3. Vento della Prateria

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Dove portava quel fiume? Dopo lunghi giorni passati a camminare, bere acqua schifosa e arrostire serpenti e lucertole per mangiare - la carne essiccata oramai era finita da un pezzo - Viserys era riuscito a concludere un semplice "a Nord" - meglio che niente in fondo.
Giornate ripetitive in cui camminava solitario col fiume alla sua sinistra. Certo, qualcuno al suo posto avrebbe dichiarato di sentire lo spirito della Natura e del fiume e quindi di non essere solo. Balle. Ciarpame. Il fiume, in quanto fiume, non faceva assolutamente nulla ed era una compagnia sgradevole quanto Jorah Mormont.
C'è da dire che tutto sommato fu in realtà una fortuna non incontrare nessuno, soprattutto nessun dothraki, per tutti quei giorni. Ma può forse la fortuna assistere un uomo per sempre?

La risposta arrivò poco dopo il tramonto, in sella a un cavallo bruno con le zampe chiare, quasi bianche. Viserys, nascosto nell'erba alta della prateria, aveva acceso un fuoco per proteggersi dal freddo della notte. Il cavaliere dothraki aveva in qualche modo notato la luce e si era dunque avvicinato.
Fece arrestare bruscamente il destriero davanti al falò e scese con un balzo per legarlo all'unico esile albero. Viserys saltò in piedi in un istante, la mano sull'elsa della spada.
"Ferma tua mano, andalo. Io non ti fare schiavo. Cercare fuoco caldo per notte." Fu ciò che poté capire l'andalo, per quel poco di lingua dothraki che conosceva.
Viserys si calmò un attimo, ma senza avvicinarsi all'intruso. D'altra parte questo si era già messo a suo agio e stava già mangiando la lucertola che il non-re mendicante aveva preso e cotto per sé.
Quando ebbe finito di mangiare arrivò il peggio.
"Bel cavallo, ha un nome?" Chiese Viserys dissimulando l'ansia, conscio di dover stare pronto a combattere in ogni caso.
"Vento della Prateria." Rispose il dothraki alzandosi in piedi. "Ora volere scaldare. Per notte." E si tolse la cintura con la falce.
Viserys respirò profondamente, tastando la propria di cintura per controllare di avere spada e pugnali.
"Fuoco non bastare." Disse il dothraki, avvicinandosi. Certo non avrebbe fatto differenza per chi dorme coi cavalli "scaldarsi" con una donna piuttosto che con un uomo in quel luogo sperduto.

Che fare? La fuga era impossibile, l'attacco diretto folle, e non fare niente sarebbe costato caro. La scelta migliore sembrava essere la follia.
Quando il dothraki fu abbastanza vicino Viserys sguainò la spada e gliela puntò contro. L'altro ringhiò, cercò di spostare la lama a mani nude ma si tagliò. Merito delle soste passate ad affilarla lungo il cammino.
Il dothraki si spostò indietro per prendere la sua falce. Il giovane Targaryen lo colpì alle spalle, slealmente. Suo padre era stato colpito, anni prima, nello stesso modo. C'era in gioco la sua vita e non avrebbe mai potuto vincere e salvarsi in una prova di forza.
Il nemico urlò dal dolore, ma riuscì comunque a raccogliere un sasso, che lanciò contro la mano di Viserys, slogandogli il polso e facendo cadere la spada a terra. Questi trattenne una lacrima, prese il pugnale con l'altra mano e si lanciò addosso al dothraki.
Provò più volte a sfregiargli la schiena e le braccia con il pugnale, mentre questo cercava nuovamente di violentarlo.
Viserys tentò una soluzione estrema. Si buttò con il nemico sul fuoco, bloccandolo da sopra. "Non puoi bruciare il drago! " Esclamò.
Già ferito, il dothraki con la schiena tra le fiamme perse la concentrazione. Fu l'occasione per infilargli il pugnale nel petto. E fu l'ultimo colpo.

Non era stato un bel duello, né tantomeno leale, ma una lotta per la sopravvivenza.

Viserys non è morto: è alle Hawaii con Elvis (sospesa)Where stories live. Discover now