Capitolo 30

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MADISON P.O.V.

Mi svegliò una leggera pressione sul collo, seguita da altre sulla mandibola e il viso. Qualcosa di bagnato.
Emisi un verso di lamento assonnata e sentii una risata bellissima contro il mio orecchio. Subito dopo, un altro bacio in quel punto.
" Finalmente ti sei svegliata piccola " ridacchiò Jason, per poi darmi un veloce bacio sulle labbra. Spalancai le palpebre e me lo ritrovai sopra di me, mentre mi guardava dolce.
" Buon giorno " sbadigliai stanca, prendendo un cuscino alla mia destra e mettendolo sopra il mio viso.
" Perchè sei bagnato? " realizzai dopo qualche istante, facendolo ridere ancora.
" Sono andato a fare surf all'alba, è stato spettacolare, ma mi sarebbe piaciuto se ci fossi stata anche tu " mormorò gentile e spostò il cuscino, facendomi accecare. Dannata finestra aperta. Sbattei velocemente la palpebre e mi arresi al mio inevitabile risveglio.
" Che ore sono? " gracchiai, guardando fuori dalla finestra. Il cielo era limpido e il sole splendeva, toccandomi con i suoi raggi.
" Le nove del mattino piccola " rispose lui, alzandosi dal letto e avvicinandosi alla scrivania della stanza. Solo in quel secondo realizzai che fosse a petto nudo, in costume di fronte a me, e le solite farfalle nello stomaco scattarono.
Aveva fatto surf fino a quell'ora? Tre ore di fila? Uhm doveva essere stanco, eppure appariva fottutamente sexy come sempre, anzi più del solito con le goccioline d'acqua che scorrevano sulle sua pelle bagnata, per non parlare dei capelli spettinati.Stavo ancora ammirando la sua bellezza quando mi passò un vassoio, pieno di cibo. Waffles ancora fumanti, pancake ricoperti di sciroppo d'acero, qualche biscotto e una manciata di cereali in un bicchiere, una crepe alla Nutella, un toast, della frutta, due bicchieri enormi di succo d'arancia e una tazzina di caffè, con due bustine di zucchero, una normale e una di canna.
" Colazione a letto? " chiesi incredula, osservando l'enorme quantità di cibo di fronte a me. Jas si stese al mio fianco, sorridendo compiaciuto e bagnando tutte le coperte. " Non sapevo esattamente cosa ti piacesse e ho preparato un po' di tutto " ammise e mi accarezzò con delicatezza il volto.
" È... è stato davvero premuroso da parte tua " mormorai, sentendomi arrossire. Amavo letteralmente quando faceva qualcosa di inaspettato che mi facesse sorridere, era... dolce, ecco.
Gli rivolsi un altro sorriso e addentai un pezzetto di crepe. Era ottima.
" Complimenti allo Chef " ridacchiai, scoccandogli un bacio sulle labbra e sporcandolo di Nutella. La vista dei baffi di cioccolato mi fece scoppiare a ridere e lui mi guardò confuso, senza capire perché ridessi.
" Stai fermo " ordinai, avvicinandomi al suo viso e togliendo le tracce di Nutella con la lingua.
" Mi fai eccitare così Mad " sospirò, prendendo il toast e annuendo tra sè.
" Hai ragione, sono un ottimo Chef " aggiunse poi, mostrando tutta la sua modestia.

JASON P.O.V.

" Porto il vassoio giù, tu intanto vestiti da spiaggia " ordinai, dandole un bacio leggero sulla fronte ed uscendo dalla stanza con il vassoio tra le mani. Avanzava ancora qualcosa, anzi un bel po' di cibo, ma avrei buttato tutto. Entrai in cucina fischiettando allegro, ma smisi subito appena ci trovai mio padre.
Neanche il tempo di alzare gli occhi al cielo e maledire la mia sfiga, che già lui iniziò a urlarmi contro.
" Come ti sei permesso ieri di prendere la MIA Jeep?! Come ti sei permesso di lasciarci lì al ristorante ad aspettarti come babbei?! Come ti sei permesso a bagnare tutta casa, ieri sera e pure sta mattina?! "
Non risposi e mi limitai a poggiare il vassoio sul tavolo, buttando nel cestino gli avanzi.
" Cos'è quello? " chiese rivolto al cibo ormai nella pattumiera, lo ignorai e feci per varcare la porta, ma mi afferrò per una spalla, costringendomi a fermarmi. Non me lo aspettavo e indietreggiai di qualche passo, barcollando.
" NON-MI-TOCCARE " ringhiai, scandendo bene le parole.
" E tu ferma immediatamente questi tuoi comportamenti. Non sei più un bambino, Jason. Ormai hai diciotto anni, una patente e stai per concludere i tuoi studi. Sei un uomo, dannazione " sibilò lui, trafiggendomi con lo sguardo. Scoppiai in una risata sprezzante e risposi freddo.
" Sai il problema? Questo discorso da buon padre, che mi dice che ormai sono un uomo, con te non funziona e sai perchè? Perché, cazzo, per essere un padre non bisogna avere solo lo stesso fottuto sangue, ma bisogna anche esserci. Perciò smettila con ste puttanate e lasciami in santa pace " uscendo di fretta dalla stanza e andando a sbattere contro la Barbie. Strabuzzai gli occhi appena notai cosa indossava. Una camicia di mio padre, quella che lui indossava ieri sera e che le copriva grossolanamente metà coscia. Troia. Questo era fottutamente troppo.
" Ma che cazzo, almeno fare finta di non scopare. Almeno non sotto i miei occhi, porca puttana " urlai incazzato, desiderando con tutto me stesso che quella bionda del cazzo sparisse e la camicia di mio padre con lei, ma ovviamente non successe e sentii la porta della cucina aprirsi. Mi girai per lanciare uno sguardo di puro disgusto a quel fottuto bastardo e scappai al piano superiore, entrando in camera e trovando Madison agitata. Aveva sentito tutto. Era ovvio. Non avrei dovuto portarla qui, in mezzo a questa merda. Cosa cazzo avevo in mente quando l'aveva invitata?
" Stai bene? " chiese preoccupata, fiondandosi nelle mie braccia e stringendomi a sé. Respirai il profumo dei suoi capelli e annuii, mentre altre urla, più basse rispetto alle mie, provenivano da sotto.
" Solo andiamocene via da sta merda. La spiaggia è bellissima e abbiamo anche una piccola barchetta, gli stronzi non la usano tanto " mi sforzai di sorridere per rassicurarla. " Va bene " disse semplicemente, prendendo alcune cose dall'armadio e dirigendosi in bagno.
Osservai la stanza arrabbiato, in cerca di qualcosa su cui sfogare la mia rabbia, quando notai il mio telefono.
Destiny.
Cazzo, non l'avevo chiamata.
Afferrai quell'aggeggio, tenuto in silenzioso fino a quel momento e ignorato totalmente, e lo sbloccai, trovandomi parecchi messaggi e chiamate, da persone diverse.
Ignorai tutti e composi quel numero familiare, ascoltando pazientemente i Beep.
" Jason? " chiese infine la voce di mia madre. "Devo parlarLE " dissi subito, senza darle il tempo per la mancata promessa del giorno prima.
" Adesso sta dormendo e si può sapere perchè ieri non hai chiam... " iniziò, ma la interruppi. " Svegliala mamma, lo sai che è importante " borbottai nervoso, bestemmiando contro me stesso dalla rabbia. Come avevo potuto dimenticarmi del mio angelo?! Sapevo come stava Destiny senza di me. Malissimo. Persa. Distrutta. E tutto per colpa dello stronzo al piano di sotto.
Una nuova ondata di odio mi percorse, ma mi calmai appena sentii la sua piccola vocina assonnata.
" Jas? Perché ieri non mi hai chiamata? "
Cazzo. Non potevo dirle che mi ero dimenticato.
" C'era un problema di rete e non si riuscivano a usare i telefoni, mi spiace principessa " mentii spudoratamente, sapendo che se la fosse bevuta. Era una bambina in fondo, molto intelligente, ma pur sempre piccola.
" Pensavo ti eri dimenticato di me " sussurrò col tono traballante e potei scommettere che in quel momento aveva gli occhi pieni di lacrime. Mi si spezzò il cuore e promisi a me stesso che quella sera l'avrei chiamata puntualissimo. Non potevo fare questo di nuovo a mia sorella, non potevo.
" No Des, non potrei mai. " sentii la porta del bagno aprirsi e aggiunsi,
" Ora devo andare, ti richiamo sta sera. Lo giuro "
Madison fece la sua entrata nella stanza, buttandosi sul letto e guardandomi curiosa.
" Va bene. Ti voglio bene J "
" Ti voglio bene, bimba " e attaccai.
Era una giornata perfetta per stare un po' fuori, me ne ero accorto subito quella mattina all'alba quando ero uscito per fare surf.
Inforcai gli occhiali da sole e mi guardai allo specchio. Si stavo decisamente bene.
" Sono pronta " disse la voce di Madison e mi girai a fissarla.
" Smettila di guardarmi come uno scemo pervertito o giuro che mi rimetto i vestiti e non mi vedrai mai più in costume " sbuffò lei, afferrando la sua borsa da spiaggia.
Scoppiai a ridere e la attirai a me. " Pure tu prima mi hai guardato bambolina" le ricordai, sorridendo e baciandola sulla fronte.
Arrossì e si arrese, annuendo. Non poteva obbligarmi a smettere di guardarla. Nessuno l'avrebbe fatto. Non con un costume nero addosso. Bisogna essere gay per non sbavare, osservando il triangolino che le copriva il seno ed io decisamente non lo ero.
La presi per mano e scendemmo al piano inferiore, dirigendoci verso la porta. Alzai gli occhi al cielo quando salutò mio padre e la troia, seduti sul divano a parlare a bassa voce tra loro, e uscii in fretta di casa, trascinandola con me.
" Oggi mi devo abbronzare " annunciò, stendendo il telo da mare sulla sabbia e raccogliendo i capelli in un adorabile treccia di lato.
" Ti farò compagnia allora " mormorai e lanciai un'occhiata nostalgica alla tavola da surf che avevo piantato nella sabbia qualche ora prima.

Tu mi porti fuori dai miei incubi.  Wattys2020Where stories live. Discover now