21: Pevensie Quasi-senza-corpo

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Susan recuperò un calderone dalla mucchia di oggetti sparsi per la stanza e cominciò a preparare la pozione. Si muoveva con destrezza e sapienza, nonostante non avesse mai tentato di creare una pozione del genere. Dubitava persino che esistesse, ma, in fondo... C'è una prima volta per tutto, no? Peter e Lucy non tardarono molto. Il vestito che Lucy aveva trovato sul proprio letto mesi prima era più splendido che mai. Era un abito estremamente elegante e sicuramente di buon gusto. Era antico, o così pareva, ma era quel tipo di "vecchio" che resta sempre alla moda.
- Giusto in tempo, ragazzi! Posatelo pure da qualche parte...
- Eureka!! - la interruppe - Avevo completamente scordato, quel vestito! Ora capisco perché Aslan me lo ha affidato! Doveva servirci per... Per... Susan, cosa stai cercando di fare?
La ragazza si tirò i capelli dietro l'orecchio perché non la intralciassero nel suo lavoro e, senza distogliere gli occhi dal calderone, rispose: - È una cosa rischiosa. Molto rischiosa. Forse non servirà a niente. Ma dobbiamo tentare!
Lucy sbatté le palpebre, senza capire e gli altri la imitarono, così lei sospirò: - Voglio tornare indietro nel tempo.
Sia Peter che Lucy si lanciarono sguardi straniti e alquanto confusi.
- Ma non è possibile viaggiare nel tempo! - fu il commento di Peter. Susan alzò gli occhi al cielo: - Ma avete studiato qualcosa, negli ultimi mesi?! È possibile, eccome! Basta avere le Giratempo! Ecco, noi non ne abbiamo e sarebbe anche illegale averle, però...
A quel punto, Peter protestò: - "Illegale"?! Non credo che...
Susan lo prese in giro: - Non eri tu il Serpeverde ambizioso e calcolatore e io la secchiona devota a qualsiasi tipo di regola? So che non dovremmo, ma che possiamo fare?! Hai un'idea migliore?!
Peter annuì: - Trovare la Camera dei Segreti e darle nel sedere a quella...
- Un momento! - esclamò Lucy - Dov'è Edmund?
I ragazzi si voltarono da tutte le parti, colti da un'improvvisa sensazione di deja vu.
Susan, invece, versò gli ultimi ingredienti nel calderone e lasciò che una nuvola di polvere color violetto le esplodesse in faccia. L'aria attorno al suo capo si fece frizzante e un curioso odore di torta di mirtilli riempì la stanza.
- Non c'è tempo, per Edmund! - disse, rivolta ai fratelli - Peter, il vestito!
Il ragazzo le passò, a malincuore, il vecchio abito e la sorella vi versò sopra il contenuto del calderone.
- Quando ve lo dico... toccate tutti il vestito!
La pozione non aveva apportato alcun cambiamento, all'abito, eppure lei riusciva a percepirlo. Sesto senso, probabilmente. O una grande passione per le Pozioni.
- L'hai già fatto, prima? - chiese John. Susan non rispose, ma il suo colorito si fece improvvisamente pallido e spento, palesando che non sapeva nemmeno cosa, esattamente, stava facendo.
- Ok - la rassicurò il rossiccio - Mi fido di te, Regina Susan.
A un tratto, uno strano suono fece sobbalzare i quattro presenti, come una serie di petardi che scoppiano insieme, uno dopo l'altro. Fu allora che la ragazza gridò e i suoi fratelli si aggrapparono al vestito come se ne andasse della loro vita. John, invece, non si mosse. I Pevensie avrebbero voluto chiamarlo, ma un vortice lo tagliò direttamente fuori dal paesaggio. O meglio, furono loro a sparire nel nulla.

Si sentivano leggeri come aliti di vento e immateriali come il fantasma di Nick Quasi-senza-testa. Tutto, attorno a loro, sembrava muoversi a velocità pazzesca. Anche se loro erano ancora fermi, il mondo non lo era affatto. Si stava riavvolgendo su se stesso. Quando il rumore e il movimento cessarono, la piccola Lucy aprì gli occhi. Vide che, in effetti, sia lei che i fratelli erano diventati evanescenti, come se fossero morti.
- Ha funzionato! - esclamò Susan. Peter si lagnò: - Cosa, esattamente?! Ci hai uccisi!
Lo disse con un tale terrore nella voce che la sorella non poté fare a meno di ridere: - Non siamo morti! Il vestito ci ha proiettati nel passato, ma evidentemente i nostri corpi sono rimasti nella Stanza delle Necessità.
Lucy dovette trattenere un conato di vomito spettrale. Non era granché carino pensare al proprio corpo andato disperso chissà dove.
Terminato il ribrezzo iniziale, Lucy si guardò attorno. Erano ancora ad Hogwarts, ma all'esterno dell'edificio principale. L'atmosfera era cupa e tetra. Il cielo appariva come un'enorme boccetta di inchiostro. Doveva essere notte fonda, perché non si vedeva anima viva, in giro.
- Non capisco... - disse Lucy alla sorella - ... Perché siamo qui? E dov'è, che siamo, prima di tutto?
Susan mormorò: - Ho usato radice di mandragola e petalo di loto, per fare la pozione. Si tratta della prima cosa che ho imparato qui ad Hogwarts. Una medicina per la memoria, in sostanza. Ho pensato che, modificando leggermente la pozione, potesse condurci a un momento preciso del passato, anche se noi non l'abbiamo vissuto, per trovare una maniera di sconfiggere Jadis. Ma, per poter funzionare, dovevo utilizzare l'intruglio su un oggetto. Non sono un'esperta, ma il vestito avrebbe dovuto funzionare come una sorta di Passaporta, teletrasportandoci altrove nel tempo, anziché nello spazio. Con la differenza che non poteva trattarsi di un oggetto qualsiasi perché la pozione ci avrebbe condotto in un momento in cui quel dato oggetto è stato importante, o a cui è legato per qualche ragione.
- Perché proprio il vestito? - chiese Peter. Susan arrossì: - Era da un po', che ci pensavo. Anche se John non avesse detto nulla, lo avrei fatto io. È stato Aslan, a consegnarci quell'abito. Doveva essere importante. Inoltre, è antico.
Peter commentò: - Sicché hai giocato con il fuoco come un vero Serpeverde! Sono ammirato! Ma, a parte gli scherzi... Perché John non è venuto con noi?
Nessuno dei tre aveva la risposta e comunque non ci fu tempo di pensarne una.
- EXPELLIARMUS!!! - gridò qualcuno.
- STUPEFICIUM!! - fu la risposta. In pochi millesimi di secondo, una ragazza sfrecciò davanti ai fratelli, scivolando sul pavimento. Aveva corti capelli neri e una capigliatura all'antica. Indossava la divisa dei Tassorosso e impugnava una bacchetta ricurva di color marrone chiaro. I Pevensie non avevano bisogno che l'altra interlocutrice la chiamasse per nome, con tutto l'odio e il disprezzo che una persona può provare, per rendersi conto di chi fosse.
- Helen!!! Maledetta sciagurata! Stupida Babbana! Questo mondo non ti appartiene, né ti apparterrà mai!!
La ragazza tentò, con uno sforzo enorme, di alzarsi da terra e digrignò i denti: - Nemmeno a te... Jadis! Ora lo so... Non sei una strega! Sei un gigante e della peggior specie!!
La Strega Bianca fece il suo ingresso. Era esattamente come Peter e gli altri la ricordavano. Non sembrava fosse trascorso un solo attimo, dal giorno della battaglia in cui aveva perso la vita. Però aveva i capelli sciolti e indossava un lungo abito rosso sangue.
- È il vestito! - esclamò Peter, che stava iniziando a mettere insieme i pezzi.
Quella notte, Jadis era molto giovane e in parte anche attraente. Ma la pelle era bianca come la neve eterna che era scesa su Narnia e contrastava con il fuoco delle sue braccia, i suoi occhi colmi di perfidia e disgusto. In tutto ciò, lei sorrideva, con la stessa sicurezza e gli stessi sentimenti di chi vede nella morte un gioco divertente.
- Non parlarmi in quel modo!! Tu non sai nulla, di Charn, né dei giganti! Quelli non hanno nulla a che fare, con me! Ma del resto che puoi saperne, tu... la prima e ultima strega della tua famiglia!
- Questo è ancora da vedere! - gridò la Tassorosso e Lucy sorrise, perché lei e suoi fratelli erano la prova vivente, di quelle parole.
Jadis curvò le labbra in un ghigno beffardo: - Ma guardati! Per cinque anni sei stata la mia migliore amica! Hai studiato con me, mi hai difesa dagli insulti... Se ora sono così potente, lo devo solo a te! E ora vorresti ritrattare la tua amicizia e persino farla franca?! La vuoi, la verità, "sanguesporco"? Sei solo una sporca traditrice... e i traditori non meritano alcuna pietà!!!
Peter si strinse il petto per evitare che scoppiasse. Sua madre era amica della Strega Bianca?! Neanche nei suoi incubi peggiori avrebbe potuto pensare a qualcosa del genere!
Susan, invece, ebbe un sussulto. Era chiaro! Era tutto chiaro! Ecco perché il resto del mondo magico odiava Helen Pevensie e tutta la sua discendenza! Era terribile! Avevano combattuto contro un mostro che la loro stessa madre aveva contribuito, seppur involontariamente, a creare?!
La loro giovane madre, improvvisamente, tentò di rialzarsi: - Vorrei non aver mai fatto una cosa del genere!!! Tu non meriteresti di marcire ad Azkaban!
La Strega Bianca non gradì quell'ultima affermazione e sibilò una parola che i Pevensie non avevano mai sentito prima.
- Crucio!!!
Lo spettacolo che seguì fu agghiacciante. Sotto gli occhi dei figli, il corpo della madre prese a contorcersi come se fosse in preda alle confusione. Il mento serrato e gli occhi pieni di sofferenza. Era la cosa più orribile che avessero mai visto. Lucy spinse il volto contro il corpo spettrale del fratello, che strinse la mano di Susan, cercando a propria volta conforto nei suoi occhi. Anche senza i loro corpi, erano comunque l'uno vicino all'altro e cercarono di immaginare di potersi abbracciare. Poi, qualcosa spinse ognuno dei fratelli a voltarsi di nuovo verso la madre.
- AVADA... KEDAVRA!!! - gridò la strega. Il pavimento sotto i loro piedi tremò, mentre un lampo di luce verde partiva dalla bacchetta argentea. Un urlo rispose a quell'anatema e per poco non sovrastò quello di Jadis. Qualcuno era apparso all'improvviso, senza che nessuno se ne accorgesse, e si era lanciato di petto contro la maledizione. Era una terza ragazza e aveva lunghi capelli rossi. Si accasciò, priva di vita, sul corpo di Helen, che la abbracciò, in lacrime.
- Come hai potuto... - mormorò, senza voce - Come... Come hai potuto?! Anche lei era tua amica...
La Strega Bianca si strinse nelle spalle: - Mpf! Che importa? Non era certo una strega di alto livello. La sua famiglia la dimenticherà presto.
Helen ruggì: - E a suo figlio non pensi?! È appena nato e solo noi due sappiamo della sua esistenza!! Chi si occuperà di lui?! Eh?!
Jadis ribatté: - Povero piccolo... Chissà come farà, ora.
Nonostante le sue parole, era più che ovvio che la sorte del bambino la divertiva parecchio. Helen, invece, scattò in piedi e fece eco alle parole della vecchia amica: - AVADA KEDAVRA!
Tuttavia, il lampo di luce che la sua bacchetta emanò non era neanche paragonabile a quella liberata da Jadis, che si difese con estrema maestria, rispondendo con lo stesso incantesimo. Avrebbe sicuramente ucciso la madre dei Pevensie, se qualcosa di argenteo e luccicante non avesse attraversato il cielo di tenebre e quindi il suo cuore di pietra... se ne aveva uno. Tuttavia, i fratelli non riuscirono a capire cosa stesse succedendo, perché, così come erano apparsi, una forza invisibile ma implacabile li riportò al presente.

Che dire? Una gran bella dose di colpi di scena! 😊😄😈

Progetto questo capitolo da quando andavo ancora al liceo, però ho fatto un'immensa fatica a dare un senso a tutto quanto. Mi sembrava sempre troppo forzato, troppo inverosimile... Io ho fatto del mio meglio e ora sono abbastanza soddisfattə. Voi che mi dite? La vostra opinione, come sempre, mi interessa. 😉 Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Per fortuna, i colpi di scena sono quasi finiti e sta arrivando un po' di azione (già, per equilibrare meglio il tutto, avrei dovuto almeno distribuire un po' meglio questi misteri in giro per la storia, ma... che ci volete fare? Mi è venuto in mente solo ora! 😅😅)

Alla prossima!! 😃😃😃




I Quattro Re a Hogwarts: Il ritorno di JadisWhere stories live. Discover now