Capitolo 43: Piccole scoperte.

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Giorno 25: Ariadne
Al suono della sveglia aprii gli occhi. Mi tirai su dal letto, senza un briciolo di voglia, spensi la sveglia e mi sfregai gli occhi. Sbuffai e mi alzai. Era l'una e tra poco sarei dovuta andare a lavoro. Mi accarezzai la pancia dolcemente, così da dare un dolce risveglio alla mia piccola monella e mi guardai in giro, accorgendomi solo in quel momento di non essere in camera mia ma bensì in quella di John. Nulla di strano, ormai dormivo stabilmente lì. Velocemente e maldestramente rifeci il letto e poi uscii dalla stanza, diretta in camera mia per prendere i vestiti. Una volta davanti l'armadio lo aprii e presi l'intimo, uno dei vestitini che avevamo preso insieme io e John e le mie inseparabili ballerine. Niente giacchino perché fuori non faceva caldo, di più, infatti dopo aver accompagnato John a lavoro ero tornata a casa completamente sudata. Presi i vestiti, andai in bagno e li appoggiai sul ripiano di fianco al lavandino e, dopo aver fatto pipì, andai in cucina, il mio stomaco brontolava parecchio. Non avrei pranzato perché avevo promesso a John che avrei mangiato qualcosa al locale con lui, avrei solo spizzicato qualcosa e, per qualcosa, intendevo una fetta di pane e nutella. Presi la Nutella e il pane dalla dispensa, li appoggiai sul tavolo e poi presi un coltello. Mi sedetti su una delle sedie e, dopo aver aperto il barattolo, ne spalmai un'abbondante dose sul pane. Adoravo la Nutella, era come una droga per me. E, a quanto pareva, piaceva anche alla piccola ribelle. Dopo aver mangiato la fetta misi via pane e Nutella e lavai il coltello per poi correre in bagno a prepararmi. Mi tolsi il pigiama, lo piegai, lo appoggiai sul  wc chiuso e poi, siccome avevo già fatto ieri la doccia, mi lavai a pezzi. Una volta completamente lavata e profumata mi vestii e mi feci una bella coda alta, per stare più fresca, e mi misi un leggero strato di mascara e di cipria. Portai il pigiama in camera di John e poi tornai nella mia, per prendere la mia borsetta. Controllai che dentro ci fosse tutto e tornai in cucina, dove bevvi velocemente un bicchier d'acqua, per poi dirigermi verso la porta. La aprii, uscii e poi la richiusi. Pronta per la giornata. Presi l'ascensore e arrivai velocemente al piano terra. Salutai la signora che stava entrando e lei, gentilmente, me la tenne aperta, probabilmente aveva visto il mio vistoso pancione. La ringraziai cordialmente e uscii. Mi fermai un attimo, cercando di ricordarmi dove avessi parcheggiato l'auto e, quando mi venne in mente, riniziai a camminare. Girai a sinistra e continuai a camminare per qualche minuto. Una volta avvistata attraversai la strada, per andare dell'altra parte, e, dopo aver camminato ancora per qualche minuto, finalmente arrivai. Non mi ricordavo di averla parcheggiata così lontana, cavolo. Mi appoggiai un attimo contro ad essa e chiusi gli occhi, inspirando e espirando lentamente. Già faceva caldo e, in più, il mio stato non aiutava. Mi passai una mano sul viso, asciugando il sudore che mi imperlava la fronte. Una volta ripresa mi staccai e aprii l'auto, forse era meglio entrare in macchina. Mi sedetti al posto del guidatore e chiusi la portiera. Mi misi poi la cintura ed accesi subito l'aria condizionata. Fu paradisiaco. Misi in moto e partii. In un quarto d'ora arrivai alla libreria. Inutile dire che per tutto il viaggio avevo cantato a squarciagola ogni brano che mi capitava a tiro. Parcheggiai vicino, scesi dall'auto, la chiusi e mi diressi verso il negozio. Guardai l'ora: erano le due. Prima sarei passata di lì, per avvisare che c'ero e che sarei tornata di lì a poco, e poi sarei andata a mangiare da John. Camminai per qualche minuto fino ad arrivare davanti all'entrata. Aprii la porta e la campanella suonò, annunciando il mio arrivo. Poggiai la borsa sul bancone della cassa e, quando mi girai, vidi sbucare fuori Danny da dietro uno scaffale. Mi sorrise e io ricambia. "Ehy Adny, come stai? Come mai sei già qua?" Andai verso di lui e mi appoggiai allo scaffale. "Tutto bene, dai. La piccola scalcia che è una meraviglia, insomma nulla di nuovo. Sono già qui perché ho promesso a John di mangiare qualcosa con lui al locale. Tu come stai?" "Anche io tutto bene. Sono felice che stiate bene entrambe e, a proposito di John, devo dirti un paio di cose." A quelle parole mi irrigidii. Avevo paura di ciò che poteva dirmi. "Dimmi." Si grattó la testa, con fare nervoso, e poi sputò il rospo. "Sono andato a pranzare al District oggi, ho incontrato John e...e abbiamo chiarito la situazione. Immaginavo lui potesse essere geloso di me ma io gli ho detto di non considerarmi un rivale, che non mi metterei mai tra di voi, nonostante mi costi molto." Sentii nella sua voce una nota triste, si era rassegnato al fatto che io fossi innamorata di un altro. Andai da lui e lo abbracciai. "Grazie, Danny." "Di nulla, piccola Adny."  Ci staccammo e ci guardammo. "Sai che sei il mio migliore amico, vero?" Rise. "E tu la mia." Gli lasciai un bacio sulla guancia e presi la mia borsa. "Allora io vado, a dopo." Mi diressi verso la porta. "Ariadne!" Mi bloccai, con la mano sulla maniglia della porta d'entrata. "Si?" "Lui ti ama." A quelle parole tutta l'aria nei miei polmoni si prosciugò e il mio cuore incominciò a battere all'impazzata. "C-come fai ad esserne certo?" "Me lo ha detto lui oggi, mi ha detto che ama te e la bambina e che mai lascerebbe che qualcuno o qualcosa vi portasse via da lui. Mai." Lacrime calde incominciarono a scendere dai miei occhi. Un sorriso spontaneo illuminò il mio viso. Mi portai la mano davanti alla bocca, sentivo di star scoppiando dalla felicità. Mi guardai  attraverso il vetro e vidi una Ariadne al settimo cielo, una Ariadne innamorata. Finalmente mi vedevo felice. Mi girai verso Danny. "Grazie per avermelo detto." Non lo lasciai aggiungere nulla, aprii la porta di scatto e uscii dal negozio. Camminai il più in fretta possibile, senza smettere mai di sorridere come un'ebete. Non ci volle molto per arrivare al District, appena lo raggiunsi aprii la porta ed entrai. Lo vidi finire di servire un tavolo per poi girarsi verso di me. Ero così felice di vederlo, ancora non riuscivo a crederci che lui mi amasse, era così strano dirlo, pensarlo. Ero al settimo cielo. Appena i nostri sguardi si incontrarono gli sorrisi, sorriso che lui ricambiò. Gli andai velocemente incontro e gli buttai le braccia intorno al collo, plasmandomi contro di lui. Volevo sentire il suo calore, il suo amore. Lui mi strinse a sé forte, stando al contempo attento a non schiacciarmi la pancia. Contemporaneamente io protesi il mio viso verso di lui e lui protese il suo verso di me, provocando un bellissimo scontro tra le nostre labbra. Le sue erano calde e accoglienti, come sempre. Mi facevano sentire a casa. Gli presi il viso tra le mani e premetti la mia bocca sulla sua, volevo mi entrasse dentro e non uscisse mai più. Lo sentii sorridere e io non potei fare altro se non sorridere anche io. Tutto stava andando finalmente nella direzione giusta, nonostante gli ostacoli tutto si stava sistemando. Ci staccammo e rimanemmo a guardarci. "A cosa devo tutto questo affetto?" Alzai le spalle. "Ho pensato a quanto debba essere bello baciare la persona che si ama." Lui indietreggiò di qualche passo, sorpreso e accigliato, pur non smettendo di toccarmi. "Ariadne, cosa..."  "E quindi l'ho fatto."

P.S. andate a rileggere il capitolo 42, causa cambiamento di qualche orario.
E, un'ultima cosa, se vi va passate a leggere la storia di AriannaT22 "L'amore è qua", è una storia veramente molto bella.
Grazie, Chris

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