sul set. Questo nuovo set di Vancouver è decisamente diverso da quello di L.A. Ma ancora non so dire quale mi piaccia di più.
"Grazie del passaggio, non sono riuscita a trovare un taxi disponibile, incredibile." sbuffo lievemente infastidita.
Non sono riuscita ad acquistare ancora una macchina. E la cosa mi disturba parecchio.
"Ma figurati lo sai che mi fa piacere! Sei l'unica che non critica il mio stile di guida... Ehm, sportivo?" La sua smorfia non può non farmi ridere di gusto. Adoro quella faccina così innocente trasformarsi in una smorfia di arroganza e malizia. A vederla sembra così calma e ingenua, ma dentro di sè Chyler ha l'anima di una leonessa, ribelle per giunta.
"Io lo definirei più spericolato, ma sono punti di vista."
Lei mette il broncio per un breve secondo, e poi si unisce alla mia risata.
Sono lieta che il seggiolino posto sui sedili posteriori sia vuoto. Non oso immaginare quelle povere creature, affrontare un viaggio con la madre.
Placate le risate convulse, Chy decide di cambiare argomento.
"Perciò... Oggi girerai importanti scene con Chris, sei pronta?" mi chiede con aria maliziosa e ammicchevole.
Scherzosamente le scuoto il gomito e sbruffo infastidita.
"Ma smettila! Sai che siamo solo amici!" Replico, con un tono così deciso da non capire se stavo cercando di convincere lei, o solo me stessa.
Eppure non avevo appreso con grande gioia, la notizia del suo arrivo nel cast.
Ricordo il primo giorno di riprese, quando tutti mi chiedevano incuriositi ed elettrizzati se lo conoscessi.
A tutti coloro alzavo le spalle e rispondevo con indifferenza.
"Ne ho sentito parlare, Chris Wood... Un playboy di buon costume, discretamente bravo, ma arrogante, distaccato e pieno di sè." Dicevo con un tono disgustato e giudicatore, che non mi apparteneva. Di certo causa delle mie recenti delusioni private, non riuscivo più a fidarmi di nessuno, nemmeno di me stessa.

#Melwoofs - At the end we save each others Where stories live. Discover now