21. Halloween

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BARBARA

Sono le sette.

Harry dovrebbe arrivare a breve ed io sono ancora ferma davanti allo specchio mentre fisso da fin troppo tempo il mio riflesso, sperando di aver scelto il costume giusto, di non sembrare ridicola ai suoi occhi. Gigi continua a ripetermi che il vestito nero e rosso che ho scelto mi sta benissimo, che mi fascia perfettamente mettendo in mostra le mie forme, ma io mi sento stupida e, anche se di problemi non me ne sono mai fatti, mi ritrovo a sentirmi a disagio. Lei sì che è perfetta nel suo costume rosso e blu, con tanto di maschera e guanti.

Indosso gli ultimi accessori, ovvero i canini affilati e le lenti a contatto che rendono le mie iridi quasi bianche e che Gigi mi ha praticamente costretto ad indossare, e mi giro verso di lei, rifuggendo ancora dallo specchio che non fa altro che aumentare la mia insicurezza in questo momento.

«Stai benissimo». Dice ancora una volta, per quella che sembra la milionesima. «Sono sicura che Harry avrà pensato di vestirsi allo stesso modo. In fondo avevate entrambi deciso di vestirvi da vampiri, o sbaglio?»

Annuisco silenziosamente prima che il campanello suoni. Il panico mi assale, l'ansia si impossessa di ogni mia fibra mentre corro per l'appartamento in cerca del mantello.

«Gigi!» urlo. «Apri, per favore». Ed intanto continuo a correre come una forsennata.

Dove diavolo ho appoggiato quel mantello?

Poi lo vedo, lì sulla poltrona, l'unico posto in cui non avevo guardato e corro in soggiorno dove so ci sarà Harry ad aspettarmi. Quando lo vedo quasi mi si blocca il respiro, già corto a causa della mia agitazione. I capelli lunghi sono più ricci del solito e gli ricadono sulle spalle. Le pupille dilatate e bianche quasi quanto le mie che mi scrutano dall'alto verso il basso senza un benché minimo di pudore. Non mi sarei di certo aspettata che evitasse di vestirsi di nero questa sera, ed infatti eccolo qui: pantalone nero, maglioncino nero semplice ed un mantello simile al mio.

«Pronta?» Mi chiede sorridendo. Annuisco e lui si volta di spalle per imboccare le scale mentre Gigi mi tira per la manica e mi sussurra flebilmente all'orecchio che ci vedremo alla festa. Il pensiero che ci siano anche lei ed i ragazzi mi tranquillizza, perché so che se in qualche modo succedesse qualcosa con Harry non dovrò farci i conti da sola e saprò da chi rifugiarmi. I miei pensieri sono piuttosto rivolti a Steven. Non riesco a scrollarmi di dosso la sua espressione nel momento in cui Harry mi ha invitata.

Voleva farlo anche lui prima che Harry lo precedesse?

Nel frattempo Harry è salito in macchina, aprendomi con gentilezza la portiera, ed ha acceso il riscaldamento.

«A cosa pensi?» Il tono di voce dolce, di cui così poche volte posso godere.

«Nulla in particolare». Opto per questa risposta, poi gli sorrido di rimando per addolcire la mia affermazione secca. Lui non sembra titubante e ci crede, poi ingrana la marcia e parte. Il tragitto è davvero breve, visto che neanche dieci minuti dopo ha già parcheggiato la macchina ed è sceso per riaprirmi la portiera. Quando metto piede fuori dall'abitacolo mi ritrovo faccia a faccia con lui, solo qualche centimetro a separarci. La sua altezza incombe come sempre su di me, ma questa sera non mi sento piccola ai suoi occhi, non più almeno, non dopo aver visto come mi guarda. Così non abbasso lo sguardo come invece avrei fatto di solito, perché mi sento invasa da una sicurezza che non ho idea da dove provenga, ed invece lo fisso intensamente, proprio come lui sta facendo con me. Poi vedo qualcosa cambiare nel suo sguardo come se, per la prima volta, ad essere in imbarazzo fosse lui.

«Entriamo». Mi mette una mano sulla parte bassa della schiena e mi guida all'interno. Tutti ci guardano. Tutti ci fissano come se fosse impossibile che io possa uscire con Harry, o che Harry possa uscire con me. C'è chi sussurra sfacciatamente su noi due, chi possiede più contegno e rifugge dai nostri sguardi, chi sorride sbieco, chi sembra triste perché uno dei ragazzi più belli del campus è qui stasera proprio con me.

«Non dar retta a nessuno». Dice Harry voltandosi nella mia direzione, mentre continuiamo a percorrere il corridoio che si è creato tra la folla.

«Non lo sto facendo» Mento. Lui mi accarezza il dorso della mano con il pollice e mi sento immediatamente più tranquilla. Queste piccole dimostrazioni mi riempiono il cuore. La casa è gremita di persone ed è già praticamente invasa da bicchieri sparsi ovunque. Sento l'odore di fumo ed alcol entrarmi nelle narici fino a bruciarmi la gola, così faccio una strana espressione di disgusto proprio nel momento in cui Harry si volta a guardarmi. Riassumo velocemente la mia normale espressione ed arrossisco mentre lui scoppia in una fragorosa risata.

«Era l'espressione più bella che abbia mai visto, ti giuro». Dice mentre continua a ridere. Le fossette che mi deridono e che mi ricordano che purtroppo non riesco a resistergli.

«Dai, smettila». Dico imbronciata. Harry mi guarda intensamente, poi i suoi occhi cadono sulle mie labbra, bagna le sue e distoglie immediatamente lo sguardo. Nonostante io non sia praticamente nessuno al campus, non mi sento a disagio. Mi sento sì strana perché ci sono ragazze praticamente quasi nude che scimmiottano continuamente, ma sto bene adesso, perché ad Harry sembra importare solo di me in questo istante.

«Vuoi qualcosa da bere?» Mi chiede sopra il volume della musica che cresce sempre di più. Le iridi quasi bianche che mi fanno venire i brividi. Scuoto la testa e gli sorrido per declinare la sua offerta. Mentre Harry si versa qualcosa in un bicchiere io mi guardo intorno. Un gruppo di ragazzi ci sta fissando, spostano gli occhi da me ad Harry, poi blaterano tra di loro. Mi ripeto mentalmente di stare calma perché non sta accendendo nulla di così diverso da quello che è accaduto da quando ho messo piede in questa casa accanto ad Harry.

Quest'ultimo capisce che c'è qualcosa che non va, così segue il mio sguardo per capire cosa c'è che mi disturba. Nel frattempo, i ragazzi prendono a muoversi nella nostra direzione e nell'esatto momento in cui fanno un passo per avvicinarsi a noi, Harry ne fa due nella direzione opposta, prendendomi per il braccio.

«Cosa sta succedendo?»

«C'è troppa gente qui, allontaniamoci».

Ma non sono così stupida da crederci, così mi blocco improvvisamente.

«Tutte queste persone non erano un problema per te fino ad un millesimo di secondo fa».

«Ora la sono. Cammina». Lo dice con i denti stretti, ma non mi guarda negli occhi. Sta cercando di vedere se quei ragazzi ci stanno seguendo.

«Styles». Urla qualcuno tra la folla. Quando riesco ad individuare la fonte della voce mi rendo conto che proviene esattamente dai ragazzi da cui Harry cerca di scappare. Non si ferma, ma al contrario continua a fare slalom tra le persone imboccando una porta che probabilmente dà sul retro, una sorta di uscita secondaria. Quando usciamo siamo al buio, da soli, in una specie di giardino piccolo ma curato. Il chiasso che proviene dall'interno si placa nel momento in cui Harry chiude la porta dietro di sé. Cammino verso una panchina e mi ci siedo mentre cerco di riprendere fiato. Harry fa lo stesso e si siede accanto a me. Il suo silenzio non mi piace e non ho alcuna intenzione di lasciargliela passare liscia questa volta.

«Voglio sapere perché correvi da quelle persone, Harry». Sospira e si passa una mano tra i capelli. Mi guarda ed i suoi occhi celano un velo di preoccupazione.

«Erano semplicemente ubriachi». Sdrammatizza, come sempre.

«Stai mentendo».

«Perché dovrei?» Risponde piccato.

«Perché hai paura di qualcosa di cui ti ostini a non parlarmi». Ammetto. Distoglie lo sguardo da me e lo abbassa sulle sue scarpe. I capelli gli ricadono davanti ed io, messa per un attimo da parte la mia lucidità, glieli posiziono dietro l'orecchio. Poi me me rendo conto e arrossisco rimettendo le mani sulle mie ginocchia.

«Cazzate». Sbruffa.

«Li conosci?» Gli chiedo.

«No. Possiamo cambiare argomento?» Si alza e prende a camminare avanti e indietro. Decido che non ho voglia di litigare, né tanto meno avrei la forza di fronteggiarlo in una discussione, quindi annuisco semplicemente. Harry si risiede accanto a me, ma questa volta si avvicina e si volta completamente con il busto nella mia direzione. Mette la sua mano sotto il mio mento per permettermi di guardarlo negli occhi con quel coraggio che cerco di richiamare a me ogni qualvolta devo incontrare il suo sguardo smeraldo.

«Facciamo finta che non sia successo nulla».

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