Occhi grigi.-epilogo

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-Stai piangendo?
-Secondo te cosa sono queste?
Ridacchiò amaramente e mi spostò una ciocca di capelli.
-I tuoi occhi mi hanno stregata,Charlotta.
Non risposi.
-Immagino che tu non voglia parlare.
-Non di questo,Alex. O dovrei dire Axel? Ma davvero non te ne sei accorto?
-Di cosa?
-Di ciò che nascondono i miei occhi.
-Charlotta...mi dispiace.
Strinsi i pugni e mi staccai dall'abbraccio.
-Cosa sta succedendo? Perché tutto questo?Charlotta,parlami.
Mi voltai di spalle,digrignando i denti e mordendomi la lingua per non scoppiare in un pianto isterico. Era ritornato,l'incubo che mi aveva perseguitato per anni aveva deciso di ritornare a uccidermi.
Axel era una persona di cui mi potevo fidare,forse l'unica. Axel era riuscito a capirmi. Axel mi aveva fatto capire che non tutti possono fare tutto,ma che la forza di volontà è una componente essenziale della vita.
-Ci sono cose che purtroppo nemmeno la forza di volontà riesce a superare.
-Di che parli?
Aprii un cassetto e presi alcuni fogli. Mi sedetti e sentii Axel fare lo stesso. Rox,la mia cagnolina,venne vicino a me e si sdraiò sulla mia gamba. Porsi ad Axel i fogli.
-Cosa..cosa sono questi segni?
Non dissi nulla.
-Tu vuoi sapere il motivo per il quale mia madre è estremamente protettiva,perché il mio orgoglio è stato ferito,perché credo che la forza di volontà a volte non può nulla. Mi costa molto raccontarlo,ma lo farò. Mi fido di te.
Axel mi strinse la mano.
-Avevo otto anni,o forse sette,non ricordo bene. Amavo suonare il piano. In Russia era diffuso questo interesse.
Ero a lezione di piano. Ero una delle alunne più promettenti della classe. Ricordo ancora la voce dell'insegnante,il tepore della stanza e la sensazione delle dita premute sui tasti.
Ogni volta che finiva la lezione,aspettavo fuori l'edificio che ospitava la scuola i miei genitori.
Quel giorno mi strinsi bene nel cappotto,faceva molto più freddo rispetto agli altri giorni.
Iniziai a camminare e vidi i miei genitori aspettare dall'altro lato della strada. Felice,corsi loro incontro.
Ma scivolai su della neve fresca.
Qui mi interruppi e singhiozzai. Tutti i ricordi mi vennero alla mente nitidi e chiari.
-Scivolai sulla strada,e non feci in tempo a rialzarmi che una macchina a velocità impressionante mi investí. Fu l'ultima cosa che ricordo. Da quel momento passarono due giorni prima che io riprendessi coscienza.
Finii di parlare e rimasi in silenzio,cercando di non urlare,di non maledire il destino.
-Si..ma ora stai bene. Cosa vuol dire tutto questo?
Mi alzai e cercai di andarmene,non ne potevo più. Axel mi prese per un braccio.
-Calma,Charlotta,calma...
Mi divincolai ed inspirai profondamente.
-Axel,perché Rox secondo te mi accompagna ovunque? Cosa sono quei segni sui fogli che ti ho dato?
Ci fu silenzio per non so quanto tempo. A volte è vero che il silenzio fa più rumore delle parole stesse,ed io in quel momento ero sotto pressione.
-Ma questi segni sono...sono un codice. Sembra essere simile all'alfabeto Braille.
-Si.
-E Rox...Rox è...-
-Si,Axel.
Quello è l'alfabeto Braille,con cui leggo e scrivo.  Rox è un cane-guida.
Deglutii amaramente.
-Axel,io non sarò mai come gli altri. Sarò sempre un passo inferiore agli altri. Per tutta la mia vita ho vissuto come una reclusa,ho potuto soltanto immaginare. Il mio orgoglio è fragile ma nonostante questo la volontà di camminare sulle mie gambe non mi è mai mancata. Ma ci sono cose che purtroppo non possono essere risolte.
Io avevo gli occhi verdi. Ma a causa dell'incidente la retina si è rotta e l'iride ha cambiato colore,diventando grigio perla,quel "colore"che tu ami.

Axel..io sono cieca.

[Fine]

Grey Eyes Where stories live. Discover now