/Capitolo 6 (parte 2)/

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Lo avevo conosciuto durante l'ultimo anno di asilo, era un bambino misterioso e conosciuto quasi solo per la sua invidiabile bellezza caratterizzata da quel viso dai lineamenti ben definiti nonostante la sua tenera età.
Era dentro l'incavo di un albero, quello che poi diventò il nostro, che piangeva in silenzio.

"Ciao, io sono Veronica però la mia mamma mi chiama Ronnie e anche qui all'asilo mi chiamano così! tu come ti chiami? cosa ci fai qui?"

"mi chiamo Alden, sono qui perché non mi va di giocare"

Da quelle semplici frasi iniziammo a confidarci l'uno con l'altro, dirci cose che in qualche modo dimostravano che anche se avevamo solo 5 anni ci potevamo fidare l'uno dell'altro.
Gli anni passavano e Alden ogni giorno mi raccontava un pezzo di puzzle in più della sua storia ed ero l'unica a sapere che la sua entrata alle 11 a scuola era dovuta al fatto che le ore prima le passava in ospedale
per stare accanto alla mamma in coma a causa di "due grandi ombre nere che puzzavano di cattivi",diceva lui.
Qualche anno dopo ho realizzato che sua madre era stata malmenata fino a finire in coma, probabilmente davanti ai suoi occhi.
Gli raccontai di mio padre e mio fratello,a volte violenti, e lui prese l'abitudine di entrare dalla porta sul retro che lasciavo appositamente aperta per permettergli di passare con me le nottati.
"Tanto mio padre non ci fa caso, mia zia mi viene a prendere a scuola e la mattina possiamo andarci insieme senza nessun problema!"
Penso che mia mamma si fosse accorta della sua presenza e forse avesse pure provato a dirlo a suo padre ma Alden aveva ragione, non gli importava granché.

Anche dopo il trasferimento continuava a venire, stavamo in camera mia a fissare le mie stelline fluorescenti appiccicate al soffitto.

"Io sono questa!"
"No Alden,non iniziare! Quella voglio esserla io, perché è l'unica del tutto bianca e non color pipì"
Insomma facevamo sempre la guerra per quella stupida stella che è l'unica che ho deciso di lasciare appiccicata al soffitto di camera mia fino ad oggi.

Non so cosa sia successo, ma Alden sparì.
Sapevo che dopo le scuole elementari aveva scelto un istituto diverso dal mio, un pomeriggio, quindi, avevo deciso di andarlo a prendere con i panini al burro di arachidi e con qualche nuovo libro da leggere in biblioteca.
Era Ottobre, quasi halloween, il nostro periodo preferito.
Infatti l'Halloween dell'anno precedente come di tradizione lo avevamo passato insieme. L'istituto diverso non ci aveva diviso del tutto.
Quell'anno però le regole scolastiche cambiarono, ancora non capisco perché.
Grazie ad alcune mie amiche sapevo che l'uscita era prevista intorno alle 13.35 ed io ero già lì seduta alle 13.20.
"Ciao V., cosa ci fai qua?!"
"Ciao! come stai? nulla di che comunque aspetto Alden, un mio amico, sono piuttosto emozionata non lo vedo da fine Maggio non so che fine abbia fatto ma so che viene qui a scuola! L'anno scorso già venivo ogni tanto a prenderlo, poi avete cambiato orari, ma ora eccomi qui!!"
"Ehm ... io tutto bene ma te cambierai idea dopo la mia risposta: Alden non viene più qua da un po', dicono abbia cambiato città. Sono venuti due strani individui a prenderlo in classe, forse gli assistenti sociali, da lì nessuno ha sue notizie. Forse ha solo cambiato quartiere, Luke dice di averlo visto! prov-"

Non le diedi nemmeno il tempo di finire la frase che corsi via buttando i panini qualche metro più in là.
Ero corsa a casa, non capivo, non volevo capire.

Ci eravamo promessi con il mignolino il "Per sempre" e chi mi conosce sa che con il mignolino faccio solo promesse importanti.
Avevo affidato tutto a lui.
Eravamo piccoli, è vero, ma entrambi cresciuti forse troppo in fretta e con dei segreti da portare dentro.
"È sempre difficile essere il diario segreto di qualcun altro" mi aveva detto quando ero scoppiata in lacrime mentre mi raccontava delle condizioni di sua mamma.
Ero anche andata con lui a trovarla, a soli 10 anni aveva provato ad affrontare mio fratello maggiore prendendosi una spinta e qualche urla.
"Non importa sai, poi mi passa! L'importante è che tu ti senta bene dentro di te, le ferite fisiche passano i dolori interni no; Io volevo mettere a tacere almeno il secondo, non ci sono riuscito quindi in qualche modo mi farò perdonare"
Quella sera andammo al lago a farci il bagno in mutande.
risultato: Febbre e mia madre incazzata nera.
Una delle serate più belle della mia infanzia.
Quando mi sentivo a pezzi, lui era il mio muro.
Beatrix ha sempre avuto un'infanzia bellissima, lui come me un passato oscuro e riuscivamo a capirci.

Mi mancava da star male.

Mi aveva travolto con una spallata per poi fissarmi senza dire nulla.

In qualche secondo la mia mente fa un balzo enorme.

E se fosse lui il ragazzo nuovo di cui i ragazzi parlavano al parco? Quello che si è iscritto da poco?
Non volevo crederci

Alden Jones era tornato

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