what's wrong with being confident?

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Ed ecco che ci ritroviamo sul letto di quella cameretta.

Ci abbracciamo, ci baciamo, ogni tanto ci guardiamo e ridiamo. Probabilmente sembra strano ad entrambi di trovarsi lì.

Facciamo l'amore e ci perdiamo dentro noi stessi. 

"Ti amo" mi dice.

Mi fermo. "Cosa?"

"Io ti amo." mi guarda perplesso, come se quelle parola fossero normali, come se si dicessero tutti i giorni. 

"Ti amo, non credo di riuscire a starti lontano, ci conosciamo da pochi giorni, ma mi hai stravolto l'esistenza. Non passa minuto senza che io pensi a te. A scuola so in quali posti ti siedi sempre, cosa mangi alle macchinette, quali materie ti piacciono di più e quali di meno."

"Storia dell'arte.."

"E filosofia" mi completa lui.

Perdo cinquanta battiti, credo. Mi sa che lo amo anche io. Abbiamo passato due giorni insieme e già lo amo? Due? Sono paroloni. Svalvolo. Ma credo di amarlo. Non lo so, ho proprio quella sensazione di appartenergli, oppure mi sento così sola perchè è il primo ragazzo con cui vado e forse mi sento solo troppo presa. 

Ci guardiamo negl'occhi per qualche minuto poi così, vomito quelle parole:

"Ti amo Cesare"

Sorride e mi stampa un bacio, ma siamo troppo stanchi e ci addormentiamo.

La mattina ci svegliamo, l'uno abbracciato all'altro.

Io nella sua maglietta, il suo odore su di me. Non credo andremo a scuola.

Prendo il telefono e un infarto mi viene. 

"27 chiamate perse -Mamma"

"13 messaggi -Mamma"

"18 chiamate perse -Papà"

"Cazzo!" esclamo , svegliando Cesare.

Prendo i miei vestiti e mi cambio velocemente.

Esco dalla stanza, e i ragazzi che si trovano in cucina si girano non appena varco la soglia. Subito dopo di me c'è Cesare, in boxer, tutto assonnato che non capisce.

"Nicolas, ti prego devi portarmi a casa"

"Perchè io?"

"Non ho detto a mia madre che dormivo fuori, avrà chiamato la polizia e mi servi tu"

"Come io? Dille che hai dormito da una tua amica"

"Nicolas? Non ho amiche!"

Cesare intanto si era vestito, mi prende il polso e usciamo con Nicolas che ci segue.

"Chiamo un taxi" dice Cesare. Fortunatamente il taxi non tarda, saliamo e ci calmiamo.

"Allora? Mi spieghi perchè ti servo?"

"Dirò a mia madre che ho passato la notte da te, e tu le dirai che sei gay, così non si farà brutti pensieri"

"Ma se li farà quando vedrà i capelli di Cesare"

Entrambi ridiamo, in effetti Cesare aveva tutti i ricci arruffati, con la mano glieli sistemo, ma non posso fare a meno di inciampare con lo sguardo su i suoi occhi. Mi incanto per un attimo, ma poi mi risveglio quando noto che sul vialetto di casa mia ci sono due macchine della polizia e mia madre che piange come una bambina sul petto di mio padre.

Scendo dal taxi e vado da mia madre.

"Gloria! Santo Cielo! Dove ti sei cacciata?"

"Mamma!" rido un po' alla situazione, non mi sono mai trovata in questa circostanza e ciò mi fa morire dal ridere.

"Mamma, ho dormito a casa di Nicolas, mi sono dimenticata di avvisarti,  mamma tranquilla"

"Gloria, cazzo! Abbiamo chiamato la polizia, ti credevamo morta!"

Mio padre dietro di lei mi guardava con disprezzo, com'è suo solito fare ovviamente. Mio padre ha sempre avuto poca fiducia in me, non credeva nei miei sogni come un padre avrebbe dovuto fare. Aveva il potere di distruggere ogni singola cosa felice che ci fosse nella mia vita.

Saluto i ragazzi e ringrazio Cesare per avermi regalato tutto quello che ha fatto quella sera. Entro in casa e mio padre inizia la sua predica, che manco Papa Francesco.

"Morta ti credevamo! Se non fossi tornata entro la mattinata avrei fatto una chiamata all' FBI! Chi ti credi di essere? Credi di poter tornare così tardi? Hai assunto droghe? Non sei più la stessa, chi sono quei ragazzi? Chi è Nicolas? Il tuo fidanzato?"

"No, Nicolas è gay , tranquillo. No, non ho assunto droghe, e non credo di essere nessuno, semplicemente mi sono dimenticata di avvisare la mamma. Io e Nicolas ieri pomeriggio siamo usciti, la sera abbiamo guardato un film e per sbaglio ci siamo addormentati, niente di più.

"Gloria, per questa volta la passi liscia. Ma prova a non rispettare più il coprifuoco e non ti faccio uscire fino a che non ti sposi"

"Come faccio a sposarmi se non esco mai?" 

"Appunto. Ora vai in camera e non uscire fino a che tua madre non ti chiamerà per il pranzo."

Entro in camera, e controllo il cellulare:

Un messaggio di Cesare "Nelson è tornato, mi ha spiegato la situazione e abbiamo chiarito. Tu stai bene? I tuoi genitori l'hanno presa male? E laggiù in fondo tutto okay o hai qualche dolore?"

Laggiù in fondo? Oddio. Era solo uscito un po' di sangue, ma so che è normale, per il resto, niente dolori, mi sentivo solo più diversa, più donna. 

you are my rainWhere stories live. Discover now