Capitolo 14.

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Jackson Trascot uscì dal bar alle quattro e dieci minuti d'un mercoledì pomeriggio. S'avviò a piedi dalla parte opposta della città. Le mani ficcate nelle tasche dei suoi pantaloni grigi. Un berretto di Starbucks poggiato sulla capa pelata. Si fermò ad osservare la vetrina d'un negozio di vestiti per bambini dai cinque ai dieci anni, rimase a fissarla per più di dieci minuti. Poi infilò la mano nella tasca del cappotto che teneva chiuso solo a metà, e ne fece uscire il suo portafoglio nero. Contò i contati che vi giacevano all'interno e decise di proseguire la sua strada verso casa, senza sostare inutilmente dinanzi le lussuose vetrine dei vari negozi della città.

Liam Payne ed Harry Styles lo seguirono, dapprima con lo sguardo attento e vigile di Liam, che non era solito perdere nemmeno il più insignificante dei dettagli, poi azionarono il motore dell'auto per dirigersi alla stazione dei bus dove l'assassino stava puntando. Harry guidò piano, quasi la macchina minacciasse di spegnersi toccati i settanta chilometri orari (ch'erano persino vietati lungo quella strada), ed assaporava la voglia di vendetta che gli si sprigionava all'interno.
Lo videro salire sull'autobus. Il numero otto. Diretto a Soho. Lo seguirono senza destare sospetti. Ma che sospetti potevano destare ad un guidatore di autobus che puzza di fast food e non vede l'ora di staccare? Quali sospetti, se stavano guidando l'auto rossa di sua moglie, c'aveva la carrozzeria rovinata.

Liam tentò di ficcarsi una sigaretta tra le labbra mentre osservava il tic nervoso ch'era comparso all'amico. Serrava le palpebre in una serie di tre battiti ogni volta che alle sue orecchie arrivava il suono d'un clacson.
Liam aprì il vano portaoggetti e vi frugò all'interno, alla ricerca dell'accendino che vi aveva lasciato l'ultima volta c'aveva ricevuto un passaggio da Carlotte, la pericolosa donna alla guida dell'auto rossa che spaventava le vecchiette in procinto d'usufruite delle strisce pedonali.
Non trovò l'accendino. Ma si ritrovò a toccare un oggetto strano, che n'era mai stato lì prima d'ora, e che non era nemmeno al corrente che il suo amico possedesse.
"Harry", cercò di richiamare la sua attenzione. Ma l'amico non staccava gli occhi dalla strada. E stava tenendo il volante con una sola mano, mentre con l'altra teneva il dito medio alzato fuori dal finestrino.

Liam prese in mano l'oggetto e glielo fece penzolare davanti gli occhi. Rabbrividiva al sol essere consapevole di star toccando quella cosa. Non gli piaceva affatto quella sensazione di colpevolezza che si sentiva d'avere mentre toccava la Beretta.
"Mettila al suo posto. Razza di idiota". fu l'unica reazione visibile da parte dell'amico. Non trasalì. Non si preoccupò del fatto che Liam l'avesse trovata. E tantomeno non diede una spiegazione del perché possedesse una calibro 22. O perché la teneva nascosta dentro il vano portaoggetti, e per quale evenienza. Voleva uccidere Jackson? Ammesso che quell'uomo troppo magro fosse la persona che lui pensava fosse. Poi, sapeva che Harry non era nemmeno sicuro che fosse il Massacratore, c'avesse davvero rapito sua figlia. Era morto, per la miseria, come poteva essere stato lui? Come poteva averlo visto?

Jackson Trascot salì Holland Street mentre due uomini lo osservavano seduti sulla panca vicino a Patrick's, l'unico bar in cui si rifiutavano di vendergli l'alcol quando sembrava troppo sbronzo per reggere qualcosa più forte d'un semplice shot. Non si curò abbastanza d'osservare i due che leggevano il giornale del giorno precedente poco lontano da casa sua. Se l'avesse fatto si sarebbe accorto che Harry Styles e Liam Payne lo stavano seguendo, perché lui aveva qualcosa di proprietà d'uno di loro.

L'uomo trasalì quando s'accorse che ad attenderlo, poggiato sulla sua Jaguar difronte l'edificio, vi era Zayn.
Non comprendeva il motivo della visita. Non s'erano mai parlati, non direttamente per lo meno. Usavano Diana come intermezzo. Perché Zayn non voleva macchiarsi la reputazione avendo una reale conversazione con un'assassino. Uno sporco assassino e rapitore di bambine.
Jackson gli si avvicinò cautamente. Senza attirare attenzioni. Ma chi vogliamo prendere in giro? Lo stanno osservando tutti perché guida una Jaguar del cazzo.

Harry, che s'era stancato di girare le pagine del vecchio giornale, alzò gli occhi al cielo. Soffermandosi sulla finestra del terzo piano, s'accorse che Diana Amberson lo stava osservando. Rimase impassibile, quasi non avesse visto con i suoi stessi occhi la stessa donna che dieci anni or sono fu la spettatrice di ciò che successe a Dubai. Manteneva ancora silenziosamente il loro segreto.
Le mimò di scendere con le labbra secche, disidratate. Non beveva da un paio d'ore, tanto la situazione l'aveva tenuto occupato a pensare.
Lei non capì, lo constatò dalla faccia confusa.
Scendi, aveva ripetuto. Modellando le parole. Lei aveva colto il messaggio.
Quando lui sale, aveva risposto, indicando l'assassino per facilitarlo con la comprensione.
Aveva indicato il bar che si trovava alle sue spalle, cercando di farle capire d'entrarci una volta uscita dall'appartamento. Lei annuì, ed improvvisamente voltò il capo verso destra, poi s'allontanò di qualche centimetro. Harry non la vide più. Si mosse sulla panchina, agitato. Ma Jackson ora parlava con Zayn. Non era ancora salito al suo appartamento.
Harry s'agitò ancor più quando si focalizzò su Zayn. Si rabbuiò. Alzò nuovamente lo sguardo verso la finestra del terzo piano. Ora Diana cullava una bambina sin troppo grande tra le sue braccia. La sua bambina.

Harry s'alzò nello stesso istante in cui Liam gli strinse l'avambraccio, mordendosi il labbro inferiore. Sapeva quel che l'amico bramava di dire. Zayn è un traditore. Ma non voleva sentire una parola. Si scrollò di dosso la mano di Liam.
"Stagli attaccato al culo", fu tutto ciò che disse. Parole sputate fuori da labbra troppo pure, che di rabbia non n'avevano mai avuta così tanta. Da una persona troppo buona per sopportare quel carico di brutte emozioni sulle spalle. Brutte, cattive, costanti e dannate emozioni da cui non voleva essere oppresso.

Entrò da Patrick's. Si sedette tutto solo ad un tavolo emarginato della piccola sala. Vicino vi era un vecchio juke-box arrugginito. Non perse tempo ad osservarlo, aspettava Diana.

 Non perse tempo ad osservarlo, aspettava Diana

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Siamo quasi alla fine. Sono così emozionata!

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un bacio a tutti. x

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Over Again Tahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon