𝐂𝐀𝐏𝐈𝐓𝐎𝐋𝐎 𝟓

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Canzone del capitoli: No Air (Jordin Sparks feat Chris Brown)

«Haily» strilla giubilante una delle mie più care e vecchie amiche dai tempi del liceo. Mi abbraccia, stringendomi forte.

Contraccambio con il medesimo entusiasmo. È più bassa di me di una decina di centimetri per via dei miei tacchi alti. Mi stupisce trovarla qui nonostante ci lavori il fratellastro.

«Ti trovo bene» affermo sorridente e lei arrossisce, timida.

«E io ti trovo più che bene» ribatte esaminandomi dalla testa ai piedi. «Chi sei tu? Dov'è finita la mia amica?», scherza.

Mi mordo il labbro e arriccio il naso non sapendo come risponderle. I pochi, ma piacevoli ricordi che ho di lei riemergono dagli abissi oscuri delle acque stagnanti del mio passato.

«No davvero, sei splendida. Se ti vedesse mia madre impazzirebbe di gioia!»

La signora Gilbert, esuberante proprio come la figlia. Sorrido pensando ai pomeriggi passati con loro nei centri commerciali.

«Sei così solare» commenta sinceramente colpita.

Quando ci siamo conosciute non ero molto in forma.

L'ascensore si ferma al mio piano, lei esce con me.

Le dico che anche io devo andare al sedicesimo piano, ma prima devo prendere una cartella con il mio lavoro nel mio ufficio. Nel frattempo le racconto di come mi sono trovata ingarbugliata in questa azienda.

Riprendiamo l'ascensore e andiamo nel luogo da entrambe temuto. Muovo le gambe con una lentezza esagerata e mi volto a guardare Kara. Le mani strette in grembo, tesa come una corda di violino. Ho paura di chiederle se i rapporti con Ian sono migliorati dopo che abbiamo smesso di vederci, ma non vorrei essere invadente.

"Meno ti interessi di lui e ciò che gli gira attorno, meglio è!"

«Sei la mia fortuna in questo momento. Ian è estremamente suscettibile quando lavora» mormora prima di prendere un profondo respiro e bussare alla porta.

Mi mordo la lingua per non dirle che suo fratello è sempre suscettibile. Invece mi limito a farle un sorriso di incoraggiamento e lo faccio anche a me stessa nel momento in cui la voce di Ian fa capolino da dietro la porta, invitandoci a entrare.

Mi guardo intorno con aria ammirata, meravigliata dalla vastità dell'ufficio. È grande quanto il mio salone, forse di più.

La stanza è persino fornita di un divano a tre posti in cuoio, di un bellissimo bianco avorio.

Il mio sguardo ricade su Ian. Lo trovo a fissarmi.

«Ti farai vivo alla cena che sta organizzando mamma?» gli domanda Kara con le mani dentro le tasche dei jeans.

Io mi stringo al petto la cartella, chiedendomi cosa ci faccio in mezzo alla loro conversazione. Forse sarebbe stato più opportuno attendere fuori.

«C'era bisogno di venire fin qui per parlarmene?», la voce del fratello è tagliente mentre risponde.

«Direi proprio di sì, visto che non hai risposto ai miei messaggi» replica la bionda con grinta.

Loro non hanno mai avuto un buon rapporto. Ian non sopportava l'arrivo di Kara – più piccola di lui di tre anni – e della signora Gilbert nella sua vita. Per Kara, la gaiezza di avere finalmente un fratello scemò nel preciso istante in cui mise piede in casa dei Miller.

«Ti sei disturbata per nulla. Non hai di meglio da fare?»

Perché deve essere così scontroso?

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