SCP III

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Guardava con occhi trascinati il vetro di quel grande serbatoio di acqua salata, mentre la creatura nuotava, muovendo in modo armonioso la pinna.
Si sentiva opprimere le orecchie da quelle cuffie anti-rumore, lui voleva solo sentire la sua voce. Molti gli ripetevano che era da matti, gli raccontavano sempre le esperienze passate..."ha una voce orribile, il suo canto è orribile" gli ripetevano ma lui non voleva crederci. Anzi, credeva a tutti, ma lui era rimasto attratto e travolto da quella creatura...voleva solo sentirla cantare.
Pensava a questo quando si rese conto che lo stava guardando, da dietro il vetro. Le sue mani squamate premute sulla superficie e il suo volto nel mezzo, che lo osservava con occhi neutri. I loro sguardi si incrociarono e l'uomo rivide ancora la traccia del trauma sul cranio, presente anche sulla schiena. Rimase immobile, potrebbe dire che era stupito dal suo comportamento, ma no...era affascinato da lei, quella creatura lo trasportava ad emozioni che non aveva mai provato.
L'esemplare femminile sembra cercare di parlargli, ma lui teme sia tutto frutto della sua mente. Pensa che non stia succedendo veramente a lui...si sente quasi fortunato. La creatura cerca di dirgli qualcosa, non sapendo che lui non può ascoltare la sua voce.
L'uomo cerca di capire il labiale, seguendo i movimenti delle sue labbra. Sa che per lei è difficile formulare frasi, sia per pronuncia sia per la comprensione dei concetti.
Lui si sforza di capire, ma proprio quando cerca di ripetere il labiale con le sue labbra, capisce che è una semplicissima frase in inglese.
I suoi occhi si spalancano per lo stupore e per l'emozione.
"You're cute" aveva detto, ne era sicuro...gliel'aveva detto veramente.
Ma la cosa che non teneva a mente, è che la creatura non comprende esattamente i concetti delle parole..."cute" non era il termine più appropriato.

Pallida femmina umana di origine Arabica o del Medio Oriente, avente vent'anni. Il soggetto non richiede sostentamento o sonno, non sembra essere affetta da invecchiamento o malattie. Presenta delle irregolarità dermiche sulle cosce e sui polpacci che assomigliano per struttura a delle scaglie di rettile.
Il Dr. Clef si ripete mentalmente le informazioni sulla donna che gli da le spalle. I suoi capelli neri le ricadono sulla schiena.
L'uomo sposta lo sguardo allo specchio dove incontra gli occhi indifferenti e freddi della donna. Mentre un addetto del personale di livello 0 le sistema il nuovo dispositivo di modulazione della voce, sopra la sua bocca, il dottore esamina nuovamente i documenti riguardanti i suoi comportamenti anomali.
Impassibile e distaccata verso gli umani, spiccatamente introversa, è altamente intelligente ed analitica. Vi è un netto miglioramento nel comportamento quando utilizza uno specchio. Un soggetto altamente narcisista, pensa lui quando, rialzando lo sguardo, nota gli occhi di lei che ancora lo scrutano attraverso il riflesso dello specchio.
L'uomo riabbassa lo sguardo, sentendosi un brivido sulla schiena, continuando a rileggere le informazioni sull'SCP.
I soggetti umani esposti a delle vocalizzazioni non filtrate sperimenteranno uno di due possibili effetti: un'inspiegabile infertilità o un'anomalia durante il sonno, entreranno in coma mentre del tessuto non essenziale si separerà dal soggetto, trasformandosi in un esemplare dell'SCP. Questo consiste in organismi femminili adulti di varie specie, le più frequenti sono: Aquila di Bonelli, Vipera del deserto, leone asiatico, uro, cavallo mongolo selvaggio e capra selvaggia.
Concludendo di leggere i rapporti passati, rabbrividisce rivedendo gli occhi della donna puntati direttamente su di lui.
Che cosa bizzarra, pensa.

Camminava per le strade di Praga quando fu scoperto e confinato, dopo essere sparito dalla strada ed essersi smaterializzato sul tetto di un edificio. Se non fosse stato per quel soldato, adesso sarebbe chissà dove per il mondo, a spargere la sua parola e aiutare i bisognosi.
-tutti qui ti chiamano 'Dio', la cosa ti da fastidio?- domanda senza essere interpellato l'uomo che gli sta dinanzi.
-no, affatto- risponde il soggetto, mentre lo osserva annotare qualcosa sui documenti riguardatigli. Incrociando le dita delle mani e circondando con esse il ginocchio della gamba accavallata, osserva gentilmente l'ospite che gli siede davanti.
Infondo gli piace questo posto, anche se la sua stanza gli sembra ancora troppo vuota.
-perché non ti infastidisce essere soprannominato a tal modo?- parla nuovamente il Dott. Beck, mentre scruta il suo viso barbuto e ai suoi occhi anziano.
-perché sono io il creatore dell'universo, dunque è giusto che mi chiamino per quel che sono- gli risponde, notando la sua espressione mutare all'incredulità.
-provalo allora- dice di rimando con fare curioso. A quella sua richiesta 'l'anziano' ride fragorosamente, alzandosi con nonchalance per poi dirigersi verso il muro della cella.
Il dottore rimane immobile, sbalordito dopo averlo visto attraversare il muro.

Don't forget my eyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora