3 - Roses

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La pizzeria di cui ha parlato tanto bene Jonathan è davvero carina, situata in una strada non troppo affollata, per quanto Londra lo conceda, con un ambiente rustico ed accogliente dall'atmosfera intima, soprattutto grazie al legno che si propone come elemento costituente principale. Penso di aver sentito una volta, in ufficio, parlare di pizze e maniere di cuocerle: il forno a legna dovrebbe essere ottimale, se non sbaglio. La scritta apposta all'ingresso, perciò, mi rassicura.

Jonathan prega il cameriere di trovarci un tavolo adatto ad una signorina bella come me, ma non troppo esposto perché gli piacerebbe parlarmi senza che tutti mi guardino. Penso di essere diventata del colore della salsa della pizza mentre parlava con quel tono così enfatico che non poteva davvero essere preso sul serio. Il cameriere, trattenendo le risate, ha soddisfatto le sue richieste.

- Questo va bene? - domanda, indicando un tavolo poco lontano dal centro della sala.

- Ah, non guardare me. Minnie, questo va bene? - rilancia Jonathan, facendo sì che anche il cameriere mi guardi.

Non posso fare a meno di ridere e a quel punto cede anche il cameriere, ma riesco ad annuire. Finalmente, prendiamo posto.

La tovaglia beige con dettagli color crema si sposa bene con il colore non troppo scuro del legno del tavolo, ma i menù, i tovaglioli e le sedie sono rossi. Il cameriere ci porta un mazzo di rose e lo pone al centro del tavolo, prima ancora di prendere le ordinazioni.

- L'hai chiesto tu? - domando sottovoce a Jonathan, meravigliata di quanto siano belle le rose rosse.

- No, ma terrò a mente che ti piacciono le rose rosse. Il cameriere deve aver capito in che situazione sono. - risponde lui, sereno.

Sollevo un sopracciglio, invitandolo a chiarire in quale situazione si trova.

- Tra maschi ci capiamo. Tu limitati a guardare il menù, così mangiamo prima che si faccia sera.

- Vuoi per caso obiettare i miei ritmi di vita?

- Eh, io? No! No, non mi permetterei mai. Per una signorina come te, aspetterei anni. - asserisce Jonathan.

Assottiglio lo sguardo.

Non gli rispondo e lascio che rida sotto i baffi, dedicandomi invece ad un'attività decisamente più utile, ovvero scegliere cosa mangiare.

Per sua fortuna, non mi piace sperimentare troppo sul cibo quando mi trovo a mangiare fuori, perché rischio che non mi piaccia quello che ho ordinato e non potrei incolpare nessuno; anzi, mi toccherebbe anche mangiare poco o niente, senza poter improvvisare qualcosa di diverso perché la cucina non è mia. Perciò, vado sul sicuro con la pizza ai funghi.

- Siete pronti per ordinare? - domanda cortesemente il cameriere, sempre lo stesso.

Guardo Jonathan.

- Sì, ecco, vorremmo una pizza con carciofi e olive...

Esita e mi lancia un'occhiata, come per dirmi di completare l'ordine.

- Ti ho detto due minuti fa quale pizza volevo. - dico semplicemente.

Alza gli occhi al cielo e si concentra, pregando o forse imprecando.

La sua espressione è fantastica. Estraggo il telefono dalla borsa delle meraviglie e gli scatto una foto. La ammiro, estasiata.

- Io non ricordo che pizza vuoi e tu mi fai una foto? Ma sei normale? - sbotta, incredulo.

Mi stringo nelle spalle, sorridente.

- Okay, forse erano frutti di mare. - conclude.

Faccio una smorfia disgustata. Odio i frutti di mare. Non c'è alimento peggiore per me.

- Non erano frutti di mare, scusa. - dice al cameriere, che cancella prontamente - Però c'era la effe...

Annuisco, per spronarlo nella direzione giusta.

Santo Cielo, che fatica per ricordare una parola!

- Funghi! Erano dei cazzo di funghi! - esulta infine.

Gli sorrido e annuisco.

Il cameriere appunta tutto e sorride a sua volta.

- E da bere?

Jonathan mi guarda e io non parlo.

- No, non di nuovo! Questo non me l'hai detto! - esclama.

- Questo no, in effetti. L'acqua naturale andrà bene, grazie. - mi rivolgo al cameriere.

Lui scrive e aggiunge la Coca-Cola di Jonathan, il quale mi guarda come se volesse strangolarmi.

Però poi trova qualcosa che lo fa ridere in me e scuote la testa, rassegnato.

- Ma perché ho invitato a pranzo fuori te e non una qualsiasi? - domanda, più a se stesso che a me.

Il mio sorriso si allarga.

- Perché io sono irresistibile.

- Forse, ma io sono davvero un coglione. - commenta.

- Non posso darti torto. - concordo, trattenendo una risata fragorosa.

Lui solleva il capo e le sopracciglia, sorpreso.

È adorabile.

- Insomma, non ti ricordavi nemmeno cosa ti avevo detto due minuti prima...

Sempre più sconvolto, si ritrova a bocca aperta.

- E non dirmi che non ho ragione! - lo avverto.

Jonathan fa segno di chiudersi la bocca con la cerniera e alza le mani, arreso.

Ho l'impressione che sarà divertente averlo come vicino di casa.

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Voi vorreste avere un vicino di casa come Jonathan? 😏😂

Love you 🍰

Sour, Sweet & Smart (#STYDIA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora