"Sogno o son desto?"

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Il caldo era davvero insopportabile. Con la finestra aperta, la puzza dei gas di scarico delle auto saliva e invadeva la sua camera, tanto da fargli bruciare la gola. La città eterna era tanto bella quanto caotica e decisamente troppo rumorosa.
A volte Mario sentiva addirittura l'impulso di scappare e rifugiarsi in uno di quei luoghi dove c'è tutto e niente, dove riesci a respirare a pieni polmoni l'odore fresco della natura e sentire il cinguettio acuto degli uccellini.
"La pace dei sensi" è la giusta definizione; equilibrio: la chiave di tutto.
Certo, era assolutamente una cosa bizzarra e insolita per un ragazzo della sua età, ma Mario era tutto tranne che conforme alla massa, era profondo, maturo. Consapevole.

*
Appena aveva messo piede in casa, Mario si era fiondato nella sua stanza, liberandosi dello zaino e buttandosi sul letto in attesa del pranzo.
Quello era il suo rifugio, il luogo in cui paradossalmente cadeva la maschera da duro per lasciare spazio alle emozioni di Mario. Semplicemente Mario.
Le pareti ripercorrevano i suoi 19 anni. Foto, poster, peluche, ricordi sparsi ovunque. Ogni angolo della stanza rappresentava un pezzo di sé ed è per questo che non permetteva a nessuno di accedervi. O tutto o niente.
Mario era tremendamente geloso delle sue cose e far entrare qualcuno fra quelle quattro pareti era come dargli le chiavi di un diario segreto, spogliarsi di tutte le sovrastrutture, rendersi fragile e vulnerabile.

Accese la tv. Le notizie del giorno riguardavano i tagli ai sussidi e l'ennesimo pettegolezzo sulla vita sessuale di una star televisiva. Niente di nuovo o rilevante. La spense nuovamente sbuffando e affondò la testa nel cuscino.
Si lasciò coccolare dalla sua consistenza morbida e inebriare dall'odore di ammorbidente impregnato nelle lenzuola.
Distese i muscoli allungando le braccia lungo i fianchi e, con il mento ad accarezzargli il petto, chiuse gli occhi e si appisolò. 

***

"Si può sapere dove mi stai portando? Posso togliermi 'sta benda?". La sua mano era intrecciata a quella dell'altro, impegnato a fargli da guida.
L'erba umida gli solleticava le gambe. Con gli occhi bendati, riusciva a sentire anche i rumori più impercettibili e odorare il profumo buono dei fiori circostanti.

"Sei sempre troppo impaziente, Mario. Comunque siamo arrivati. Vieni qui, te la tolgo io"
Boom.
Quella sì che era una sorpresa.
Di nuovo quella frase, la stessa del libro. Vederla impressa su un lenzuolo però, con la sua calligrafia faceva tutto un altro effetto.

"Accadono cose che sono come domande. Passa un minuto oppure anni e poi la vita risponde. Ci sta accadendo questo, no?"

Senza fiato. Blackout.
Un "Grazie. Davvero" a riempire il silenzio. Tante, troppe emozioni. Le gambe molli, la salivazione azzerata.

"Figurati. Aspetta, Mario. Ho anche un'altra sorpresa"
"Ah s-sul serio?! E..e che sorpresa è?"
Occhi lucidi, eloquenti. Curiosità. Impazienza. Sorriso spontaneo. 
Un sussurro all'orecchio come risposta. "Beh, questa non te la posso far vedere. Posso fartela provare, se vuoi".
È un attimo.
Patapum.
La sue labbra rosse e carnose pericolosamente vicine alla bocca dell'altro, attratte come i poli opposti di un magnete. Solo un altro passo e...

Driiiinnn
Driiiinnn

***

Driiiinnn
Driiiinnn

"NO! Non è possibile!"

"Pronto.", pronunciò Mario risoluto.
"Amo ma tutto apposto?" domandò la voce dall'altra parte del telefono.
"Sì Vale, posso richiamarti più tardi? Sono impegnato in questo momento, scusa".
Salutò frettolosamente la sua migliore amica e riattaccò sbattendo il cellulare sul comodino vicino al letto.
Valentina era tutto per Mario. Era la sorella che non aveva mai avuto, la spalla destra su cui piangere. Sapeva ascoltare, parlare al momento giusto e rimanere in silenzio se necessario. Aveva aiutato Mario ad attraversare periodi molto difficili ed era stata proprio lei ad infondergli fiducia e coraggio per fare coming out.
Insomma, dire che le voleva un gran bene è riduttivo, ma mai, mai come quella volta avrebbe voluto ucciderla.
Aveva interrotto il sogno più bello ed eccitante della sua vita proprio nel momento in cui stava per assaporare le sue labbra.
Solo dopo, Mario ricompose i pezzi e realizzò. La consapevolezza arrivò come un pugno nello stomaco.
Claudio. Sona. Lui aveva appena sognato Claudio Sona, il veronese conosciuto solo qualche giorno prima. Assurdo. Incredibile.
Antipatico ma dannatamente sexy. E non era stato un sogno a rivelargli la sua oggettiva bellezza, ma non ci aveva ancora pensato da quel punto di vista. Ebbene sì, Mario lo ammise a se stesso. Claudio lo attraeva. Troppo.
Fu attraversato da una scossa di pura elettricità che percorse tutto il suo corpo. Provò un piacere violento giù, infondo al ventre. Sentì il cuore scalpitare nel petto, lo stomaco contorcersi e il respiro farsi corto.
Quanto avrebbe voluto che il sogno non fosse stato interrotto. Dio, quanto avrebbe voluto sentire il suo sapore. Era stato tutto così dannatamente reale.
Si schiaffeggiò il volto per riprendersi e si alzò a fatica dal letto per dirigersi in bagno a sciacquarsi con acqua fredda.
Era frastornato ma improvvisamente la sua giornata aveva preso una piega diversa.
***

Dopo cena Mario tornò nella sua stanza.
Il sogno era stato il suo pensiero costante. Aveva passato l'intera giornata a cercare di ricordare quanti più dettagli possibili e aveva ripercorso la scena così tante volte che l'aveva imparata a memoria.
Aveva perfino dimenticato di richiamare Valentina. Meglio così, lei avrebbe capito e lui si sarebbe lasciato sfuggire qualcosa di troppo. Dopotutto era solo un sogno. Sì, solo un sogno, o forse no...
Era agitato, una strana sensazione albergava in lui. Era la prima volta che non vedeva l'ora che arrivasse la mattina per andare a scuola. Che cosa bizzarra, non l'avrebbe mai creduta possibile. Eppure,nonostante fosse consapevole che avrebbe guardato l'altro con occhi diversi, desiderava sentire la sua presenza, conoscere meglio la persona che aveva avuto accesso al suo inconscio così prepotentemente.
Si spogliò, infilò il pigiama e ripose i panni sulla sedia davanti alla scrivania ma prima di entrare sotto le lenzuola abbassò lo sguardo e si rese conto che gli era caduto un bigliettino dalla tasca dei jeans.
Lo raccolse e lesse "Via Tagliamento n 6". Nero su bianco, l'indirizzo di casa di Claudio.
"Ma allora questa è una tortura. Chi sei? Cosa mi stai facendo?"
In quel momento una scena gli attraversò la mente. Lui che aveva accettato in prestito il libro, il "mattone filosofico", persuaso dal suo consiglio e dalle sue parole.
Lo estrasse un po' titubante dallo zaino, inconsapevole che Claudio gli avesse prestato una parte di sé. Leggilo e mi saprai leggere. Questo era il messaggio.
Quella sera, così come le altre a venire, Mario si addormentò così, divorando pagina dopo pagina, viaggiando con i personaggi e cercando di carpire le ragioni per le quali Claudio aveva insistito affinché lo accettasse.
Qualcuno avrebbe dovuto avvertirlo; senza rendersene conto aveva appena imboccato una strada senza possibilità di ritorno...

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⏰ Last updated: Dec 14, 2017 ⏰

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