22 - Office

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Il lunedì mattina si preannuncia uggioso e scialbo, con la pioggia che batte contro i vetri, il fischio del vento udibile dall'interno e un'alone di grigiore che attenua la luminosità che i colori di norma hanno.

Mi trascino fuori dal letto con insolita fatica e al pensiero di dover tenere gli occhi aperti e riprendere il consueto ritmo di lavoro mi intristisce. Per fortuna, arriva Jonathan con un paio di muffin fumanti e profumati.

- Buongiorno, petalo di rosa. - mi saluta.

Biascico un verso che vorrebbe essere un "buongiorno" in risposta, ma non credo che si sia capito, perché è parso incomprensibile persino alle mie orecchie. Avrà assunto la mia incapacità di articolare parole e avrà apprezzato lo sforzo, conoscendolo. Jonathan ha sempre tanta fiducia in me.

- Ci siamo svegliate male, oggi? - domanda, con tono leggero.

Prima di mettere in piedi una frase sensata, mi reco in camera e scelgo i vestiti che indosserò oggi, poi passo al bagno ed eseguo la routine.

Visto che ho optato per jeans attillati e maglioncino color corallo, mi sembra giusto rendere giustizia al colore con un'ombra in tinta sulle palpebre superiori e un rossetto rosa pesca. Meno male che ho gli intramontabili stivaletti neri a risollevare il livello dell'outfit.

Per quanto riguarda i capelli, oggi particolarmente mossi e disordinati, spazzolo dalle radici all'altezza delle orecchie, poi scuoto il resto della lunghezza e raccolgo indietro le due ciocche che solitamente contornano il mio viso, in modo da non avere la tentazione di toccarle in continuazione.

- Lo sai che sono particolarmente priva di forze? - mi lamento con Jonathan, addentando il mio muffin.

- Se vuoi, vado al lavoro al posto tuo. - ironizza lui.

Gli lancio un'occhiata stizzita.

- Okay, ammetto che impazzirei dopo cinque minuti. Ho sempre nutrito più interesse per la materia concreta che non per la teoria o per i numeri astratti. - commenta.

- Ti sei offerto di lavorare al posto mio e io non ti ho detto di no, quindi potresti benissimo ritrovarti ad avere a che fare con calcoli da incubo per circa otto ore. - chiarisco.

Jonathan sfodera un largo sorriso da idiota.

- Non mi distrai facendo il cretino, ma vado al lavoro solo perché mi sono già vestita e truccata. La prossima volta...

- Non ci sarà nessunissima prossima volta. Tu vai a fare calcoli e io vado a infornare dolci. Semplice, no? - mi interrompe, battendo in ritirata.

Ridacchio.

- Codardo. Hai paura della matematica. - lo canzono.

- Mezzo mondo ne ha, puoi biasimarmi?

Scuoto la testa, riconoscendo che non posso più attaccarlo su quel fronte.

Preparo il caffé e chiacchieriamo ancora un po' di mestieri in tutta tranquillità, come due vecchi amici, finché non mi accorgo che arriverò tardi al lavoro.

Saggia me che imposto quindici sveglie sul telefono al giorno.

- Ora mi conviene andare... Ti metti un po' a dormire sul divano? - ridacchio.

- Sì, hai un divano comodissimo.

Afferro giacca e borsa al volo, tenendo il telefono in mano, e corro giù per le scale tentando di non ammazzarmi.

Per fortuna, trovo un taxi accostato al marciapiede.

Salgo a bordo e avverto il tassista che sono in ritardo, al che lui assume un'espressione piatta, come a dire "ovviamente". Trattengo l'impulso di fare l'acida e chiedergli se ha qualche problema ad evitare perdite di tempo lungo il tragitto.

Pagato il tassista sprezzante, mi avvio velocemente verso il mio ufficio e saluto i colleghi che incrocio strada facendo.

- Sono arrivati il tecnico e l'ingegnere. Il manager arriva fra un'ora perché ha avuto un contrattempo. - mi informa Suzie, accompagnandomi da metà corridoio fino alla porta del mio ufficio con un plico di fogli in mano.

- E allora? - aggrotto la fronte.

Lei alza gli occhi al cielo.

- Di solito non lo fanno, ma potrebbero decidere di verificare gli ultimi dati sulla contabilità e sarebbe compito tuo illustrarli. In caso questo accadesse, non fare l'acida, per favore. - mi mette in guardia.

Annuisco velocemente, poi apro la porta del mio ufficio ed entro a sistemare un po' di cose.

Suzie prosegue il suo percorso, non prima di avermi lanciato un'occhiata ammonitrice.

Non sono poi così acida!

Faccio appena in tempo a riordinare tutto e piazzare le cartelle di cui potrei aver bisogno ad un angolo della mia scrivania, che sento bussare.

- Avanti!

Che Dio mi salvi: il mio capo, Liam e un tizio che non ho mai visto fanno il loro ingresso nel mio ufficio con calma.

Liam.

L'ingegnere di cui parlava Suzie era Liam. Cristo santo.

- Buongiorno. - mi alzo e stringo la mano a Liam e al tizio - Prego, accomodatevi.

- Minnie, il signor Turner e il signor Edmonds vogliono solo controllare che i nostri conti siano in regola. - mi si rivolge il mio capo.

- Certo.

Allungo la mano verso le cartelle che ho preparato e spiego sinteticamente la situazione finanziaria dell'azienda, senza entrare troppo nello specifico. La stabilità di cui parlo sembra convincere i due uomini.

Edmonds è senz'altro sulla quarantina, con qualche ruga qua e là sul viso, gli occhiali a montatura spessa calcati sul naso e i lineamenti non troppo duri. I ricci castani che possiede devono essersi un po' diradati.

- Molto bene, grazie, signorina Knight. - dice Liam, con un tono che segnala che quel che ho detto è sufficiente.

Edmonds sembra su un altro pianeta, mentalmente. Sono sicura che non sappia nulla del discorso appena conclusosi.

All'improvviso silenzio, si risveglia.

- Sì, grazie, davvero. - aggiunge, in appoggio a Liam.

Faccio un sorriso di convenienza.

Notandolo, Liam guarda Edmonds e poi il mio capo.

- George, non ti andrebbe di ricontrollare quel pezzo giù in sala esposizioni? Quello che ti aveva lasciato un po' perplesso... - si rivolge a Edmonds.

Quest'ultimo fissa Liam, attonito, per qualche secondo prima di capire cosa intenda.

- Sì, sì, ecco, se potesse accompagnarmi, signor Holden... - suggerisce.

- Io vi raggiungo strada facendo. - interviene Liam, anticipando il mio capo.

Osservo le due figure allontanarsi dal mio ufficio. Una si volta per sorridermi, inconsapevole di quel che c'è stato fra me e Liam; l'altra mi lancia un'occhiata di avvertimento.

Spero di non rovinare nulla.

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L'atmosfera si carica di tensione ☇🔥

Love you 🍰

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