capitolo 9

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KELSEY'S POINT OF VIEW:

“Quando Jazzy morì..” Fece una pausa chiudendo gli occhi per ricordare. “Mi sono completamente perso.” Mormorò, con un filo di voce, quasi incomprensibile, ma io lo sentivo forte e chiaro.

Passando una mano tra i capelli, gli massaggiai la testa, rilassandolo, la sua testa si poggiò sulla mia gamba. Lo lasciai parlare, volendo ascoltare ciò che doveva dirmi.

“Ruppi oggetti, urlai, accusai persone di cose che non avevano fatto. Pensai pure al suicidio.” Scosse la testa. “Pensavo che se lei era morta per colpa mia, allora dovevo fare lo stesso per lei.”

Trattenni il fiato dalla sua confessione. Portando le mani accanto al suo viso sospirai.

“Stavo andando contro un sacco di cose emotivamente e volevo che tutto finisse.” Sussurrò mordendosi il labbro. “Sapevo che quello che è successo a Jazzy era colpa mia. So che non era mia intenzione ma era per colpa mia se lei era li ed era per colpa mia se Jason ha fatto esplodere il magazzino.”

“Non potevi sapere che l’avrebbe fatto..” Dissi cercando di cancellare il dolore, ma sapevo che niente poteva cancellare le cicatrici mentali. 

“Non importa. Il punto è che, mia sorella è morta quella notte quando dovevo essere io a morire.” Stringendo di più i miei fianchi, mise la testa sul mio stomaco. “Ho sbagliato.” Mormorò. “Ho rovinato tutto, ci è voluta la morte di Jazzy per spezzarmi in due.”

Troppe domande mi invadevano la testa, cercavo di trovare le risposte, ma sapevo che mi avrebbe risposto solo con il tempo. 

“Ero solo a casa una notte, quando ho spaccato la casa.” Sogghignò. “Ero seduto sul divano, con la testa tra le mani e tutte le scene mi tornavano in mente.. le sue grida spezzanti e l’esplosione.. non potevo togliermelo dalla testa. Non importava quanto avevo bevuto, la sua voce era ancora fresca nella mia testa. Era come se fossi ancora nel magazzino con lei a pochi metri da me.”

Continuavo ad accarezzagli i capelli, guardandolo mentre si rilassava sotto il mio tocco. “Trovai la pistola per terra. Doveva essermi caduta mentre tiravo tutto per terra, qualcosa si era innescato in me e la presi. Non so come ma me la misi alla testa. Ero bloccato, perso nel tempo quando John venne a casa e mi trovò.”

Deglutendo a fatica, appoggiai la schiena al muro, non volendo pensare ai se e come sarebbe stata la mia vita se fosse successo. 

Come poteva qualcuno così forte essere così vulnerabile all’interno e mi stava uccidendo vederlo così. Tutto quello che volevo fare era portargli via il dolore, rassicurarlo che tutto andava bene. Ha passato abbastanza e l’ultima cosa che voglio è che lui riviva tutto.

Non riuscirei a vivere se gli succedesse qualcosa.

“Mi chiese cosa stavo facendo e io.. ero lì seduto. Non dissi niente finchè non venne da me e vide la pistola. Cercò di convincermi a dargliela mentre io lo fissavo.” Si mosse sulle mie gambe, spostando il viso in modo tale che gli vedessi gli occhi. “Sapevo che non potevo giustificare cosa stavo facendo o tirare fuori una scusa. Lo sapeva.. sapeva che ero a pezzi.”

“Justin..” Sussurrai, sentendo il bisogno di fargli sapere che non sarebbe successo mai più, fino a che io ero viva.

Non lo farei mai tornare in quel buco nero.

“No.” Mormorò. “Fammi finire. Perfavore.” Guardandomi, riuscì a vedere la disperazione nei suoi occhi. 

“Okay.” Annuì accarezzandogli le labbra.

“Mi calmò.. nascose la pistola e si assicurò che stessi bene. Si prese cura di me e tralasciando ciò che sentivo dentro, mi ha aiutato con i poliziotti nel modo migliore. Ci misi un mese per uscire dalla depressione in cui ero e con l’aiuto dei ragazzi mi rialzai sulle gambe. E ora..” Justin chiuse gli occhi. “Ho paura di tornare a quei tempi. Quei tempi che ho così tanto cercato di evitare.” Mi guardò. “Non voglio spezzarmi in mille pezzi.” Scosse la testa. “Non posso cadere a pezzi. Non con tutto ciò che sta succedendo ora.”

Danger's backDove le storie prendono vita. Scoprilo ora