NUOVO, BRUTTO INIZIO

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III PARTE-THE SS

La ragazzina, sdraiata sul sedile del passeggero nella macchina grigia che sfreccia sulla strada nera, circondata dal bosco tetro di pini.
Si stropiccia gli occhi e si risveglia, dopo un sonnellino.
La madre l'aveva fatta stancare velocemente, facendole preparare la sua valigia e riempire gli scatoloni, di tutte le cose che avevano occupato quella casa, e che ora stanno tutti ammassati nel bagagliaio.
La bambina si guarda attorno stranita, ma dopo aver compreso, e ricordato, dove e perché si trovasse lì, il suo volto si incupì.
I lati della bocca si incurvarono formando un piccolo broncio, i suoi occhi divennero opachi di tristezza.

-ben svegliata tesoro- la saluta la madre, accorgendosi del risveglio della piccola. Vedendo il suo faccino triste, il volto dell'adulta assume un'espressione preoccupata.
-dove siamo?- fa con tono basso e voce fredda. Continua a guardare fuori dal finestrino, facendosi illuminare dai leggeri raggi di sole che passano sopra le punte dei pini aghiformi, che se ne stanno sul confine della strada, e che scorrono uguali e monotoni.
-fra qualche chilometro spunteranno le praterie, da lì dovremmo essere a metà strada- le risponde la madre, cercando in qualche modo di tirarle su il morale e di veder di nuovo un sorriso, su quelle sottili labbra rosee.
Nulla cambia in quell'espressione seria.
La madre guarda per un ultimo secondo le spalle della figlia, per poi voltarsi verso la strada.
Il silenzio scende, si sentono solo le ruote che strisciano sulla strada e l'aria che sovrasta la carrozzeria.

-dove siamo dirette?- la voce sottile della bambina fa sussultare la madre, che si volta all'improvviso verso di lei.
La ragazza guarda la donna con occhi spenti e freddi, un espressione indifferente e totalmente assente.
-in una cittadina dalle origini medievali, attiva e allegra. Vedrai che ti piacerà- dice con voce allegra, mentre resta attenta sulla strada completamente dritta.
La ragazzina non accenna nemmeno un leggero sorriso, nulla nel suo volto si è spostato, niente è cambiato nella sua freddezza.
Resta ad osservare la madre come aspettando qualcosa, come se attenda una risposta alternativa.
Dopo un po' si rivolta verso il finestrino scuro, con la mente proiettata all'esterno di quell'auto, da un'altra parte e molto lontana da lì.

Il silenzio ricala facendosi più pesante e l'aria si fa nervosa, un'atmosfera pesante preme fra le pareti in lamiera dell'abitacolo.
La donna accorgendosene, sposta la mano dal volante e accende la radio che, immediatamente, inizia a far risuonare in tutto l'ambiente una musichetta rilassante.
Il silenzio e il vuoto si comprimono nella mente della piccola, andandosi a rifugiare nella sua malinconia e rabbia.
Dalla radio, si sente un ragazzo cantare una qualche canzone smielata a suon di chitarra, le solite canzoni.
Con uno scatto fulmineo, provocato da un picco elevato di rabbia, la mano della piccola spegne la canzone premendo il bottone della radio.
Il silenzio precipita pesando sui pensieri della madre, nervosa per l'atteggiamento della figlia. Ma comprendendo, cerca di sistemare la situazione.

-ti farai dei nuovi amici e ti divertirai ancor di più lì. Sai che in quella città non saremo mai state accettate, non sei riuscita a integrarti come io non sono riuscita ad adattarmi a quell'ambiente cupo. In fondo non ci era mai piaciuta, nemmeno a te che non ci volevi neppure andare. Perché ora ci tieni così tanto a tornare, dimmi perché ti sforzavi tanto a rimanerci e a farmi cambiare idea su questo trasferimento- parla con fare deciso e serio, vorrebbe sapere il perché di tutta quella insistenza da parte della figlia.
Quest'ultima si altera, iniziando a risponderle a voce alta e fuori controllo.
-nuovi amici?! Ti rendi conto di quello che dici?! Già è difficile per me socializzare, proprio ora che avevo trovato qualcuno che mi capiva e che mi accettava per quella che sono! Tu mi dici che è ora di fare le valige e di iniziare da capo, da un'altra parte?! Ti rendi conto quanto io ci abbia messo per espormi?!- la piccola prende fiato e cercando di calmarsi continua, in modo da non far arrabbiare pure la madre.

-lo so che non saremo mai riuscite ad accettare una vita in quel luogo ma, dopo un po' aveva iniziato a piacermi, anche se prima non volevo per nulla venirci. Io, ci tengo a quella città perché lì ho conosciuto una persona strana, diversa e speciale. E quella persona è diventata mia amica. Ma ora che mi hai portata via da lei, non posso far altro che sentirmi male e triste. Quindi non cercar di rimediare le cose- conclude con occhi umidi e vivi, ricordando i pochi momenti passati con lei.
La madre la guarda con espressione rattristata sentendosi colpevole, capisce di aver spezzato un legame fragile, ma forte nel profondo.
Un legame che sarebbe durato. Si sente come una forbice affilata che spezza un filo.
-tesoro mi spiace, ma lì abbiamo perso tuo padre e...non voglio vivere in un posto scelto da lui, in cui ci ha trascinate contro voglia. Mi dispiace tanto di aver diviso te e la tua amica- cerca di farsi perdonare, ma curiosa di saper di più le pone una domanda.
-ma dimmi, lei com'era?- fa con voce leggera e sicura.

-se te lo dicessi non mi faresti più tornare lì, e ti preoccuperesti- le risponde calma.
Non deve assolutamente toccare quell'argomento, sia perché ne risentirebbe, diventando ancor più malinconica, ma soprattutto per via di lei, del suo essere, comportamento e, in particolare, il suo aspetto.
-comunque non ritorneremo lì Sonora. Quindi, tanto vale raccontarmi di lei, no?- si fa più curiosa e sospettosa sentendo la risposta negativa della figlia.
La ragazza preferisce tacere. Dunque, la donna smette di cercare informazioni su quella sconosciuta amica.

Torna a concentrarsi sulla strada e la bambina fa lo stesso, sul paesaggio circostante.
Il silenzio impercettibile, divenuto ormai soffice e tranquillo, si allarga insinuandosi fra le bocche e le menti di entrambe.
Nel frattempo, le praterie infinite, gialle e marroni con qualche ciuffetto verde, diventano il soggetto di quel paesaggio ormai più allegro.
Sotto i raggi luminosi del sole, l'auto grigia e carica di bagagli si dirige verso un'altra meta.
Lontana dal pericolo, da un futuro nascosto e tortuoso.

Don't forget my eyesWhere stories live. Discover now