Capitolo 41: Ferie... assolutamente non volute!

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Giorno 24: Ariadne
Salutai la signora e la osservai uscire dal negozio, oggi era stata una mattinata piena di clienti. Sembrava che tutti si fossero svegliati con un'impellente voglia di mettersi a leggere. Meglio così, ero contenta che il negozio andasse bene e mi piaceva aiutare le persone a trovare ciò che volevano. Ero lì apposta! In più oggi facevo il turno con Danny, il che voleva dire divertimento assicurato. Dopo la nostra uscita non ci eravamo più visti al di fuori del contesto lavorativo e non avevamo più parlato di ciò che era accaduto. Però, per fortuna, tra noi non c'era nessun imbarazzo, almeno così mi sembrava. "Allora, hai venduto?" Mi girai verso Danny e gli sorrisi. "Non penso sia importante se ho venduto o no ma se sono riuscita ad aiutare...comunque si, ho venduto." Lui annuì e si appoggiò al bancone. "Sei molto intelligente." Arrossì. "Lo so." Gli feci un occhiolino e poi scoppiammo a ridere. "E anche modesta!" Smettemmo di ridere dopo qualche secondo, quando la porta del negozio si riaprí. Ci girammo entrambi automaticamente, sorpresi da chi vedemmo entrare. "Emily! Come va, bellissima?" Danny le corse in contro e la baciò sulle guance. "Danny...no smancerie, grazie." Lui alzò in alto le mani e si spostò. Appena Emily mi vide e mi sorrise dolcemente. "Ariadne, che piacere! Come stai? Come ti trovi qui? Il mio gregge di pecore ti tratta bene?" Risi e ci abbracciammo. "È un piacere rivederti Emily! Io tutto bene, tutti qui mi trattano benissimo e la gravidanza procede a gonfie vele...tu come stai?" " Tutto bene, dai. Tutto tranquillo, nulla di eclatante...la vita coniugale è una noia." Ridemmo e lei mi si avvicinò, indicando la mia pancia. "Posso?" Annuii, Isbel mi aveva raccontato che lei e suo marito avevano provato per anni ad avere figli fino a quando non si era scoperto che non poteva averne, da allora aveva aperto la libreria e si era concentrata sul lavoro e su suo marito. Posò la mano sul ventre e sorrise. "Sarà una femmina, sai?" Mi guardò e sorrise. "È fantastico, Ariadne. Sono davvero contenta. Sai...io ho sempre voluto un maschio." Guardai Danny tristemente. Lui scosse la testa, facendomi segno di non dire nulla. "E va bè...ho già il mio da fare con Elijah." Sorrisi e lei si staccò. "Allora cari miei, sono venuta qui perché ero a casa da sola e non avevo proprio nessuna voglia di occuparmi della contabilità del negozio e quindi mi sono detta 'perché non andare ad aiutare i ragazzi?' e quindi eccomi qui." "Sei la benvenuta, Emily." Lei rise. "Ci mancherebbe! Non dimenticate che il negozio è mio!" Alzammo entrambi le mani e ridemmo. "Visto che sei qua ti va di aiutarmi a sistemare i nuovi arrivi? Così almeno non facciamo stancare l'invalida." Indignata, gli lanciai addosso una penna trovata per caso. "Ehy! Non sono invalida...solo incinta." Riuscì a schivarla e mi fece la linguaccia. Scossi la testa, i ragazzi erano tutti dei bambinoni troppo cresciuti. Tornai a sedermi alla cassa e mentre loro svuotavano i pacchi io feci l'inventario. Senza neanche accorgercene arrivarono le due, le ore erano passate velocemente, tra scherzi, risate e buona compagnia. Alle tre sarebbe passato a prendermi John, direzione casa. Mi alzai dalla sedia e mi diressi verso Emily, che era intenta a leggere. Le toccai delicatamente la spalla e subito si girò verso di me. "Emily...potrei parlarti un momento?" Danny alzò il viso di scatto mentre lei chiuse il libro e si alzò, seria in volto. "È successo qualcosa?" Scossi la testa. I lineamenti del suo viso si rilassarono e sospirò. "Mi hai fatto prendere un colpo!" Arrossii. Anche Danny si alzò. "Volete che vi lasci tranquille?" Scossi la testa. "Tranquillo, resta pure." "Allora...dimmi tutto." Presi un bel respiro profondo. "Ti volevo chiedere se potevo assentarmi questo sabato e il lunedì dopo." Mi sorrise. "Ma certo Ariadne che puoi ma dimmi...è successo qualcosa di grave?" Mi passai una mano tra i capelli, scompigliandoli leggermente. "Solo qualche problema in famiglia, purtroppo problemi che proprio non posso rimandare. Credimi se ti dicessi che avrei preferito di gran lunga venire al lavoro." "Dalla tua faccia non stento a crederci. Dove devi andare?" "A Washington, andiamo in treno. Io, mia sorella e John." "Per fortuna non sei sola." Sorrisi e guardai l'ora. Erano le due e mezza. "Allora...vado a cambiarmi e poi torno, okay?" "Vai vai!" Con una spintarella Emily mi spinse sul retro. Aprii il mio armadietto e mi tolsi il grembiule, che cominciava a starmi stretto, e indossai il golfino che mi ero portata dietro, visto che il vento oggi aveva deciso di farci compagnia. Presi la mia borsa, chiusi l'armadietto e tornai di là. "Ora vado io se non vi dispiace." Detto ciò anche Emily andò a cambiarsi. "Washington, eh?" Mi avvicinai. "Già...ci sei mai stato?" Scosse la testa. "No, ma se avessi saputo che c'eri tu allora ci avrei fatto un salto..." Arrossii. "Smettila." "Che c'è?! Dico solo la verità." "E io non la voglio sapere." Non fece in tempo a rispondere che Emily ricomparve. "Vuoi andare tu?" Lui annuí e prima di sparire nel retro mi lanciò un ultimo sguardo. "Gli piaci, sai?" "Purtroppo lo so." "Perché purtroppo, è un bravo ragazzo." Scossi la testa. "Non è quello il problema, so che è un bravo ragazzo e che sarebbe un bravo fidanzato ma io porto in grembo il figlio di un altro, io amo un altro." Lei annuì, mi capiva. "Lo voglio proprio vedere questo fantomatico John." Come se lo avesse invocato al di là del vetro apparve proprio la figura di John. Entrò e subito fu accolto da Emily. "Posso aiutarla?" "No no, grazie. Sono venuto solo per prendere Ariadne." In quel momento Danny tornò in negozio e Adrian entrò. Guardò perplesso la situazione per poi rifugiarsi nel retro. Faceva bene, era ciò che avrei voluto fare io. A rompere il silenzio fu Emily. "E così tu sei John! Molto piacere, io sono Emily, la datrice di lavoro di Ariadne." Gli porse la mano e lui la strinse, senza molta attenzione. Il suo sguardo era fisso su Danny. Se gli sguardi avessero potuto uccidere probabilmente Danny non sarebbe stato più tra noi. "Il piacere è mio." Si staccarono e io mi avvicinai a lui, che subito mi circondò la vita col suo braccio muscoloso. Arrossii e alzai lo sguardo. "Andiamo?" Annuì e io salutai Emily con un abbraccio e Danny con un cenno del capo. "A domani ragazzi!" In coro ricambiarono il saluto, con mia grande sorpresa partecipò anche Adrian. Uscimmo e ci incamminammo verso la macchina. John, però, mi sembrava assente. Mi fermai e lui con me, si voltò verso di me perplesso. "Che cosa hai?" "Nulla." "Davvero davvero?" Sbuffò e mi abbracciò stretta stretta. "Mi ha dato il nervoso vedere quel tizio, mi dá il nervoso che abbia la possibilità di ronzarti intorno per tutto il tempo." Scossi la testa, il mio gelosone. Mi scostai. "John, guardami. Quante volte ancora devo dirti che io voglio stare solo con te? Dieci, venti, cinquanta, cento?" Rise. "Scusami, hai ragione. Sono uno scemo." Mi alzai sulle punte e gli lasciai un tenero bacio sul naso. "Il mio scemo preferito." Raggiungemmo la macchina ed entrammo al suo interno. "Prima che me lo scordi...hai chiesto per sabato e lunedì?" Annuí. "Via libera, piccola. E tu?" "Via libera, piccolo." Ridemmo e poi partimmo. Direzione riposo.

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