Capitolo V

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«Come vedi non c'è scritto il nome del destinatario. A chi avrebbe potuto scrivere una cosa simile? In più, è un messaggio fin troppo vago per essere... un messaggio.»
Non sono ancora riuscita ad aprire bocca, leggo e rileggo quelle parole.
«Erys, sai come nostro padre si è fatto quella ferita?» la guardo dritta negli occhi. Quasi mi ero dimenticata di domandarglielo.
Erys fa un sospiro profondo: «No, non lo so...»
«Sicura?» socchiudo gli occhi per scrutarla meglio.
«Non lo so ti ho detto, e comunque stavamo parlando di nostra madre e del perché diamine è scappata, non cambiare discorso.» mi guarda malissimo ed evita di parlarne per l'ennesima volta. Ma non voglio continuare così. Ho bisogno di sapere, e il rimanere all'oscuro di ogni cosa m'infastidisce parecchio.
«Perché Gawen e Erena non possono saperlo?» le chiedo. La questione di mio padre attualmente m'interessa molto di più di quella di mia madre. Nostra madre si è comportata malissimo con me, con tutti noi. Ci ha traditi per chissà chi.
«Sono piccoli, ci starebbero male.» si limita a rispondere Eris.
«Ma non ha alcun senso! Sono componenti della famiglia pure loro, hanno il diritto di sapere ogni minima cosa, proprio come noi.» io non so, però, ogni minima cosa. Forse sarebbe più corretto dire che non so proprio niente. In fondo è questa la dura verità.
"Sono ordini di Lady Catelyn.»
«Lady Catelyn non è nessuno per ordinarci cosa fare, Erys. Svegliati un po'.» Mi sembra meno furba del solito e più... strana.
«È la moglie del Lord di Grande Inverno.»
«Sarà pure la moglie di Lord Eddard, ma alla nostra famiglia ci pensa la nostra famiglia.» Erys affonda la testa nelle mani ed io le poso una mano sulla spalla.
«È un momento critico, non possiamo farci mettere i piedi in testa da nessuno. Mi hai capita?» Lei annuisce, e dopo qualche secondo di silenzio riprende: «A dirti la verità non sono riuscita a pormi risposte, dovrai aiutarmi, dovremo aiutarci a vicenda. Per la nostra famiglia.»
Erys mi abbraccia ed io ricambio. Mi era mancata, dopo tutto...

***

Il sole sta tramontando, ed io ho soltanto voglia di rivedere mio padre. Erys è andata a trovarlo due orette fa, mentre io ero con Bran visto che mi aveva chiesto di fargli compagnia a cavallo. Adoro quel piccolo ometto.
Mi reco in infermeria, sto per aprire la porta quando la grassa, bassa signora dai capelli rossi della quale non ricordo il nome mi apre la porta e si posiziona davanti a me, ha un'espressione decisamente triste.
«Mi faccia entrare, per cortesia.» provo a sorpassarla, ma invano.
«Mi dispiace, mia cara.»
Sento un vuoto nel mio stomaco. L'unica cosa in cui spero in questo momento, è di aver frainteso.
La guardo confusa e triste, poi le chiedo: «Che è successo?» mi sono pentita immediatamente di averlo chiesto così esplicitamente.
«Non ce l'ha fatta.»

Non ce l'ha fatta.

Non ce l'ha fatta.

Non ce l'ha fatta.

Non ce l'ha fatta.

Non ce l'ha fatta.

È stata l'ultima cosa che sia riuscita a sentire.

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