🔥Zach: A Natale si ride

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Canticchiavo tutto contento i motivetti natalizi alla radio. Non sarei dovuto essere così di buon umore considerando che due ragazze mi avevano dato buca due giorni prima di Natale. Avrei voluto usare le mie mani magiche per altro, ma anche cucinare era un bel modo per usarle.
Lei mi si appiccicò alla schiena come una scimmia, facendomi perdere quasi l'equilibrio. Poi mi scoccò un bacio sulla guancia che fece scintille. Letteralmente. Mi si rizzarono i capelli e i peli sulle braccia.
Scese ridendo follemente e fuggì prima che potessi indignarmi e impastarla come il giorno del nostro compleanno.
«Com'è che sei a casa, Zachary?» chiese Opal divertita con gli occhi che le brillavano di allegria come sempre.
«Non chiamarmi Zachary» borbottai infastidito come sempre. «Non fa figo»
«Perché? Tu ti consideri figo?» mi schernì la mia dolce sorellina.
«Tantissimo.»
Con la sua incredibile sensibilità, Opal mi rise in faccia.
«Ti ricordo che quando abbiamo fatto la sfida a chi riusciva a conquistarsi più donne ho vinto io.» mi rimbeccò infilando il dito nell'impasto. Glielo strappai di mano offeso.
«Sei senza tatto.» dissi mettendo il broncio.
A dire il vero non ero offeso. Non riscrivo mai ad arrabbiarmi veramente con Opal.
Opal mi abbracciò di nuovo, più delicatamente. Un suo modo per scusarsi.
«Se non sapessi che siete fratelli... Penserei a voi come una coppia.» commentò una voce sarcastica alle nostre spalle.
Ci voltammo entrambi e trovammo James Sharp appoggiato di schiena contro lo stipite della cucina con in faccia la sua tipica espressione insofferente e annoiata.
Ovviamente i sensori non avevano avvertito il suo arrivo.
Io e mia sorella esclamammo entrambi il suo nome e gli saltammo addosso, gustandoci soddisfatti la sua buffa espressione d'orrore.
«Ah! Levatevi di torno, mi state incrinando le costole!» borbottò facendoci sghignazzare e stringerlo ancora di più.
«Jase! Bruci di puzzato!» esclamai ridendo e senza formulare prima le parole in testa.
«Non puzzo di bruciato.» affermò infastidito arricciando il naso e correggendomi al contempo.
«È la pentola.» aggiunse.
La mia espressione si raggelò e corsi agitato a salvare il resto della prelibatezza che avevo mollato in pentola.
Opal invece continuava a ridere.
Non ridava così da quando i nostri genitori erano morti e sentirla veramente felice rendeva felice anche me. Così iniziai a ridere anche io mentre Jase ci guardava con un sopracciglio incarnato.
Ma poi anche lui si mise a ridere, contagiato da noi.
«Quando rientra Lasy?» chiese il Luogotenente spulciando tra i miei piatti natalizi già pronti.
«Non lo sappiamo. È tre giorni che non abbiamo sue notizie. Secondo me ha perso la cognizione del tempo.» intervenne Opal.
«Oppure ha trovato una donna con cui passare il Natale.» dissi io.
«Non mi piace l'idea. Secondo me è a ciondolare in giro.» insistette mia sorella.
«Ma è poco plausibile. Ha trovato una donna, te lo dico io.» replicai.
Jase ci guardò con un sopracciglio alzato.
«Siete seri? Potrebbe essere nei guai.» commentò lui.
Io e Opal ci guardammo per poi esclamare entrambi:«Nah!»
Jase scosse la testa ormai con le speranze perse.
Poi si appartò per chiamare Nox al telefono.
Che carino, sembrava un maritino preoccupato. E ciò avrebbe fatto di Nox sua moglie... Immagini bizzarre mi si formarono in mente e la sola idea mi fece ridere da solo.
Scuotendo la testa mi rimisi a cucinare, cercando di sistemare il disastro del ragù bruciato.
«Posso darti una mano, Zachy?» si offrì Opal.
«No. Combineresti solo casini.» le proibì.
Lei poteva fare tutto quello che le pareva in tutti gli altri luoghi del mondo, ma in cucina ero io il padrone.
Opal mise il broncio.
«Va ad infastidire Jase. Lo so che adori farlo.» la cacciai mentre facevo mente locale.
«Zachary modalità chef è sempre stato il più antipatico.» borbottò.
«Non chiamarmi Zachary.» ripetei «e se proprio non ti piace lo chef Zach, puoi anche restare a digiuno oggi.»
«Non mi hai appena negato il pranzo di Natale!» esclamò lei oltraggiata.
«E invece sì, sorellina fastidiosa.» affermai puntando il cucchiaio verso di lei.
«Assaggia.» aggiunsi contraddicendomi del tutto.
Lei sempre con il broncio assaggiò e la sua espressione estasiata mi convinse che non avevo perso il tocco magico nonostante l'odore di bruciato.
«Ehi, Gemellini. Il Giustiziere ha bisogno di una mano, venite anche voi?» chiese Jase entrando dalla finestra della cucina.
Quindi era uscito di casa e rientrato senza attivare i sensori. Probabilmente la sicurezza della casa aveva bisogno di una forte revisione.
Lanciai in aria il cucchiaio che atterrò con precisione dentro la pentola.
«Io sono pronto.» dissi entusiasta.

Elements: SegretiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora