13. Scorbutica coinquilina

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Quando entro, la quantità di persone presenti è davvero pazzesca, ma non ne sono tanto sorpreso. Zayn è uno dei tipi più conosciuti al campus e non avevo dubbi che quasi tutta la Washington State University fosse qui questa sera per festeggiare il compleanno della sua fidanzata, che tra l'altro, secondo me, non ha mai visto nemmeno la metà delle persone presenti. In lontananza scorgo Nick, Jimmy, Martin che si avvicinano e mi lasciano una pacca sulla spalla. Ricambio, ma con lo sguardo inizio a cercare Zayn, Gigi e Barbara; soprattutto Barbara.

È impossibile scorgerla tra tutte queste persone, quindi mi propongo di girare un po' intorno per vederla. Finalmente trovo Gigi e le faccio i miei auguri. Mi guarda per bene e sono sicuro che si ricordi da me da quella volta in cui le vidi camminare per strada, ma prima di adesso non ci eravamo mai rivolti la parola. Mi ringrazia gentilmente e si gira verso gli amici di Zayn.

«Senti, sapresti dirmi dove si è cacciato il tuo ragazzo?» la richiamo decidendo che è meglio chiederglielo piuttosto che continuare a girare al vuoto.

«Dovrebbe essere lì». Indica col dito una porzione di spazio accanto al divano e finalmente lo vedo. Sta parlando con una ragazza che mi da le spalle. Ci metto poco a capire che non è semplicemente "una ragazza", ma la ragazza che stavo effettivamente cercando.

Mi avvicino cautamente, anche se non penso si accorgano di me con tutta la musica.

«Chi è questo Harry adesso?» sospira esasperata, mettendo le mani sui fianchi. Lancio uno sguardo a Zayn e le metto una mano sulla spalla per farle notare la mia presenza.

«Sono io Harry, piacere». Le sorrido e quasi scoppio a ridere per l'espressione che ha. Sembra abbia visto un fantasma, con gli occhi sgranati ed il viso pallido che si ritrova.

«Harry, Barbara ti aiuterà a salire le bottiglie». Mi informa il mio amico ed io mi sento.. contento di poter stare un po' da solo con lei, sebbene il tratto appartamento-macchina non sia effettivamente così lungo. Evito di mostrare il mio entusiasmo ed annuisco soltanto, serio. Barbara, invece, non sembra molto felice del fatto che dovrà accompagnarmi, infatti si avvia senza aspettarmi alla porta. Capisco che le fanno male le scarpe da come cammina, ma non dico niente per evitare che mi schiaffeggi: sono sicuro che lo farebbe.

Mi faccio spazio tra la folla e noto che, almeno, si è fermata e mi sta aspettando. Non esordisce una parola, ma aspetta che sia io ad andare per primo. Non vuole parlarmi, e questo mi sembra più che ovvio, ma deve anche smettere di fissarmi come se fossi una sorta di cavia nel bel mezzo di un esperimento scientifico.

«Potresti parlarmi, invece di continuare a fissarmi». Le dico scendendo l'ultimo scalino. Aggrotta le sopracciglia e si blocca di scatto.

«Non ti sto fissando». Esclama arrabbiata.

Mi fa troppo ridere.

«Oh, almeno hai parlato». Scherzo, ma lei mi guarda male.

«Non sono tenuta a parlarti, se non voglio. Sto solo facendo un favore a Zayn, quindi vedi di sbrigarti ad aprire la tua macchina e a prendere quello che c'è da prendere» risponde tutto d'un fiato. Tra un po' le esce il fumo dalle orecchie, ne sono sicuro. Rido tra me e me.

«Cos'hai da ridere?» È dietro di me e non riesco a vederla.

«Non sono tenuto a risponderti, se non voglio» controbatto allo stesso modo. Non continua, ma la sento blaterare qualcosa tra se che mi è incomprensibile.

Quando apro il portabagagli, resta sorpresa dalla quantità di bottiglie. Gliene porgo qualcuna e prendo io la maggior parte. Mentre si avvia, non posso fare a meno di guardarla.

Il vestito avorio stretto fino al punto vita e largo fino a poco sopra il ginocchio le sta perfettamente. Il taglio sui fianchi risalta il sedere e la lunghezza dell'abito mi permette di osservarle le gambe lunghe e snelle. Forse rimango per troppo tempo a fissarla, e me ne accorgo quando si volta di scatto.

«Mi stavi per caso guardando il sedere?» mi chiede scioccata.

«Se cammini in quel modo, non posso non farci caso». Scrollo le spalle come se fosse una cosa normale. Per noi uomini in realtà lo è, per le ragazze un po' di meno. Sono sicuro che stia per esplodere da un momento all'altro. È rossa in viso e sposta il peso da un piede all'altro, forse per il dolore. Però, non dice nulla. Si morde il labbro inferiore e riprende a camminare più veloce.

Richiudo la macchina, cammino verso l'ingresso e mi accorgo che è sparita. La immagino correre su per le scale solo per evitare di salirle con me. Il caos è enorme adesso ed un boato, fischi e versi in approvazione verso me e Barbara che entriamo con l'alcol riempiono quest'appartamento di ottanta metri quadrati. Lascio le bottiglie sul tavolo e vado sul terrazzo: qui dentro l'aria è irrespirabile.

«Styles» sento chiamarmi da una voce più che conosciuta. È Fred, con i suoi capelli brizzolati e la giacca in pelle a fine settembre. Lo saluto amichevolmente poiché, fra tutti, è l'unica persona che, con Zayn, davvero riesco a tollerare.

«Ho visto la Palvin, sai la ragazza dell'altra volta». Vorrei dirgli che so perfettamente che la ragazza di cui sta parlando è Barbara, la stessa Barbara a cui sto pensando dal giorno in cui volevo darle un passaggio. Faccio un cenno con la testa, non sapendo come rispondere. «È bella». Dice con non chalance.

Sento ribollirmi dentro. Perché sentir qualcuno farle dei complimenti mi fa questo effetto? Lo so che è bella, cazzo. Ma Fred non deve ricordarmelo, o almeno deve tenerselo per se e cercare di non farmi arrabbiare. Che poi non dovrei comunque arrabbiarmi. È bella ed è risaputo da forse l'intero campus.

«Già». L'entusiasmo chiaro nella mia voce, ironicamente parlando...

«Senti, io vado a fare un giro dentro». Mi congedo. «Ci si vede». Gli dico e, così facendo, mi allontano per ritornare all'interno. Saranno passati quindici minuti o poco più da quando non la vedo, quindi necessito di poggiare nuovamente gli occhi su di lei.

Quanto sono ridicolo che mi allontano dai miei quasi amici per cercare una ragazza che sembra su una crisi di nervi ogni volta che le si rivolge la parola? Afferro un bicchiere e lo riempio con della vodka a pesca, giusto per tenermi sul leggero. Ho già bevuto e non vorrei dare spettacolo, almeno non davanti a lei.

Ci risiamo. Di nuovo che mi preoccupo di quello che potrebbe o non potrebbe pensare. Devo darmi una regolata.

Come se non lo avessi detto solo due secondi fa, la vedo abbracciata ad un tizio, che non è nessuno dei suoi amici che erano in macchina con lei il giorno in cui ho urtato l'auto di Liam, ed inizio a stringere il bicchiere, senza badare al fatto che, più stringo, più la vodka risale e si riversa pian piano sul pavimento. Come se avesse captato i miei occhi su di lei, mi guarda per una frazione di secondo, per poi camminare verso una porta ed infilarcisi dentro sempre accompagnata dal tizio.

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