13. Il buio

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"Da cosa l'avete capito?" Domandò spaventato Il ragazzo.
"Parli troppo bene per essere un poveraccio da Fondo delle Pulci, non avresti avuto più motivo di tagliare i capelli una volta arrivato a Essos e dovresti stare attento alla barba, ti sono cresciuti dei peletti argentati sul mento. Assomigli molto al re folle per chi, come me, ricorda il suo volto.
Nondimeno me lo hai giustappunto confermato con la tua domanda. Ma cosa fai qui e perché ti nascondi?"
"Ci sono cose che non possiamo comprendere, mi dissero una volta. Ora ditemi cosa sapete di un re che fuggì dalla sua vita inscenando la propria morte." Replicò il ragazzo alzandosi in piedi.
"Il ragazzo da Tupelo ancora vivo? Pettegolezzi da birreria di Fondo delle Pulci. Dove hai sentito questa storia?"
"A Pentos, in un bordello."
"Ma certo, Pentos! Tu sei Viserys Targaryen. Eri ospite da Illyrio Mopatis."
"Non continuare, vecchio!" Sbraitò.
"Sei fuggito dopo ad aver venduto tua sorella a Khal Drogo?" Proseguì il Maestro - come osava?
"Ho detto di non continuare!" Mise una mano sull'elsa della spada.
"Strano, ho ricevuto un corvo pochi giorni fa: dovresti essere morto, ma invece..." Non potè finire di parlare.
Nessuna parola. Un'ira mai sentita prima. La spada estratta fendette l'aria con un colpo netto. Il vecchio smise di parlare, pensare e respirare non appena la lama affilatissima gli ebbe attraversato il petto.

Il giovane fissò il sangue che sgorgava dal corpo di Maestro Hoscar con lo sguardo perso nel nulla. Cosa aveva combinato?
Quell'uomo gli aveva offerto la sua ospitalità nel momento del bisogno. Cibo, birra, un pavimento caldo - non un letto, ma era stato comunque un passo avanti - su cui dormire e dei vestiti asciutti. Erano stati seduti per ore a parlare, a raccontarsi storie e leggende, avevano bevuto e mangiato insieme. Il vecchio era stato molto generoso con Tomas Bruant.
E pensare che Viserys avrebbe potuto chiedere molte più informazioni al Maestro. Se vi fosse una qualche profezia sulla vendetta degli Ifequevron sugli abitanti di Ib, ad esempio, per capire cosa volesse Marie con quella strana promessa. Oppure altre indicazioni sulla leggenda del re, il 'ragazzo da Tupelo'.
Tutte cose che avrebbe potuto benissimo chiedergli se solo il vecchio non lo avesse smascherato, o quantomeno se non si fosse messo ad accusarlo di aver venduto Daenerys ai dothraki.
In verità ciò che lo aveva turbato di più era l'ipotesi che quello avesse ragione. Tempo prima le aveva detto che avrebbe permesso a tutti i dothraki e i loro cavalli di stuprarla pur di riconquistare il Trono di Spade -e pensare che non voleva nemmeno diventare re! Più volte la aveva chiamata 'puttana' dopo ad averle combinato il matrimonio con Khal Drogo, fino a trasformarsi più in una caricatura grottesca del fratello malvagio che in un vero fratello malvagio.
Ma forse non era stato lui a ingannare tutti con quella maschera. Forse era stato proprio il personaggio malvagio che interpretava a ingannare lui, si era impossessato del suo spirito e lo aveva corrotto, diventando parte del suo essere.
"Grandezza e follia sono due facce di una stessa moneta. Ogni volta che nasce un nuovo Targaryen gli dèi lanciano quella moneta." Un detto triste ma vero, coniato peraltro dal nonno del giovane, re Jaehaerys II.
Viserys, nei suoi sterminati sogni di onnipotenza, si era sempre posto sul primo lato della moneta, quello della grandezza. In quel momento tuttavia, con il cadavere di Maestro Hoscar davanti e tutti quei pensieri, il senso di colpa gli fece chiedere se non si fosse sempre sbagliato.
Il giovane non aveva mai assassinato un uomo prima di allora. Ne aveva uccisi sì, ma in duello, oppure gente che gli aveva cercato di fare del male. Comunque mai così a sangue freddo.
Tranne degli schiavi che lo avevano infastidito non facendo bene il proprio lavoro, ma egli non li considerava certo uomini. E se si fosse sbagliato persino in quelle circostanze? Secondo Daenerys anche gli schiavi erano persone e non bestie, possibile che avesse ragione lei?
No, non poteva essere il degno figlio di Aerys il re folle. Non voleva esserlo. Viserys voleva solo sparire e cercare la sua strada, e per farlo aveva indossato la maschera della follia. Non era lui quell'assassino, era la sua maschera.

Una lacrima gli uscì dall'occhio sinistro, solcò il viso e cadde sul pavimento. Una lacrima di paura, di odio, di tristezza. Il ragazzo si chinò a guardare l'alone lasciato sul legno. Ne cadde un'altra.
Poi un'altra ancora, ma meno innocente. Mentre gli occhi piangevano, la bocca si inarcò a formare un sorrisetto, quasi un ghigno. Il giovane si alzò in piedi.
"Sapevi troppo e io non avevo scelta, ma ti sono comunque riconoscente. I Sette benedicano la tua anima, vecchio!" Si rivolse al morto - che ovviamente non rispose.
Forse, tolta la storia di Marie, l'unica frase veramente sincera che avesse detto a Maestro Hoscar in quei due giorni.
Esitò per qualche istante, poi prese, oltre alla spada insanguinata, la catena e una mappa che era sul tavolo - avrebbe portato anche un paio di libri se avesse avuto modo di trasportarli comodamente.
Uscì dalla casetta senza sbattere la porta, come se niente fosse. In fondo aveva agito per il proprio bene, un po' come con il dothraki che voleva violentarlo, anche se su una scala diversa.
Non sentiva già più alcun senso di colpa, anzi, non sentiva proprio nulla se non il desiderio di rilassare i nervi. Quale miglior modo se non sforzare il corpo?
Viserys iniziò a correre. Man mano che correva sentiva la mente liberarsi e concentrarsi su un solo obiettivo: raggiungere Nuova Ibbish. Di tanto in tanto doveva rallentare per controllare la mappa o per riprendere fiato, ma poi tornava a correre.

Non si fermò nemmeno al tramonto, perché si trovò, stranamente, in una zona del bosco in cui la vegetazione era poco fitta e la luce della luna e delle stelle riusciva a fargli distinguere le sagome dell'ambiente. Un ambiente che sarebbe stato spaventoso per chiunque, tranne che per lui quella notte.
Per cui continuò a correre, tutto solo nel buio.

Viserys non è morto: è alle Hawaii con Elvis (sospesa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora