Capitolo 28

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Chat aprì gli occhi e subito cercò con lo sguardo la sua compagna, trovandola fortunatamente di fianco a lui. Sospirò sollevato concentrando poi la sua attenzione sull'enorme vetrata posta di fronte a loro; la osservò comprendendo man mano dove si trovassero: quella era casa sua. 

Non poteva esserne più sicuro: la vista era la stessa che lui osservava la notte, perso nei suoi pensieri. 

Marinette puntò le sue iridi cerulee su Adrien e sentì, dentro di sé, un pezzo del suo cuore sbriciolarsi. Non vedeva il dolore del ragazzo, ma era come se anche lei sentisse quella consapevolezza schiacciarla.

-Adrien...- mormorò preoccupata e il suono di quella voce per l'eroe fu come il richiamo alla realtà.

Si girò in fretta e il sorriso che le mostrò, fu la conferma della sua incredibile forza d'animo: nonostante tutto lui resisteva.

Un rumore di passi si espanse nel luogo e Papillon comparve sotto i loro occhi, Marinette però notò che qualcosa fosse cambiato nei suoi atteggiamenti, sembrava proprio avesse perso la determinazione.

-Benvenuti, questa è la mia dimora- affermò distendendo il braccio per indicare la stanza vuota e spoglia. -Adrien, dovresti ricordare questa stanza- continuò, concentrando la sua attenzione sul figlio.

Il ragazzo si guardò intorno spaesato, quella stanza non gli rievocava nulla in mente; non ricordava neppure come si ci arrivasse. 

-Strano che tu non l'abbia riconosciuta, da piccolo ci passavi molto tempo- disse Papillon con un tono quasi malinconico. I loro occhi si incontrarono e l'uomo abbassò il capo sconsolato. -L'hai dimenticata...- sussurrò dispiaciuto. 

Quello fu, però, solo un semplice frangente perché, subito dopo, le sue farfalle si scagliarono su Chat Noir, mentre lui sfoderava la sua spada e si avventava contro Ladybug. 

-Chat!- urlò Marinette in preda al panico. Aveva visto tutte quelle farfalle sopraffare il suo fidanzato, ma non si era accorta della figura che si stava avvicinando a lei. 

Sentì uno strano rumore e girò di scatto la testa verso l'uomo che aveva di fronte, eppure fu troppo tardi: un fendente le arrivò dritto al fianco, dilaniandole la carne. 

Abbassò la testa tremando e fissò il sangue che le imbrattava la tuta; per qualche secondo tutto diventò distorto e sentì quella sensazione di vuoto che si prova prima di cadere. 

Sbatté le palpebre una, due volte e poi le chiuse completamente pronta a qualcosa di irreparabile. 

Papillon la osservava mentre una risata scuoteva il suo intero corpo: aveva però esultato troppo presto. Un bastone gli arrivò nello stomaco facendolo piegare in avanti per il dolore. In quell'esatto momento Chat Noir si precipitò da Ladybug e la prese tra le braccia, convinto più che mai a fuggire. 

Corse verso l'unica porta presente nella stanza, speranzoso di ritrovarsi nella sua magione e invece quello che si trovò davanti fu ben più spaventoso della sua prigione personale.

Una donna dai capelli biondi era adagiata su un letto, coperta da una teca di vetro. 

-Mamma?- mormorò Chat, alternando lo sguardo tra le due donne più importanti della sua vita, sentendosi completamente distrutto. Tra le sue braccia, riscaldata dai suoi muscoli in tensione, la sua fidanzata annaspava alla ricerca di aria. 

"Marinette"

"Marinette"

"Marinette"

Riaprì di colpo gli occhi mentre una forza sconosciuta si impadroniva di lei. La voce delle persone a lei più care risuonò nelle sue orecchie come un grido disperato che, però la condusse alla salvezza. "Sei più forte di così." 

Una luce rossa si espanse di colpo dal corpo dell'eroina. Chat Noir venne attraversato da quell'enorme potenza e sentì ogni fibra del suo corpo rinvigorita, mentre quel raggio spazzava via ogni cosa. 

Ladybug riprese la sua forma civile e nel frattempo tutto quello che la circondava veniva distrutto. 

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Qualche ora dopo Marinette si svegliò sulle fredde piastrelle del pavimento, non aveva più neppure la forza di alzarsi o girare il capo. L'ultimo ricordo che aveva di quella battaglia era stato Chat Noir coperto da centinaia di akuma, dopo quel momento la sua mente aveva cancellato ogni altra sua azione.

-Stai bene?- le chiese una voce dolce molto vicina a lei. E quando incontrò un paio di occhi verdi così simili a quelli del suo fidanzato credette davvero di essere arrivata in paradiso.

Quella era la madre di Adrien.

-Sì, credo. Mi sento solo molto stanca- rispose biascicando un po' sulle parole.

-Oh, manomale. Credo sia normale sentirsi stanche dopo quello che hai fatto; sei stata molto coraggiosa, sai?- la donna continuò a parlare, entrando nel suo campo visivo con uno smagliante sorriso. -Non so come tu ci sia riuscita, ma mi hai liberato...- mormorò prima che un'altra figura l'affiancasse.

-Mamma? Marinette?- sussurrò Adrien, convinto che tutto quello fosse solo un semplice e misero sogno.  Quando però la donna dai capelli biondi lo cinse tra le sue braccia sentì quel calore familiare che associava sempre a sua madre. -Non è un sogno vero?- Le lacrime scorrevano tra le sue guance mentre il loro abbraccio si faceva sempre più stretto.

Marinette sorrise e chiuse di nuovo gli occhi, abbandonandosi a un meritato riposo.

-Non vorrei distruggere questo delicato momento madre-figlio, ma qui c'è la ragazza che vi ha salvato distesa a terra senza che le siano rivolti un minimo di attenzioni- affermò la voce stridula di Plagg, spuntato dalla spalla di Adrien.

-Dico io, sono modo questi!- esclamò Tikki affiancando il suo compagno kwami con un sorriso appena accennato.

Angolo disagiata 4ever

Ciaouaoi! Non so da dove mi sia uscito salutarvi così 😂.

Il prossimo è l'ultimo capitolo, nonché l'epilogo. Mi scuso per l'enorme ritardo ma tra l'influenza, lo studio e le traduzioni non sono riuscita a scrivere prima il capitolo.

Venerdì, se non prima, farò uscire l'epilogo e poi questa storia verrà nuovamente chiusa.

GAIA💚

Con te sono me stessoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora