26 febbraio 2018

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Una mattina, camminando per le vie del corso, mi imbattei in un fruttivendolo che non avevo mai notato, nonostante si trovasse a pochi passi dal mio appartamento.
Al centro di quella luminosa vetrina vi era un cesto colmo di mele di qualsiasi varietà, andavano dalle golden gialle alle granny smith verdi, attraversando tutte le varie tonalità.
Accanto a queste si poteva scorgere un casco di banane, marrone e opaco con delle macchioline nere alle estremità, probabilmente dimenticate dietro a quella imponente composizione colorata che impediva il passaggio dei raggi solari.
Ad un tratto il mio sguardo fu catturato da un grande recipiente contenente un frutto a me fino ad adesso sconosciuto, mi avvicinai incuriosita e chiedi informazioni ad un uomo anziano impegnato nel disporre elegantemente questi oggetti misteriosi.
Con grande stupore scoprii che si trattava di una verdura: il cavolfiore; l'anziano mi disse che poteva esistere di varie qualità: viola, verde, bianco e molte altre.
Restai  per un po' a scrutarlo immobile, era bianco, costituito da una sfera globulare circondata da lunghe foglie verdi; decisi di provarlo e ne afferrai uno, al tatto appariva ruvido, freddo e leggermente umido.
Ne acquistai uno e mi diressi verso casa, pronta ad assaporare quella verdura dall'aspetto così insolito.

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