Un Diario Proibito - Giorno 4 parte 2.

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"Un nido in penombra"

Sceso da cavallo, sono entrato in acqua, era meno fredda di quanto non mi aspettassi. Non troppo accogliente... I fondali oscuri limitavano ogni mia voglia di esplorazione approfondita, non c'era neanche il tempo di farlo.
Studiando la situazione ho notato un piccolo rialzo non troppo distante, un appiglio utile.
Non era facile nuotare con il peso della lama addosso, continuava a sbilanciarmi e a rallentarmi.

Sul sentiero di roccia ero nuovamente solo, Agro a guardarmi dalla riva. Salendo in alto il cuore ha cominciato a battermi sempre più forte, guidato dall'eco dei passi a disegnare la grandezza della Landa tutt'intorno.
Le parole dei Dormin continuavano a risuonare nella mia testa, invadendo i miei pensieri continuamente.
Quel colosso non avrebbe di certo gioito dall'essere risvegliato...

Non appena sullo spiazzo circolare, un ringhio ha pervaso l'aria tagliando via ogni tranquillità. Stavo invadendo quello che era il suo nido? Oppure altro...?
Sollevandosi la sua stazza ha adombrato ogni forma di raziocinio del momento. Era molto più grande dei precedenti. Alto. Stava in piedi come un essere umano ma... Non lo era totalmente.
La stessa peluria scura dei suoi "fratelli" gli disegnava la carne, alternata ad una sorta di armatura di roccia dall'apparenza pesante. Era lento. Ogni qualvolta una delle sue estremità inferiori toccava terra, il terreno tremava. Non aveva piedi come i nostri ma sfere sempre in pietra, decorate.
Nella mano destra un'arma, gigantesca, simile ad una spada, pronta a schiacciarmi alla minima esitazione che trasparisse ai suoi occhi ghiaccio.
È diverso dagli altri, più aggressivo.

Correndo ho cominciato a provocarlo per testare le sue reazioni. Estratto l'arco ho mirato nei punti meno difesi. Il fuoco a bruciare le sue iridi inasprendo anche gli attacchi.
Un solo colpo di quell'arma, sul pavimento, generava un'esplosione di terra e detriti fuori controllo.
La lama mi aveva indicato due punti deboli: addome e testa.
Non c'erano appigli raggiungibili da terra eppure... Tutto quel peso, legato  al sollevare del braccio per poi abbassarlo nell'attacco, mi fece riflettere.
Sfruttai l'ampiezza mastodontica e quadrata della sua "spada" per portarmi in alto ma... Un grande bracciale bloccava la via alla carne.
Come romperlo?
Come romperlo?

Intanto continuava a colpire facendo tremare tutto quanto...
Tremare?...
Ecco l'intuizione!

Studiandomi il posto, ho notato un punto pavimentato, senza terra o erba.
Le vibrazioni violente generate dai suoi attacchi avrebbero giocato a mio vantaggio. Ho estratto nuovamente l'arco e una pioggia di frecce è volata, penetrando la rabbia del Colosso che, accecato dalla mia impudenza ha caricato un nuovo attacco proprio nella direzione in cui lo attendevo, in cui speravo...

La forza...
L'impatto...
Il bracciale si è sgretolato senza troppa incertezza.

Ecco la mia occasione!
Ecco la mia strada!
Sfruttando un nuovo fendente sono saltato sul suo braccio per poi raggiungere la testa. Sentivo le mani sudare mentre restavano saldamente ancorate al corpo di quell'essere.
Tentò in tutti i modi di liberarsi di me come fossi una pulce tormentosa...
Ero in cima.
Il mondo sembrava così distante da lassù.
Con una mano estrassi la lama cercando di non perdere l'equilibrio.
Presi un lungo respiro.
Attesi...
Attesi...
Colpii.
Le sue urla furono accompagnate dalla violenza fisica. Era molto forte e perseverante. Io lo ero di più.
Lo colpii di nuovo.
Ormai ero distante dalla situazione, perso nel mio obiettivo ed estraniato da ogni emozione che fosse umana.

Per concludere l'opera mi lanciai sull'addome, lì sarebebbe stato più facile proteggermi. Avrei rischiato meno.
Sapevo che mancava poco...
Lo sentivo...
La lama lo trapassò nuovamente.
Per l'ultima volta urlò di dolore...
Si accasciò senza vita...
Sembrò tagliare il cielo nella caduta.
Io saltai giù.
L'oscurità traboccava veloce.
Tentai la fuga ma...

Un Diario ProibitoWhere stories live. Discover now