narumi

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Non chiarimmo mai l'"incidente dei capelli".
Yukiyo non fece mai nessun accenno riguardo quanto accaduto e chiaramente io decisi a mia volta di non tirare fuori l'argomento.

Quando il giorno dopo l'accaduto lei tornò al mio banco per parlare con me, si comportò come se nulla fosse, sorridendo, scherzando e lanciando eventuali frecciatine come suo solito.

Un'unica cosa cambiò, ma me ne resi conto solo il giorno dopo.

- Narumi! -

Esclama raggiante avvicinandosi a me mentre sventola la mano per aria.

Ecco, è di questo che stavo parlando.
Da tre giorni a questa parte, Yukiyo ha smesso di chiamarmi "Naru-tan".

La cosa dovrebbe rendermi felice, dato che detestavo quel soprannome, ma com'è già successo tre giorni fa, non riesco a non essere sospettosa, nè a smettere di chiedermi il perché di questo cambiamento.

- Cos'hai? -

Mi chiede accucciandosi davanti a me e incrociando le braccia sul banco, il capo leggermente inclinato verso sinistra.

- Niente. - Rispondo. Quindi, nel vederla già pronta a ribattere, aggiungo: - Niente di importante. -

- Sicura? -

Ribatte in tono dubbioso. Non l'ho convinta neanche un po'.

- Sicura. -

Ripeto alzando lo sguardo al cielo e sbuffando teatralmente.

Questo mio gesto la fa suo malgrado ridacchiare leggermente, mi è chiaro quanto si stia impegnando in questo momento per mostrarsi il più seria possibile.

- Tu piuttosto. - Dico allora, ritrovandomi a sorridere a mia volta. - Come stai? -

- Male. -

Risponde rivolgendomi un sorriso smagliante.

Ci fissiamo in silenzio per alcuni istanti, quindi l'assurdità di questa conversazione ha la meglio e ci ritroviamo a scoppiare a ridere nel medesimo istante.

Tra io che dico che va tutto bene mentre sospiro e lei che dice di stare male mentre sorride raggiante, non saprei dire chi sta messa peggio.

- Una conversazione normale non la possiamo proprio fare, eh? -

Dico scuotendo melodrammaticamente il capo.

- Ci abbiamo già provato, ricordi? - Ribatte lei continuando a ridere. - Ma non è finita molto bene. -

Al ricordo del suo assurdo tentativo di tre giorni fa di intavolare una conversazione riguardo il tempo metereologico non riesco a fare a meno di scoppiare a ridere.
Tutto d'un tratto, però, ricordo ciò che è successo subito dopo.

Anche lei sembra ricordarsene (dopotutto come potrebbe essersene dimenticata?) perchè poco dopo smette di ridere a sua volta, osservandomi con un misto di timore, dispiacere e frustrazione.

Rimaniamo ancora una volta in silenzio, ad osservarci a vicenda senza dire nulla. Stavolta nessuna delle due sembra essere in procinto di scoppiare a ridere per alleggerire l'atmosfera.
E così il silenzio continua ad aleggiare tra noi due ancora per alcuni interminabili istanti, opprimente e assordante come solo lui sa essere.

- Io non ne posso più! - Sbotto di punto in bianco. Non così ad alta voce da attirare l'attenzione dei nostri compagni di classe, ma abbastanza da farle strabuzzare gli occhi dalla sorpresa. - Hai ragione, ok? Ascolta con attenzione, perchè questa è la prima e ultima volta che lo ammetterò, ma almeno su una cosa hai ragione: se non la smettiamo di pensarle e basta le cose, qui non andremo da nessuna parte! -

E detto ciò mi abbandono contro lo schienale della mia sedia, il capo piegato all'indietro, lo sguardo esausto rivolto verso il soffitto dell'aula e le guance in fiamme dalla rabbia e l'imbarazzo.

Riesco a percepire il suo sguardo sorpreso ancora puntato su di me, ma non mi volto, nè dico altro.
Semplicemente aspetto di scoprire la sua reazione.

- Adesso sto pensando... - Inizia a dire a bassa voce, in tono incerto. - ...Al fatto che il tuo nome ti stia davvero bene. -

Mai sentito tentativo più palese di cambiare argomento.
Sto per chiederle cosa c'entri adesso il mio nome, quando lei riprende a parlare.

- "Bellezza crescente". Significa questo, giusto? -

Rimango spiazzata.
Cosa sta cercando di fare?
Per caso mi sta prendendo in giro per tutte le cose che le ho detto tre giorni fa riguardo il suo nome?

- "Vita di felicità" e "bellezza crescente"... Nomi del genere sono decisamente sprecati per noi due, non trovi? -

Mi lascio sfuggire in tono forse un po' troppo aspro.

Per un po' rimane in silenzio, quindi dice qualcosa che, se possibile, mi sorprende ancora di più della sua osservazione precedente.

- Mi mancavano le tue frasi da depressa. -

- Non sono depressa. -

Ribatto prontamente, come un riflesso istantaneo.

Lei ridacchia e, nel notare la rapidità con la quale le ho risposto, non posso fare a meno di sorridere anche io.

È così facile passare dalla rabbia alla gioia e viceversa quando parliamo.
Neanche dieci minuti e abbiamo già litigato e fatto pace almeno due o tre volte.
Temo di stare diventando un po' lunatica.

- Senti... - Dice allora, il tono serio, ma al tempo stesso quasi più leggero di prima, quasi si sia appena tolta un peso di dosso.  - Io non penso che il tuo nome sia sprecato su di te. Dico sul serio. -

- Neanche io lo penso per quanto riguarda il tuo. -

- Grazie. -

- E di cosa? -

Sospiro, prima di decidermi finalmente a distogliere lo sguardo dal soffitto per rivolgerlo verso di lei.
Avendo però tenuto per tutto questo tempo lo sguardo rivolto verso un punto molto vicino al lampadario, per un istante non ci vedo niente e sono costretta a strizzare gli occhi, sperando che questi fastidiosi puntini neri svaniscano al più presto.

Non ho ancora risollevato le palpebre, che sento una mano fresca e morbida posarsi delicatamente sulla mia guancia destra.
Rabbrividisco leggermente a questo contatto improvviso e mi ritrovo a strizzare ulteriormente gli occhi.
Mi chiedo se abbia intenzione di salire fino al capo per accarezzarmi di nuovo i capelli, ma la mano rimane ferma lì, la sento fremere contro la mia pelle, come un cubetto di ghiaccio lasciato cadere su un fornello spento ma ancora bollente.
Sento un fruscio, come se sia appena alzata in piedi.
Subito ne ho la conferma quando sento di punto in bianco il suo respiro farsi molto più vicino, lento eppure al tempo stesso pieno di agitazione.
Rabbrividisco di nuovo e temo mi sia appena venuta la pelle d'oca.
Vorrei aprire gli occhi, ma faccio di tutto per resistere alla tentazione.
Ho l'infondata e alquanto sciocca sensazione che se lo facessi finirei col rovinare tutto e scoprire che, non so, mi stavo solo immaginando tutto o magari che mi si è avvicinata solo per togliermi un pelucco dai capelli o forse che mentre si stava rimettendo in piedi ha semplicemente perso l'equilibrio e...

Yukiyo mi bacia.

il filo del ragno //yuri//Où les histoires vivent. Découvrez maintenant