Dietro le quinte

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Era passato così tanto tempo dall'ultima volta, non ricordavo neanche quale fosse la sensazione che suscitava in me. Ero riuscito di nuovo a sentire le sue mani accarezzare dolcemente il mio corpo, le sue dita sfioravano il mio viso ed io ero finalmente riuscito a trovare la mia pace, la mia serenità, nessun pensiero mi avrebbe distratto, ero completamente in suo potere, poteva baciarmi dove voleva, niente ci avrebbe interrotto finalmente. Sospirai il suo nome, potevo finalmente diventare suo, e io non desideravo nient'altro, ma poi il suo tocco divenne fugace, e i suo baci fiochi. Tutto ciò non era reale?

-Ciel... Ciel...- sentii una voce chiamarmi lentamente.

-Sebastian...- Dissi leggermente, aprendo pian piano gli occhi. Una figura esile era seduta sul mio letto accanto a me e mi accarezzava i capelli.

-Ti manca tanto, vero?- mi disse Usagi.

Scostai la sua mano, un po' deluso dal non ritrovare il mio Sebastian accanto a me.

-Scusa, è solo che ti ho sentito singhiozzare il suo nome, mio fratello lo faceva sempre. Mi accarezzava i capelli, e io mi rilassavo fino a quando non riuscivo a tranquillizzarmi del tutto lui restava lì.-

-Non è colpa tua, Usagi... pensavo solamente di trovare qualcun altro accanto a me, scusa..- ammisi cercando di soffocare il pianto. Avevo dato per così tanto tempo la sua presenza per scontata che adesso ero arrivato al punto di non poter più stare senza di lui.

-Mi spiace, ma dobbiamo andare. Ike ha trovato un modo per entrare dietro le quinte dell'asta. Ti aspetto qui fuori.- prima di andare via Usagi mi dette un piccolo bacio sulla fronte, e mi disse sottovoce: -Si sistemerà tutto, te lo prometto.- Poi mi sorrise dolcemente e uscì fuori dalla stanza. Si stava realmente preoccupando per me, l'unico che lo aveva fatto prima d'ora, a parte Sebastian era Soma. Usagi mi stava esattamente trattando come mi aveva sempre trattato Soma, come un fratello minore, senza neanche accorgermene la mia vita si stava riempiendo di persone che mi volevano bene e mi prendevano a cuore.

Uscì dalla camera, Usagi era lì ad attendermi. La guardai negli occhi, con molta più grinta di me disse: -Andiamo! Abbiamo degli amici da recuperare!-

La strada che percorremmo fu stretta e interminabile, facemmo tutto il giro del transatlantico per entrare esattamente da dietro, senza passare per quella zona delle sala macchine.

-Ci sono guardie anche da quella parte...- disse sottovoce Ike una volta raggiunto.

-E Drakul?- chiesi incuriosito e meravigliato della sua assenza, visto che questo ragazzo sembrava molto importante per lui.

-Ci pattuglia dall'alto, non ama molto il gioco di squadra...- disse indicando sopra di noi, alzai la testa e nell'ombra vidi due occhi sottili e incredibilmente azzurri che mi fissavano, mi aveva rivelato la sua posizione, poi ritornò a fissare le guardie pensando ad un piano d'azione.

Dopo qualche minuto di totale silenzio si iniziò a sentire in lontananza la voce del presentatore che annunciava l'apertura dell'asta.

-Adesso, è il momento.- Annunciò Usagi.

Drakul non ci pensò due volte e stordì tutte le guardie, in poco meno di qualche secondo. Io, Ike e Usagi scendemmo ed arrivammo vicino ai corpi delle guardie.

-Sono morti?- chiesi guardando Usagi che prese dalle mani di un di loro il fucile che fino a cinque minuti fa gli serviva per difendersi da noi.

-No, sono solo stordite, si riprenderanno a fine serata. Ora ti consiglio di rubare anche tu un fucile, ti servirà per attaccare a distanza nel caso ce ne fosse bisogno.- disse Usagi, confidando nella forza dei due vampiri.

Il MIO maggiordomo nero corvinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora