UNA PORTA

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Segui l'odore di zolfo nell'aria.
Incamminati verso la selva oscura.
                                        Tuo, Slender.

Il sole è ormai tramontato, lasciando scie di colore rosato sulle nuvole grigie che coprono il cielo come una coperta spessa. La luna sta prendendo il suo posto, nel mare di stelle che brillano incontaminate dalla città. Si vedono chiare abbagliare il nero scuro del cielo notturno.
Il bosco si fa sempre più tetro, il buio circonda ogni cosa e mi annega. Non vedo più quei muri ricoperti di muschio, solo alti e sottili pini dal tronco nero.
Allontanandomi dall'ultimo indizio, mi sono nuovamente immersa in questa selva oscura alla ricerca del mio amato.
Il crepitio degli aghi e dei rametti secchi sul terreno, accompagnano ogni mio passo. Sento il vento smuovere fra loro le fronde degli alberi, e scuotere le punte dei pini che guardano il cielo.
Un gufo in lontananza si è appena svegliato e rannicchiato su di un ramo, se ne sta con gli occhi aperti, gialli che illuminano il buio.
Qualche erba selvatica lascia nell'aria il suo profumo, addolcisce quel gusto forte della resina e della corteccia di pino.
Ma un'altro profumo, oserei dire un odore insopportabile, aleggia nell'aria andando sempre più a coprire, ed a rovinare quell'armonia di profumi naturali.
Un odore nauseabondo, di uova marce e di morte, impossibile da non riconoscere.
Per mia sfortuna dovrò seguirlo, come mi ha indicato lui. Devo percorrere la scia di zolfo che sporca l'aria, andando a formare questa nuvola giallognola.

Mi immergo nell'oscurità con i sensi ammutoliti per l'odore acre. Seguo quella sottile scia tra un albero e l'altro, facendo slalom tra la vegetazione e cercando di non perdere la via.
Alquanto strana la situazione in cui mi ritrovo, lo zolfo non è un odore che dovrebbe trovarsi in una foresta. Dovunque stia fuoriuscendo questo olezzo, lì dovrei incontrare il mio tesoro, colui che cerco insistentemente da tutto il giorno.
La mia vista continua ad abituarsi al buio impenetrabile, cercando di mettere ben a fuoco il luogo circostante. Il mio olfatto non ne può più di questo orrendo odore, mi brucia i polmoni e gli occhi lacrimano per l'intensa acidità.
I miei piedi chiedono pietà, dopo un'intera mattinata passata a camminare su varie pendenze e terreni, solo ora ne risentono maggiormente del duro e continuo lavoro. La mia schiena si curva dalla stanchezza, cercando di portare avanti il passo, per velocizzare ed accorciare il tragitto.

Senza accorgermene, i miei occhi intravedono delle colonne che incorniciano un'apertura del terreno. Il buio mi impedisce di capire, mi avvicino a quel luogo per metterne bene a fuoco i contorni. Sembra essere una caverna, affiancata da due colonne tozze che sorreggono un arco abbozzato in un masso di roccia. La scia di zolfo conduce esattamente qui e si conclude intorno all'apertura.
Credo di aver trovato il luogo da cui proviene questo odore. Dunque, lui non dovrebbe esser tanto lontano da qui.
A questo pensiero la mia mente si accende e le forze tornano, il dolore se ne va per un minuto, giusto il tempo di guardarmi attorno con insistenza in cerca di lui. Il buio mi impedisce di vedere con chiarezza, e questo mi irrita. Dopo un'intera giornata passata in sua ricerca, non sarà un po' di buio a separarmi da lui.

Qualcosa mi afferra e blocca il mio braccio sinistro. L'agitazione si ferma e subentra per un secondo il terrore, finché non sento la sua voce bisbigliarmi da dietro il collo.
-sono qui- dice con il suo solito tono freddo, dalla voce bassa.
-finalmente mi hai trovato, mi complimento per la tua bravura- continua tenendo stretto nella sua mano il mio sottile braccio. Questa presa mi mette quasi inquietudine.
-dove ci troviamo?- domando irrequieta.
-siamo davanti alle porte dell'inferno, mia cara Blum- mi informa, lasciando libero il mio braccio e mettendosi affianco a me, entrambi osserviamo l'arco.
Ed è lì che leggo la scritta:

"Lasciate ogni speranza voi ch'entrate"

Una scia di brividi scuote il mio corpo, mi viene la pelle d'oca e il freddo si fa sentire sempre più intenso e ghiacciato.
Osservando la porta, ancor più timore cresce in me. Le colonne tozze di pietra grigia sono sporche di una sostanza nera, sembra essere fuliggine, ad indicare che da lì in poi, oltre quell'apertura, non ci saranno altro che fiamme.
L'arco scolpito è ricoperto sulla parte superiore da muschi vari, rampicanti rinsecchiti, neri e di un verde scuro.
Non si scorge nulla oltre quell'apertura, la porta è fatta di una fitta nebbia o cumulo di oscurità.

-spero di non averti stremata con tutto il tragitto che ti ho fatto percorrere- la sua voce indifferente non lascia trasparire nessun sentimento, ne emozione.
La sua freddezza mi congela il cuore.
In risposta faccio cenno di indifferenza, alzando le spalle e guardando in basso.
La mia attenzione è concentrata su questo luogo.
-mi sei mancata- dice con tono forzato, come se non avesse voluto dirlo. Ascolto con la mente altrove. Credo si stia sforzando di essere dolce e caloroso con me.
-anche tu mi sei mancato- gli rispondo con altrettanta indifferenza.
La stanchezza spegne ogni mia ultima forza, sento i miei sensi opachi e morti.
Non riesco a reagire ai suoi sforzi.
Continuo ad osservare insistentemente quella "porta".
Ed è per ciò che non mi accorgo di quello che lui sta facendo.

Il vento è andato scemando, solo un leggero respiro smuove i sottili ed appunti aghi, facendone cadere qualcuno di tanto in tanto.
Gli animali sono fuggiti, non sembra esserci anima viva oltre a noi e alla vegetazione.
Il cielo nero splende di stelle bianche e la luna non illumina noi, e quel portale per il mondo dei morti.
Il buio si rischiara attorno ai nostri corpi, soprattutto intorno al suo inginocchiato.
No, non è l'oscurità che si fa meno densa ma è la mia felicità e il mio stupore, che illumina nella mia mente quell'immagine.
Lui inginocchiato a terra, ai miei piedi, affianco a me. Mi volto per guardarlo in faccia e capire le sue intenzioni, anche se ho già una piccola idea.
Lui congiunge le mani e le alza verso di me, prende un leggero e deciso respiro.

-Blum...vorrei chiederti, se posso prendere la tua mano, portarti all'altare per poi baciarti come mia moglie- mi dice con tono dolce, trascinato da un forte desiderio.
Nel mio stomaco sento ancora quella strana sensazione che tanto adoro, le farfalle si librano portando il mio cuore a battere veloce, a pompare gioia ed euforia.
Una forza in me mi solleva da terra, scioglie tutti i miei pensieri e fa trasudare la mia bocca, pronta a dare una risposta tanto attesta da tutti i presenti.
L'amore, quel dolce e forte profumo, toglie dall'aria quell'odore acre che continuava a fuoriuscire dall'apertura.
Un silenzio straziante, preoccupa quell'uomo che tanto attende una risposta.
L'uomo che amo.

Quell'uomo...

Don't forget my eyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora