Capitolo 25: Raccontare una storia.

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Cinque mesi prima
La casa era affollata e rumorosa, il persistente vociare e la musica assordante mi stordivano completamente. Non sarei mai dovuta venire, essermi lasciata convincere da mia sorella era stato uno sbaglio enorme. Sentivo che quello non era posto per me. Sospirai, sconsolata, e mi feci largo tra la folla, dovevo assolutamente recuperare mia sorella, che già mi aveva abbandonata. L'abitazione era piuttosto grande e tutte le persone erano concentrate per lo più in sala e in cucina, uniche stanze al piano terra. Mi alzai sulle punte, per cercare di scovare la testa bruna di mia sorella che, a differenza mia, aveva preso il colore dei capelli da nostra madre. La invidiavo per quello...almeno lei riusciva ad assomigliare un meno a quel mostro che era nostro padre. Scossi la testa e lasciai scivolare via quei pensieri, non era proprio il momento. Per riuscire a passare dovetti spintonare qua e là, stando attenta che nessuno si facesse male e se la prendesse con me. Le persone presenti erano per lo più ragazzi e per lo più maschi. Le ragazze ballavano e si strusciavano volgarmente addosso al sesso opposto. Storsi il naso e proseguii verso la cucina, la mia meta. Magari sarei riuscita a dissetarmi e ad avere un po' di pace. Ancora di mia sorella, però, nessuna traccia ed io incominciavo a preoccuparmi. Mi chiedevo dove potesse essersi andata a cacciare. Era lei la sorella maggiore ma a volte sembrava dimenticarselo così io dovevo badare a me stessa da sola e a volte badare anche a lei. Superai gli ultimi ostacoli e finalmente raggiunsi la cucina, leggermente meno piena della sala. Qua si riusciva a respirare e c'era perfino una piccola finestra aperta, giusto per far entrare la fredda aria di febbraio. Mi fiondai verso di essa e mi ci affacciai, respirando intensamente. L'aria accarezzò il mio viso e io chiusi gli occhi, sorridendo. Come avrei voluto essere a casa di mia sorella, con un buon libro e una tazza di cioccolata calda fumante e invece ero in una casa a me sconosciuta che puzzava di sudore e fumo. Sapevo che provare nuove esperienze poteva solo arricchirmi ma proprio questo non faceva per me. Mi allontanati dalla finestra e andai addosso a qualcuno che, evidentemente, si trovava proprio dietro di me. Mi girai e incontrai gli occhi arrossati e lucidi di una ragazza. Avrà avuto qualche anno in più di me ed era estremamente truccata, con un vestito molto corto. "Scusami, non volevo venirti addosso!" Lei mi guardò e scoppiò a ridere. Rimasi ferma al mio posto con la bocca aperta, sconcertata. Non mi era mai capitato che qualcuno mi ridesse in faccia per delle scuse. Improvvisamente mi sentii inadatta e arrossii. Lei smise di ridere e mi guardò. "Sei tutta rooooossa!" Mi disse, indicando il mio viso. Mi tirai indietro una ciocca di capelli neri e mi sistemai gli occhiali. Talmente eravamo uscite in fretta che mi ero dimenticata di indossare le lenti, molto più comode degli occhiali. Lei mi si avvicinò lentamente e io indietreggiai. "Ciaaaao, io sono Blaiiire! E tu chi sei?!" La ragazza strascicava le parole e ogni frase era accompagnata da risolini. Era decisamente ubriaca. Mi porse la mano e io gliela strinsi leggermente. "I-Io sono Ariadne e sto cercando mia sorella." Lei lasciò andare la mia mano e annuì più volte. "Io potreeeei...conoscere tua sorella! Qual è il suoooooo nome?" Sorrisi. Era molto buffa. "Si chiama Katy." Lei ci pensò su e poi scosse la testa. "Mmm...no! Non conosco nessuuuuno con quel nome. No no." Annuii, rassegnata, e le sorrisi. Lei si guardò un attimo intorno e rise. "Adesso dovrei andare, ciao ciao!" Si allontanò ma, prima che sparisse dalla mia visuale, la fermai. Lei si voltò verso di me, sempre tutta sorridente. "Non è che potresti darmi qualcosa da bere? Non conosco bene la casa." Lei mi guardò, annuì e poi, spintonando le persone nella stanza, raggiunse il bancone della cucina e versò uno strano intruglio in un bicchiere, per poi tornare da me. Me lo passò e mi lasciò un bacio sulla guancia, come saluto, e se ne andò. Che buffa. Abbassai lo sguardo sul mio bicchiere e lo guardai perplessa. Aveva un colorito ambrato ed emanava un odore forte che non riuscivo a distinguere. Rimasi a guardarlo per qualche minuto, indecisa se berlo o no. Alla fine la sete prevalse e io mi portai il bicchiere alla bocca, bevendone una gran quantità. Il liquido mi bruciò la gola e io allontanai velocemente il bicchiere dalle mie labbra. Tossii e mi pentii di ciò che avevo fatto. Sentii la testa farsi più leggera e il corpo intorpidirsi leggermente. Barcollai indietro e mi ritrovai di nuovo vicino alla finestra. Appoggiai il bicchierino lì da qualche parte e respirai più volte, dovevo calmare il giramento di testa. Che cosa avevo combinato? Dovevo cercare mia sorella e mi mettevo a bere alcol? Sospirai e mi diedi della deficiente mentalmente. Quando il giramento di testa si affievolì io mi staccai dalla finestra definitivamente e uscii dalla cucina. Mi guardai di nuovo in giro ma niente. Mi rassegnai e mi misi in cerca di un luogo tranquillo in cui stare per il resto della serata, non conoscevo abbastanza New York per andare in giro da sola a quell'ora e l'unica cosa che potevo fare era aspettare che mia sorella sbucasse fuori da sola e mi trovasse. Notai che la scala che portava ai piani superiori era sgombra e quindi mi diressi verso di essa. Spintonai gente qua e là e finalmente le raggiunsi, salii al piano di sopra e un corridoio quasi totalmente buio mi accolse. Non vedevo molto bene quante porte c'erano ma da alcune di esse si intravedeva un luce soffusa. Chi mi assicurava che mia sorella non si trovasse in una di quelle stanze? Provare non costava nulla. Mi diressi verso la più vicina e la aprii. Dentro notai subito due ragazzi, abbracciati stretti, che si stavano baciando come se non ci fosse stato un domani, e neanche un dopodomani! Prima di richiudere velocemente la porta riuscii a scorgere le scarpe dorate e brillantinate che mia sorella aveva indossato prima di uscire. Mi appoggiai contro la porta e sospirai, felice. Non so se si fosse accorta di me ma almeno adesso sapevo dov'era. Non mi restava che aspettare che il loro amplesso finisse. Mi staccai dalla porta e feci qualche passo avanti, appoggiandomi al muro, finché non trovai una maniglia. Da sotto la porta non proveniva nessuna luce, questo voleva dire che era un posto sicuro dove avrei potuto passare il resto della serata. L'aprii ed entrai al suo interno, richiudendomela, poi, alle spalle. La stanza era molto grande ed aveva un balcone che dava su uno stretto vicolo, al buio mi sembrava di vedere un ampio letto con davanti un altro altrettanto ampio armadio. Mi incamminai per la stanza e mi guardai intorno, cercando magari un interruttore. Il rumore della porta finestra che si apriva mi fece bloccare. Istantaneamente mi girai da quella parte e i miei occhi si scontrarono con quelli sconosciuti del ragazzo davanti a me. Ci fissammo per quelli che mi sembrarono minuti infiniti, finché lui non si chiuse la porta-finestra alle spalle e incominciò a venire verso di me. Non sapevo che fare. Rimanere lì ferma o andare via, scappare? Lui non ci mise molto a raggiungermi e io non potei che rimanere lì. Ora eravamo praticamente faccia a faccia e i nostri respiri si fondevano. Non so perché ma sentivo delle scintille scoppiare nel mio corpo, sentivo improvvisamente caldo.  Sicuramente sarà stata colpa dell'alcol, non poteva esserci altra spiegazione, lui era uno sconosciuto! Era molto alto e, pur essendo al buio, riuscivo a vedere i capelli corti marroni e gli occhi castani, come i miei. Lui mi superò e accesse una piccola abat-jour, posizionata sul comodino sinistro del letto. Sbattei più volte gli occhi, per abituarmi alla luce, e ciò che mi trovai davanti mi lasciò a bocca aperta. Davanti a me c'era un ragazzo bellissimo. Rimanemmo a fissarci per secondi, finché lui non ruppe il silenzio. "Come ti chiami?" Arrossii e mi affrettai a rispondere, non volevo fare la figura della scema davanti a lui. "A-Ariadne...tu?" Mi sorrise e si avvicinò. "John." Mi prese la mano e ci lasciò un bacio sopra. Era calda e grossa e avvolgeva interamente la mia. Ridacchiai e gli feci un inchino. Lui rilasciò la mia mano e il suo sorriso brillò. "Piacere di conoscerti." "Piacere mio." Mi sedetti sul morbido letto e lui mi seguì a ruota, accomodandosi a pochi centimetri da me. "Cosa ci fai qui? Non mi sembri tipa da festa." Si appoggiò contro la testata del letto, aspettando una mia risposta. "Diciamo che mi sono lasciata convincere, io sarei di sicuro rimasta a casa a leggere un buon libro." Lui mi guardó, stupito e ammirato. "Sai, penso sia difficile trovare una ragazza che abbia ancora voglia di aprire un libro di sua spontanea volontà. Quanti anni hai?" Risi e mi avvicinai. Qualcosa, in lui, mi diceva che potevo fidarmi. "19 giusti giusti. E tu? Perché sei qui e non giù a goderti la festa?" Alzò le spalle, con fare annoiato. "Volevo un po' di tranquillità, penso di aver alzato un troppo il gomito." Lo studiai, non mi sembrava ubriaco. Non ci misi tanto ad esternare il mio pensiero. "Non mi sembri ubriaco." Lui rise e si portò le mani dietro al collo, per stare più comodo. "Modestamente lo nascondo bene." "Sarai allenato." Lui si finse offeso e mise il broncio. "Non sono un alcolizzato!" Io alzai le mani. "Giuro che non intendevo dire quello!" Lui scoppiò a ridere e io rimasi confusa. "Ehi, ehi, tranquilla, stavo scherzando! Ora tira giù quelle mani." Feci come mi aveva detto e salii sul letto. Gattonai fino alla testata e mi ci appoggiai contro come il ragazzo. Lui si girò a guardarmi e mi spostò una ciocca di capelli, sfuggita alla molletta. Io arrossii, maledettamente tanto. "G-Grazie." Lui mi sorrise e alzò le spalle. "Sei una ragazza timida, eh?" Mi misi a giocherellare con le mani nervosamente, non sapevo bene cosa rispondere. "Io...be si...forse un ." Lui mi si avvicinò, sorridendomi, le nostre gambe attaccate e il suo calore che mi accendeva. "Sei bellissima." Oddio! Mi portai le mani al viso e me lo coprii, nascondendomi dietro ad esse, e biascicai qualcosa. "Adesso si che sembri ubriaco! Stai dicendo una sciocchezza!" Lui prese le mie mani tra le sue e me le tolse dal viso, poggiandomele lungo in busto. Le lasciò andare e poi appoggiò una sua mano sulla mia guancia, carezzandola lentamente. Io rimasi ferma e mi sentii più viva che mai. In un solo attimo. Poi, lui avvicinó il suo viso al mio e posò le sue labbra sulle mie. Io spalancai gli occhi e per qualche secondo rimasi immobile. Lui mosse le labbra sulle mie delicatamente, come a invitarmi a muovermi con lui. Mi sciolsi e ricambiai il bacio, posandogli le mani sul petto. Lui lecco il mio labbro inferiore e io aprii leggermente le labbra, per farlo entrare. Le nostre lingue si mossero in sincrono, accarezzandosi e assaggiandosi. Lui sapeva di menta e quella che riconoscevo come vodka. Ahimè, pur non avendo mai bevuto alcolici, alcuni li riconoscevo. Era piacevole e per niente fastidioso. Lui mi tolse le mani dal viso e le fece scivolare sotto le mie cosce, mi alzò leggermente e mi fece sedere sulle sue gambe. Ero praticamente addosso a lui. Spostai le mie mani dietro al suo collo e glielo accarezzai, descrivendo cerchi immaginari. Il bacio fu interrotto da un suo gemito e lui, velocemente, spostò la bocca sul mio collo. Io sospirai e lo lasciai cadere di lato. Non ero molto esperta ma ne avevo letti di libri, tanto da sapere come comportarsi in questi casi. Mi strinsi a lui e sentii la sua bocca baciare il collo in tutta la sua lunghezza. Scendeva fino alla clavicola e poi risaliva. Non sapevo cosa stavo facendo, sapevo che avrei dovuto dirgli di smetterla, sentivo la musica della festa sotto di noi ma, l'unica cosa che mi sentivo, era che tutto questo era giusto. Sorrisi e gli presi il viso tra le mani. Lo guardai negli occhi e ricongiusi le nostre labbra, ferocemente. Lui portò le sue mani sul bordo della mia maglietta e lentamente incominciò ad alzarla. Mi staccai e guardai in basso, per poi rialzare la testa. "Posso?" Ci pensai e una sola risposta uscii dalla mia bocca. "S-Si." Lui me la alzò completamente e me la tolse, lasciandomi in reggiseno e jeans. Rabbrividii per il freddo e lui, accortosene, mi strinse a lui, petto contro petto. Io gli posizionai la testa nell'incavo del collo e, dolcemente, gli lasciai dei baci sul collo e dietro l'orecchio. Dovevo abbattere la mia timidezza. Lo sentii sospirare e spostarsi da me. Mi alzò dalle sue gambe  e mi fece atterrare sul materasso. Lo guardai perplessa alzarsi ma, quando lo vidi togliersi le scarpe, capii subito. Si tolse la maglietta e io potei ammirare tutto ciò che c'era sotto, ovvero un petto muscoloso, ma non esageratamente, e definito. Buttò la maglia per terra e poi passò ai jeans. Con estrema lentezza si sfilò la cintura e sbottonò i jeans. Lo guardai prendere la cintura e rotearla in aria, come un cowboy, per poi buttarla a terra, e io non potei che scoppiare a ridere. La tensione piano piano scemava e io mi sentivo sempre più a mio agio anche se, quando i suoi pantaloni caddero a terra, sentii le guance arrossarsi. Mi portai al centro del letto e li lo aspettai. Lui risalì e venne verso di me, facendomi sdraiare e posizionandosi sopra di me. Appoggiò il suo corpo al mio e scese a baciarmi le labbra mentre muoveva il suo bacino sul mio, facendo ansimare entrambi. Nel frattempo scese con la bocca fino al solco dei seni e io, presa dalla passione, me lo sfilai velocemente, tirandomi leggermente su. John rimase a guardarmi incantato, facendo vagare lo sguardo dal mio viso al mio seno. Con lentezza si abbassò fino ad poggiarci le labbra sopra e, dopo qualche secondo, arrivarono anche le mani. Io ansimavo, sconvolta dal piacere che stavo provando. Brividi di piacere percorrevano come razzi la mia schiena. Abbandonò, poi, il seno e scese più in basso, sul ventre liscio e piatto, lasciando una scia di baci infuocati. Io immersi le mani tra i suoi capelli e li tirai leggermente. "Sei stupenda, Ariadne. Sei morbida e liscia, sei il paradiso." Sorrisi e, ben presto, anche i miei pantaloni e i nostri indumenti intimi caddero a terra. Ci guardammo negli occhi e, nei suoi, leggevo una domanda, una domanda a cui solo io potevo dare la risposta. Volevo farlo? Qui e con lui? Volevo fare questo importante passo con lui? Si. Non sapevo come spiegarlo ma sentivo che era giusto. Sentivo che questo ci avrebbe segnato per sempre. Annuì alla sua domanda silenziosa, emozionata. Però, prima che potesse fare qualunque cosa, io avevo una domanda per lui. "Puoi...puoi fare piano, per favore." Anche lui annuì e, piano piano, lo senti entrare dentro di me. Un leggero dolore trafisse il mio corpo e trattenni il respiro. "Va...va tutto bene?" Gli sorrisi e gli accarezzai la guancia destra, invitandolo ad andare avanti. Si muoveva leggermente e io accoglievo ogni sua spinta con un gemito leggero. Stavo velocemente raggiungendo il culmine e lui con me. Dopo poche altre spinte io proruppi in un forte gemito, segno del mio piacere. Mi rilassai e mi lasciai andare contro il materasso, stringendo John a me. Lui cominciò a spingere più velocemente e spasmodicamente finché anche lui non venne. Si accasció su di me e dopo qualche secondo si spostò di lato portandomi con se e abbracciandomi. In quel momento mi sentii desiderata e parte di qualcosa. Sospirai e ci addormentammo così.

~•~•~

La portà della camera si aprii bruscamente e un mano scosse il mio braccio, disturbando il mio sonno. Scacciai la mano, protestando leggermente. Non avevo voglia di alzarmi, li stavo calda e comoda. "Ariadne svegliati, forza! Dobbiamo andare, mamma e papà verranno a prenderti tra poco!" Conoscevo quella voce e conoscevo la portata di quelle parole. Aprii di scatto gli occhi e li sbattei più volte, per abituarmi alla luce. Davanti a me c'era Katy, con i capelli scompigliati e i vestiti sgualciti. Mi guardai intorno e notai vari vestiti sparsi a terra, ricordo di ciò che era successo la sera prima. Arrossii violentemente e guardai il mio corpo completamente nudo, circondato da braccia muscolose. Mi girai e mi ritrovai a pochi centimetri dal bel viso di John. Sorrisi e gli lasciai un leggero bacio sulle labbra, per non svegliarlo, prima di sgusciare fuori dalle sue braccia. Appena mi staccai sentii un freddo pungente farsi spazio sulla mia pelle e all'interno del mio corpo. Rabbrividii e corsi a raccattare i miei vestiti e intanto parlai con mia sorella. "Ieri ti ho cercata dappertutto!" Lei sbuffó e mi osservó vestirmi. Lo facevo il più velocemente e il più silenziosamente possibile. "Si ma alla fine mi hai trovata." Incominciai a rivestirmi e in poco tempo fui pronta. "E come ti ho trovata." "Mi hai trovata come io ho trovato te ora." Mi morsi il labbro e sorrisi al ricordo di ieri sera. In effetti aveva ragione. "Dai Ariadne andiamo!" Mi volati verso il letto e rimasi ad osservare per qualche secondo ancora John. Dormiva beatamente come un ghiro. Sorrisi, mi avvicinai a lui e gli lasciai un altro bacio sulla bocca. "Ariadne!" Raggiunsi velocemente mia sorella e insieme uscimmo da quella stanza. Uscii con un groppo al cuore e la speranza che il destino ci avrebbe fatto rincontrare.

P.S. Dedico il capitolo a Federica. Bacioni cucciola! Ci rivediamo lunedì😘

Noi e il frutto del nostro amoreWhere stories live. Discover now