40. EPILOGO

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COSIMO

"Io non sto dicendo che non sarebbe andata così se mia madre fosse stata in vita. Puttanate. Io ero già un piccolo delinquentello bastardo anche quando mia madre era in vita!" si agitò il biondo, slacciandosi il primo bottone della camicia di lino bianca, gesticolando più del dovuto.
Non avevo mai contestato le scelte di Marra, ma in quell'occasione mi appuntai di riferirgli ciò che pensavo a riguardo non appena fossimo stati soli.
Per interpretare Carlito Brigante doveva esserci un attore con i controcoglioni, non il primo sbarbatello biondo capace solo di atteggiarsi alla Arthur Fonzarelli.
"Okay, okay." iniziò Marra, alzando il tono di voce gradualmente, "Questa era buona, ma cerca di gesticolare di meno. Non voglio che il mio Carlito Brigante sembri fatto di cocaina."
Il biondo davanti a noi assunse un'espressione contrariata, ma si guardò bene di farla sparire subito; lì dentro era una pedina per far arricchire Marra con un remake del famoso film di Brian De Palma "Carlito's way", non si sarebbe fatto troppi problemi a licenziarlo in netto.
"Facciamo una pausa, mi sono già rotto i coglioni di provare la stessa scena per cinquanta volte."
Scattò in piedi, facendo traballare la sedia dal retro blu con ricamate le sue iniziali e si diresse verso l'uscita, facendomi segno di seguirlo per una sigaretta.
"Allora frate? Che ne pensi?"
"Beh, non é male. Però un biondo non può fare Carlito Brigante. Non gli si addice il personaggio, non so come spiegarti."
"Ho capito, ed é fondamentalmente quello che penso io. Quello lì potrebbe fare giusto Eminem in 8mile o qualche parte secondaria, sicuramente non un personaggio come Charlie."
"Vedi tu che fare, il mio parere l'hai avuto, ma non é quello di un regista professionista."
"Sì, certo." accese la sigaretta, "Ma il tuo parere conta tantissimo, fino a prova contraria é uno dei tuoi film preferiti."
"Ed é forse la pecca peggiore : non riesco a farmi piacere niente che non lo ricopi uguale identico.", considerai, spostando lo sguardo dietro a lui.
Notai una piccola figura interamente vestita di rosa, ad eccezione dei jeans, correre verso di me, muovendo i capelli biondi -ereditati dalla madre, ovviamente- e urlando il mio soprannome.
Sorrisi alla vista di Roxanne,la mia primogenita, nonché unica e preferita figlia.
"Papà!" esclamò poco prima di saltarmi in braccio, sicura che le mie braccia tatuate l'avrebbero presa al volo.
Mi lasciòun bacio a stampo sulla guancia, per poi circondarmi il collo con le esili braccia, ricoperte da un cappottino rosa pallido.
"Hai fatto la brava oggi?" domandai, sorridendole conseguentemente.
Solo la sua visione mi metteva il buon umore, non ero mai stato più felice di così.
"Sì! Ho anche fatto un disegno!" ammise con fierezza, sporgendosi un po' verso Marra.
"Guarda! Questi siamo io, te, la mamma e zio Marra." indicò diligentemente la bambina, riferendosi allo scarabocchietto colorato sul foglio bianco.
"Ma é bellissimo Rox." si complimentò Fabio, pizzicandole una guancia.
"Rox, tesoro, la mamma dov'è?" domandai dopo essermi accorto di non averla ancora vista.
"É più indietro, ha detto che doveva parlare di qualcosa di importante."
"Andiamole incontro, allora, non vorrei che si preoccupasse."
Non finii neanche di pronunciare la frase che la vidi girare l'angolo, bella come non mai.
"Papà, papà." mi richiamò Roxanne, mentre ero ancora ipnotizzato alla vista di Giulia.
"Dimmi, tesoro."
"É vero che vuoi ancora bene alla mamma?"
Aggrottai la fronte, "Ma certo, come potrei non volergliene? Siete la mia vita."
La piccola bionda tra le mie braccia mi apparve sollevata alla mia risposta, le avrei sicuramente chiesto spiegazioni dopo.
Giulia chiuse la chiamata poco prima di raggiungerci, era sicuramente stanca, ma la telefonata doveva averla messa di buon umore.
Salutò me con un bacio a stampo e Marra con un bacio sulla guancia, per poi chiederci che cosa avessimo concluso in mattinata, accompagnandolo con un sorriso.
"Nulla di che, il coglione che ho scelto come protagonista farebbe meglio a lasciar perdere la recitazione." affermò Marra, facendo ridere mia figlia.
"Ora vi lascio, passate una buona serata." concluse spegnendo la sua sigaretta sotto alla sua scarpa.
"A domani!"
Non appena rimanemmo soli con nostra figlia, ci incamminammo verso casa.
L'inverno Milanese non era ancora giunto al termine, e a quell'ora della sera il freddo si faceva sentire come se fosse Dicembre.
"Finalmente siamo soli." commentò Giulia, "É bello stare tutti e tre insieme." continuò, sorridendo teneramente.
"Dopo tutti i casini é come una specie di conquista, l'avresti mai detto cinque anni fa?"
"Assolutamente no." rise, "Ma fidarmi di te é stata una delle cose migliori che abbia fatto."
"Io te lo avevo assicurato fin dall'inizio, comunque."
"Questo é vero. Sai che cosa mi hanno detto prima, in telefonata?"
"Che cosa?"
"Serena, che é il legale di Fabio, ha avuto la conferma della loro vincita effettiva della causa, ancora una volta non si sono fatti fregare."
"Direi che a questo punto é tutto perfetto, non trovi?"
"In realtà manca ancora una cosa." sorrise lei, nuovamente.
"

Cioé?"
Mi prese la mano destra, l'unica libera, e la portò sul suo grembo coperto dalla giacca color cammello.
Le rivolsi uno sguardo incerto, avevamo fatto di nuovo bingo?
"Roxanne avrà un fratellino."
Sorrisi alla sua affermazione e la tirai verso di me, per poi lasciarle un veloce bacio a stampo.
"Ti amo."
"Anche io, Cos, tantissimo."

É finita! Spero che il finale vi sia piaciuto.
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Scarface || Gué PequenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora