capitolo 1 - escape from hell

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tsuyo talks;;

Era appena calato il sole e la piccola città era illuminata da piccoli lampioni e dalla luce naturale rossiccia, ancora sparsa nel cielo.

Io e mio fratello eravamo nella nostra camera a rispolverare i bei ricordi del nostro passato, ridendo a crepapelle.

La mamma stava preparando la cena perciò io e Izuku decidiamo di apparecchiare il tavolo, disponendoci tre piatti, tre forchette, tre coltelli e una brocca d'acqua fresca.

Mamma serve la cena e ci sediamo a tavola.

Dopo una manciata di minuti si sentono delle urla provenire dall'esterno, quindi mi alzo automaticamente e guardo fuori dalla finestra.

— Tsuyo no! Chiudi subito! — urla la mamma.

— Aiuto! Aiuto! Merda! I soldati della Capitale! — urla una donna mentre corre.

Chiudo di scatto la finestra e scivolo contro il muro sottostante, sedendomi sul pavimento.

— Mamma, che facciamo? — chiede quindi Izuku.

Mia madre fissa un punto nel vuoto ma quando sente la frase pronunciata dal ragazzo, il suo sguardo diventa deciso.

— Aspettate qui, piccoli miei. Torno subito. — ordina poi.

Farfuglia qualcos'altro che in quel momento non ho sentito, ma che avrei capito dopo e da sola.

Le urla si sentivano continuamente, erano persino aumentate.

— Tsuyo... — mormora mio fratello.

In quel momento non riuscivo a parlare ma sono comunque riuscita ad alzarmi velocemente ed abbracciare mio fratello, spaventato dalla situazione.

Lui mi stringe e le lacrime iniziano a scorrergli sulle guance.

Senza che accorgermene mi ritrovo nella stessa situazione.

— Meglio se non piangiamo, faremo preoccupare di più la mamma. — suggerisco dolcemente a mio fratello.

Lui annuisce e ci stacchiamo: ormai ci eravamo resi conto che questa sarebbe stata la fine.

Probabilmente saremmo morti esattamente oggi, con un colpo di spada o una stretta possente al collo.

Finalmente la mamma torna con due spade, prese probabilmente dalla cantina.

Ce le porge e ci ordina: — Sopravvivete. Combattete e scappate. — cerca di trattenere le lacrime — Fatelo per me... —

Io e Izuku prendiamo le spade e la mamma si unisce al nostro pianto, abbracciandoci.

— Vi voglio bene. Spero che troviate una vita migliore di questa. Vi prego, non scoraggiatevi al primo ostacolo. Proteggete voi stessi e aiutatevi. Spero di avervelo insegnato bene e nel miglior modo. Vi voglio tanto bene, bambini miei. — singhiozza sempre di più.

Perché non ha preso una spada per sè?

Perché non è venuta con noi?

— Mamma... — riesco solo a mormorare.

— Tsuyo... Spero che tu troverai un marito gentile e che ti renda felice, che tu abbia una bella famiglia e che sia contenta per sempre, dopo tutto ciò che ti è successo. — mi dice lei. — Spero di averti educato bene e insegnato a proteggerti, principessa mia. Ti voglio bene. —

La fisso, continuo a piangere ma non riesco a dire nulla.

— In quanto a te Izuku, auguro le stesse monotone cose, scusami. Voglio che tu sia felice con tua moglie, con i tuoi figli e con tua sorella. Voglio che siate per sempre contenti e fieri anche se la vita non sarà facile, ma so che ce la farete... Fatelo per me... — singhiozza.

— Ti voglio bene mamma... — mormoro, per fortuna.

— Anch'io. Anch'io ti voglio bene. — mi risponde.

— Perché non ti salvi? — chiede Izuku.

— Sono troppo debole. Il mio cammino finisce qui. — sorride.

— Non è vero! Stai mentendo! Dici tu stessa di non arrenderti! Perché?! PERCHÉ?! — urla Izuku.

Avrei voluto dire le stesse cose, ma era troppo tardi e la mia codardia si era fatta viva e imponente.

Il mio coraggio era sparito. Come e perché proprio ora?

Iniziano a picchiare sulla porta.

— Aprite la porta e ingoiate la morte, vergogna del regno! — urla una voce possente.

— Izuku, ho un piano. — mormoro.

— Apri la porta e ritraiti subito. Io li colpirò da dietro. —

— Okay. — risponde mio fratello insicuro ma deciso allo stesso tempo.

Mia mamma sorrideva.

Perché non aveva preso ancora la spada?

Ce n'erano abbastanza per difendersi o avevamo solo queste?

Il gesto della mamma era un atto nobile ma orribile per noi, non so come spiegare.

Mi posiziono dietro alla porta, Izuku fa un grande respiro e va ad aprire.

Sulla soglia appare un omone con due denti in fuori orribili, un classico insomma.

— Mezze calzette inutili, ora vi ammazzo! — urla.

Alza la spada e in quel momento temo il peggio.

Izuku si ritrae agilmente e la mamma prende un coltello, andando a nascondersi.

Io infilzo l'omone, che fortunatamente era più debole che intelligente.

— Addio, bambini miei. — saluta la mamma.

— Addio m-mamma. Ti vogliamo bene! — urliamo io ed Izuku, e scappiamo.

Non sapevo cosa fare, né dove andare.


Ed eccomi qui ora, a ricordare quell'orribile momento vissuto oggi, che a me sembra ormai remoto.

Io e mio fratello siamo seduti attorno a un fuoco, nel bel ma neanche troppo, mezzo del bosco sperando che nessuno ci noti.

— Hai idea di dove andremo? — chiede Izuku.

— Non lo so... — rispondo, anche se un piano io già l'avevo.


ho pianto scrivendo questo capitolo, rip
spero che la ff sia di vostro gradimento~

Katsuki ga Kill✨ [IN REVISIONE]Onde histórias criam vida. Descubra agora