Capitolo 2

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Saettle, 11.30AM

Jason mi aveva chiesto di pranzare insieme, voleva farsi perdonare per avermi fatto irritare ma il problema non era lui, la sua mancanza di attenzione a causa dei suoi impegni, ma io...

Sono io che non sono mai stata sincera né con me stessa né con gli altri. Ho cercato di nascondermi dietro a sorrisi di circostanza, ma dentro andavo in mille pezzi.
Ero stata rotta fin dal principio. Cercavo un modo disperato per ricomporre i frammenti del mio cuore, ma quelli erano rimasti nella mia vecchia città, nelle mani dell'unico uomo che abbia mai amato.

È da anni che combatto per scacciare quel pensiero dalla mia testa, ma ogni sera anche quando sono stremata persino per muovere un dito puntualmente ritorna come la risacca sul bagnasciuga.

Jason non può darmi quello che ho perso per la mia stupidità, perché non ci si innamora una seconda volta. Quando decidi di lasciare la tua esistenza nelle mani di qualcuno, essa rimane per sempre anche se sei lontana ed è trascorso tanto tempo. Sono convinta di aver fatto la scelta giusta. Mentre per le altre decisioni che ero stata costretta a prendere avrei dovuto riflettere con calma.

Ho sempre saputo di voler lasciare Londra dopo la laurea, mai avrei pensato che io e Darly ci saremmo persi di vista per così tanto tempo. Avevo sempre pensato a noi due, alla famiglia felice che avremmo creato dopo qualche anno.

I nostri bambini che correvano spensierati in giardino e Darly che combatteva con il barbecue. Nel frattempo che sistemavo la tavola, mio marito mi raggiungeva alle spalle e mi stringeva lasciandomi un bacio fra i capelli.

Mi voltavo sorridendogli e dolcemente gli sfioravo la guancia con una mano sentendo la barba pizzicare. Sembra la scena surreale di un film, invece la realtà è molto più triste e contraddittoria che quasi mi viene da piangere seduta al tavolo, ad aspettare che il mio fidanzato si degni di farsi vivo. È da trenta minuti che aspetto, il ristorante dove mi aveva dato appuntamento ormai si stava svuotando, e di Jason ancora nessuna traccia. Passo gli altri cinque minuti a sfilare i tovaglioli dal contenitore. Sto per prendere la borsa e andare quando la porta del locale si apre e lui si ferma a chiedere informazioni al maître, che gli indica il nostro tavolo. Si avvicina e una volta raggiuntomi mi bacia e si siede dell'altra parte.

"Scusa il ritardo piccola, ma sono stato trattenuto." si sfila la costosa giacca appendendola alla sedia, mentre trattengo uno sbuffo e mi guardo intorno. "Sei arrabbiata?"

Prima che apra bocca un giovane cameriere si avvicina per prendere gli ordini.

"Per me, un French Dip," mi rivolge una breve occhiata.
"E tu cosa prendi, Hanna? Hoppin' John?" con l'indice scorse il menù e sollevò gli occhi per avere la mia approvazione, che gli diedi perché non m'interessava più nulla.

"Non ci metta i piselli perché sono allergica." ricordai al cameriere prima che sparisse in cucina visto che nel locale eravamo rimasti solo noi.

Sul tavolo piombò il silenzio, come avevo previsto.

Ero arrabbiata perché faceva finta che fosse tutto apposto e inoltre si permetteva di scegliere per me, come se non né fossi capace e senza neppure conoscere la mia intolleranza ai piselli.

Jason continuò a picchiettare le dita sulla tovaglia rossa creando un fastidioso motivetto. Avrei voluto spaccargli in testa qualcosa di più pesante di un bicchiere.

Tutto il mio cuore (AMORE TRA LONDRA E SEATTLE) Where stories live. Discover now