"Sono sempre io"

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Hai  presente quando
la sabbia scotta  ma tu te  ne freghi
perché stai correndo verso il mare?
Ecco, bisognerebbe vivere così .

A te Fra, che sei il migliore amico che tutti vorrebbero.

Il giorno seguente, a scuola, la faccia ammaccata di Mario non riscosse lo stesso successo che alla messa delle nove. Non scoraggiò nemmeno la professoressa di matematica, che gli concesse l'onore di essere il primo interrogato del nuovo anno scolastico.

Era entrato in classe calzando un vecchio passamontagna di lana, cercando di emanare un alone di mistero e disgusto degno di un film dell'orrore.

"Magari mi prendono per un appestato e nessuno mi rompe i coglioni" confidò a Yuri, che era sempre interessato a ogni strategia utile, seppur bizzarra, per scansare le avversità.

Fu una pessima mossa.
La professoressa nemmeno sorteggiò.

"Guarda un po' " disse tutta spumeggiante, alzando la testa dal registro "mi piacerebbe proprio sentire cos'ha da dirmi l'essere mascherato dell'ultimo banco"

"Cazzo" si lasciò sfuggire Mario, credendo di aver bisbigliato. 

Le interrogazioni erano una malattia contagiosa, peggio della lebbra, e Yuri si allontanò da Mario a piccoli balzi, aggrappato al bordo della sedia.
La professoressa lo invitò a togliere il passamontagna.

"Non è un bello spettacolo" le assicurò il moro con la voce più rauca che riuscì a grattare dalla gola.

"Serpa, non farmi innervosire. Togli quell'indumento dal viso e vieni interrogato. Altrimenti decidi tu se vuoi inaugurare l'anno scolastico con un bel 2", disse la prof spazientita mostrando il due con le dita della mano destra.

Così Mario, rassegnato, molto lentamente, come se stesse sfilando la maschera di ferro, sollevò il passamontagna.
Ci fu un grande silenzio. Era spacciato, un due assicurato. Cazzo.
Restava solo la finestra alle sue spalle, ma buttarsi di sotto già a settembre gli sembrava abbastanza prematuro.

"Beh, ti decidi a venire alla cattedra o non sai nemmeno di quale argomento stiamo trattando?"

Mario stava per darsi il colpo di grazia, quando tutti i compagni si voltarono verso la porta. Qualcuno stava bussando.

"Avanti!" pronunciò la prof.

"Buongiorno, sono il nuovo alunno. Mi chiamo Claudio Sona. La signora Bianca mi ha detto che questa è la mia classe" disse il veronese in piedi davanti alla porta.

"Buongiorno Claudio, entra pure. Mi hanno già parlato di te, ti stavamo aspettando."

Claudio rimase immobile per qualche istante. Si sentiva sotto i riflettori, tutti gli sguardi puntati addosso come a volerlo studiare, scrutare, capire. Alla fine, incoraggiato da Bianca con una mano sulla spalla, si diresse verso la cattedra.
Mario, che nel frattempo aveva ringraziato il cielo e baciato la terra per essere stato interrotto, si voltò con un'espressione sollevata verso la bidella. Quest'ultima, prima di chiudere di nuovo la porta, inclinò la testa e lo salutò facendogli l'occhiolino.

"Bene Claudio, al termine della lezione avrai modo di parlare con i tuoi nuovi compagni. Per adesso vai a sederti laggiù accanto a Serpa e ad Attili. Mi dispiace per te, ma è l'unico banco vuoto"  disse la prof credendo di risultare simpatica.

Claudio guardò nella direzione indicatagli e sorrise scuotendo la testa non appena riconobbe il ragazzo conosciuto il giorno precedente. "Andiamo bene", pensò fra sè dirigendosi al suo banco.

E lo so io ma anche te Where stories live. Discover now