L'erede fantasma.

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CAPITOLO SEI: L'EREDE FANTASMA.

La scoperta di Glenys era stata la prima svolta sensata in tutta quella faccenda che sembrava proprio non averlo un senso. Alle prime luci dell'alba Astrea si era svegliata e si era rintanata in cucina per ricontrollare le foto.
"Adesso chi è quello che non riesce a dormire?" esordì la voce vagamente divertita di Raphael, che si era accorto della mancanza di Astrea e si era alzato per cercarla.
"Quando hai un assassino per le mani il sonno è l'ultimo dei pensieri. Tu come stai? Riesci a dormire meglio?" Astrea sollevò gli occhi dai fogli per guardare Raphael riempirsi una tazza di caffè fino all'orlo.
"Certo, si dorme benissimo su un jet costantemente in movimento, in compagnia di una brigata di ragazzini rumorosi!"
"Almeno non hai perso il sarcasmo."
"Ho perso la pazienza."
"La pazienza non l'hai mai avuta, Santiago."
"Fai la simpatica? Sappi che non ti riesce bene."
Astrea ridacchiò e gli fece la linguaccia. Le cose tra di loro non si erano sistemate del tutto, e avrebbero dovuto di sicuro affrontare la situazione, ma era meglio per tutti procedere con serenità. Raphael, che era seduto accanto a lei, le circondò le spalle con un braccio. Fingevano che tutto fosse al proprio posto.
"Il vostro chiacchiericcio è snervante. Non riesco a riposare." Sally comparve in cucina in un abito viola e un paio di stivaletti bianchi di pelle; forse Magnus le aveva dato qualche consiglio di moda. L'assenza dello stregone si avvertiva, ma era giusto che si occupasse in primis della carriera da Cacciatore di Rafe. Sebbene non fosse con loro fisicamente, erano in costante contatto telefonico.
"Sei sempre così di buon umore, amica mia, che mi stupisci ogni giorno." Disse Astrea sorridendo alla smorfia disgustata di Sally.
"Il buonumore è sopravvalutato."
"E' il titolo della tua biografia?" chiese Raphael mentre sorseggiava il suo caffè. La vampira lo guardò di traverso e sorrise mostrando i canini.
"Che cosa avete combinato stanotte? Vi vedo particolarmente contenti."
"Non abbiamo combinato niente. Adesso, per favore, concentriamoci su questa missione. Prima finiamo, prima torniamo a casa."
La risposta di Astrea era difensiva. Negli ultimi tempi la relazione con Raphael procedeva a gonfie vele, ma bastava una piccola emergenza per spazzare via tutto quanto. Avevano superato di tutto insieme, eppure sembravano sempre sul punto di lasciarsi. Erano sempre così fragili. Sally, che sapeva riconoscere i segnali di disagio della sua migliore amica, lasciò cadere il discorso e tornò all'argomento principale. "Dopo aver recuperato lo Shadowhunter, andiamo a Idris. Abbiamo bisogno di una pausa."
"Dove ci nascondiamo? Glenys è una fata e ci vuole un permesso speciale perché possa entrare ad Alicante; Raphael è un mondano; tu, Nikolai e Tanisha non passereste inosservati; ed io sono stata esiliata. Non abbiamo una base di appoggio."
"Ho la soluzione." Disse Raphael, lo sguardo illuminato, le labbra curvate in un sorriso compiaciuto.
"Un'altra safe house di nonna Santiago? Pessima idea." Commentò Sally.
Astrea e Raphael si scambiarono un'occhiata eloquente, entrambi ricordavano che un anno prima a Santillana del Mar per la prima volta avevano fatto l'amore.
"Lasciami parlare, poi commenti. A ogni membro del Clave viene consegnata una dimora nella periferia della Città in occasione di riunioni o feste in cui sono coinvolti sia Shadowhunters che Nascosti. Dopo la Guerra Oscura, ho tenuto le chiavi della magione riservata ai vampiri e sono sicuro che la serratura non sia stata cambiata. Questo mese il calendario non prevede eventi particolari, e ciò significa che possiamo nasconderci lì senza che gli Shadowhunters applichino misure cautelative."
Il ragionamento di Raphael non faceva una piega. Inoltre era l'unico porto sicuro ad Alicante.
"Dobbiamo abbandonare il jet prima delle mura della città. Poi attraversiamo la foresta di Brocelind e ci muoviamo verso Nord." Astrea aveva già in mente il percorso che avrebbero compiuto.
"Perché verso Nord?" era chiaro che Sally non avesse mai messo piede a Idris.
"Perché i Nascosti possono entrare solo dai cancelli a nord di Alicante." Spiegò Raphael, e stranamente nella sua voce risuonò l'eco del disprezzo per la Legge che trattava i Nascosti come reietti.
"Qualcuno ha citato Alicante?" squittì Glenys in preda all'emozione; quel giorno un paio di pantaloni di pelle verde smeraldo si abbinavano ad una casacca aderente di pelle dello stesso colore, tra i capelli spuntavano bacche e foglie di abete, e i suoi occhi splendevano d'oro. Sally la guardò ammaliata per qualche minuto prima di allontanarsi con la scusa di dover bere sangue.
"Abbiamo intenzione di andare a Idris?" domandò Nikolai, i suoi grandi occhi azzurri puntati in quelli di Astrea. Indossava una maglietta grigia con il logo della NASA e un paio di scarponcini slavati; Magnus lo avrebbe criticato di certo.
"Sì, Nik. Abbiamo un rifugio sicuro in città. Abbiamo bisogno di riprendere fiato e fare il punto della situazione. Tanisha, hai domande?"
La ragazzina non staccava gli occhi da Raphael, lo ammirava e lo giudicava al tempo stesso. Lui era un mito presso i vampiri, tutti lo avevano idealizzato, e per Tanisha era stato un vero shock scoprire che il miglior leader vampiro fosse ora un semplice umano.
"E' vero che il tuo sangue cura i Nascosti?"
Adesso tutta l'attenzione si concentrava su Astrea, intimorita da quella domanda e spaventata dalle facce allibiate dei ragazzi.
"I Nascosti non devono essere curati, non sono mica malati. Il mio sangue annulla gli effetti magici, ma non deve essere considerato un siero. E' solo una stupida maledizione."
"Tu hai il dono del Fuoco Rosso, vero?" l'insistente curiosità di Tanisha stava mettendo a dura prova la calma di Astrea che non voleva parlare del suo potere.
"Sì, ma non è del tutto un dono. Sono metà Shadowhunter e metà Stregone, sono un ibrido. Posso bruciare tutto quello che voglio, chi voglio, come e quando voglio. Tutto questo alle volte mi rende un mostro. Ho perso un amico ed ho ucciso un uomo per colpa del Fuoco. Ho ferito la mia migliore amica. Ho messo in pericolo la persona che amo. Non è un dono. E' una condanna eterna."
Con quelle parole sputate fuori con veemenza, Astrea sgattaiolò dalla stanza prima di crollare davanti a tutti. Non voleva spettatori ad ammirare il suo tragico dolore.

Troublehunter 3Where stories live. Discover now