capitolo 46

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capitolo 46/prima parte.

Nobody's Point of View: 

Era freddo dentro la cella proprio come il sangue che scorreva nelle sue vene. Justin non aveva dormito per niente la scorsa notte, e tuttorà”

«Non sai di cosa stai parlando» abbaiò alzandosi in piedi. Stava iniziando ad agitarsi ora, il petto si alzava violentemente.

“Lei è tutto per te.” Una voce nella parte posteriore della sua testa cercava di riportarlo dove aveva una presa sulla sua sanità mentale.

Scuotendo la testa, Justin se la strinse tra le mani pronto a liberarsi delle voci. «Basta» pregò.

“Lei ti ha salvato da te stesso. E’ rimasta con te anche quando gli altri si erano arresi. Ti ama, non buttare via tutto.”

«SMETTILA DI PARLARE!» urlò prima di tirare un forte pungo al muro senza pensarci due volte. Sussultò, imprecò sottovoce cercando di allontanare la fitta di dolore.

«Sai, parlare da soli è una brutta abitudine»

Voltandosi, Justin fece una smorfia, non era sorpreso di vedere John in piedi accanto alla sua cella.

«Che cazzo vuoi?» Sputò, ignorando la fitta di dolore che correva per il suo braccio.

Guardandolo diritto negli occhi, tempestato da ogni emozione, John parlò “Voglio parlare di quello che hai fatto.»

Justin alzò lo sguardo, sapendo che avrebbe visto il prossimo, «io no»

«Bene, allora puoi ascoltare» John replicò bruscamente mentre si avvicinava a lui, avvolgendo le dita attorno alle sbarre verticali.

«Non sono in vena per le tue stronzate ora.» Scattò Justin.

«Peccato» si mosse, rifiutandosi di fare marcia indietro solo perché Justin non era se stesso. «Almeno sai cosa hai fatto ieri sera?”

«Sì» stringendosi nelle spalle, prendendo un pezzetto della sua camicia, chiaramente non interessato.

John strinse le labbra, «Hai rivoltato a testa in giù la vita di tutti ieri e non te ne importa nemmeno.»

Sentendo un colpo al cuore alle sue parole, Justin si costrinse a guardare lontano, per far zittire quella cosa che lo faceva soffrire. Non voleva più il peso del mondo sulle sue spalle. Non voleva più prendersene cura.

Voleva stare solo.

«No» sputò Justin, «Ho fatto quello che dovevo fare.»

«L'hai fatto perché eri fuori controllo e entrambi sappiamo perché,» John parlò bruscamente , catturando di nuovo il suo guardo facilmente . Non aveva intenzione di fare marcia indietro. Stava combattendo per il suo migliore amico, anche se aveva rinunciato alla lotta per se stesso .

«Smettila, John.» Justin ribolliva, sentendo le sue mani tremanti dalle frustrazioni che aveva accumulato. La sua testa stava urlando , gli diceva di combattere, ma l'altra parte di lui non voleva. Aveva sia l'angelo che il diavolo sulla spalla, e finora il diavolo stava vincendo. 

«Tu non sai di cosa stai parlando.»

«Ti sei scagliato contro la tua famiglia, contro la tua fidanzata, come hai potuto farlo?» John urlò.

«Chi se ne frega» Justin borbottò con rabbia, «perché non posso!»

«Stai rovinando la tua vita!»

"No non lo stai facendo. E' lui l'unico che ha rovinato la tua vita. Ti ha fatto provare sentimenti per la puttana, lui ti ha detto che andava bene a prendersi cura di qualcuno diverso da te stesso."

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