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L'ospedale era un posto strano , una specie di guscio che puzzava di pulito e disinfettante che cerca di darti tranquillità ma a Ron dava solo la nausea . Gli veniva da rimproverare le infermiere perché sprecavano sapone tutti i giorni, nel suo reparto in special modo, il reparto fatto di porte trasparenti che sembravano le teche degli zoo in cui vivono gli animali cresciuti in cattività, e tubicini. Le infermiere erano molto silenziose ,facevano solo il loro lavoro per poi andarsene, era triste vedere il trambusto che caratterizzava i corridoi al di fuori delle teche di vetro e non sentirne nemmeno il brusio. Era noioso stare li e non potersi nemmeno muovere per colpa del torace fracassato e i piedi fasciati. In quella stanza Ronnie cominciò a chiudersi , a farla diventare il suo guscio , la sua armatura e dopo una settimana chiuso li dentro alla scatola disinfettata Ron non si aprì mai più , quelli che passavano per abitudine davanti al suo piccolo castello di ghiaccio erano ormai abituati alle sue espressioni cupe e annoiate, le infermiere ed i dottori non facevano più caso alle risposte evasive e ai suoi silenzi. Ogni tanto qualche psicologa tentava di far breccia tra le crepe del suo cuore ormai duro come la pietra, pesante come un macigno per il suo piccolo petto in ristrutturazione. Chi provava a consolarlo accarezzandogli i capelli ormai lunghi sulle spalle , ma come tutti gli altri vi aveva rinunciato, scoraggiato e uno dopo l'altro se ne andavano.

Circa un mese dopo l'incidente Ronnie cominciò a muovere i primi passi da solo senza nessun fantasma vuoto in camice bianco che gli stesse alle calcagna. Si portava dietro la gruccia della flebo che ad ogni passo cigolava ad ogni passo, ad ogni passo l'ago di gomma nel suo braccio sembrava andare sempre più in profondità . Per i primi tempi non andò da nessuna parte , girovagava avanti e indietro per la sua stanzetta immaginando mostri sotto il letto e coltelli nei cassetti. Poi quella stanza divenne ancora più stretta di quel che già era e decise di superare il limite che gli era stato precedentemente imposto: uscì. Aspettò la pausa pranzo dei camici bianchi e uscì a piedi scalzi che non producevano nessun rumore, passava davanti alle stanze uno dopo l'altra guardandoci dentro, vide un uomo vecchio dormire con la bocca sdentata aperta e respirare con fatica. Vide una giovane donna con un tubo piantato in gola che la faceva respirare ma sembrava morta, oltrepassò altre stanze con altre persone dentro , gli parvero tutte più morte che vive e più le guardava più si chiedeva cosa ci facesse lui lì. Alla fine del corridoio mentre stava per tornare indietro guardò l'ultima saletta e guardò l'uomo che stava sul letto, lo fissava con uno sguardo che lo fece rabbrividire. Lo sguardo di un animale feroce uno di quegli sguardi che sono in grado di farti vacillare se li incroci prima di fare qualcosa in cui sei il migliore. Ronnie però non si scompose rimase attonito a fissarlo , gli ricordava Anthony il giorno in cui lo aveva scacciato e allora se ne andò, non era pronto ad affrontare quei pensieri. La scena si ripeté per giorni , Ron ormai non usciva se non per andare a fissare quella strana bestia in teca , che era più simile a lui di quanto credesse. Un giorno l'uomo dell'ultima stanza lo salutò con la mano e Ronnie con timidezza lo aveva salutato a sua volta per poi andarsene via. Il giorno dopo l'ultimo uomo prima della fine del corridoio gli fece cenno di entrare e il piccolo bambino sgualcito raccolse l'invito entrò , si sedette alla destra dell'uomo e aspettò.

"Ciao, sono Claus, piacere" disse allungando la mano sinistra verso di lui , fu allora che Ronnie notò il polso destro ammanettato al lettino.

"Io sono Ronnie,ciao" gli rispose stringendo piano la sua mano.

"Allora Ronnie ,come mai vai sempre in giro?" Chiese Claus con voce roca.

"La mia camera mi annoia ... voglio tornare a casa" Ammise.

"E sei sicuro di poterci tornare,Ron?" Gli chiese ridendo sotto i baffi.

"In realtà no ... " Sussurrò.

"Nessuno di noi ha una casa ragazzo mio, perché 'casa' non è solo un tetto sopra la testa, è un punto in cui le persone a noi più care ci aspettano sempre." Disse con aria saggia ed ispirata con gli occhi chiusi.

"Allora io non ho una casa signor Claus ... come farò?"

"Andrai avanti caro mio, saprai trovarti un posto nuovo oppure andrai a finire in orfanotrofio fino a 18 anni." Rise .

Ronnie non rispose, abbassò il capo e gli si bagnarono gli occhi, la realtà faceva più male dell'ago nel braccio.

"Mi dispiace averti rattristato piccolo, ma è così che vanno le cose per quelli che non hanno la mamma e il papà , quelli come te."

"Signore , perché ha queste? Perché lei è qui?" Disse Ronnie indicando le manette.

"Ho fatto cose orribili nella mia vita e ora è il momento di saldare i debiti ... Domani mi porteranno via da qui e mi faranno dormire per un po' ... Dormirò come la tua mamma e il tuo papà ."

"Che cosa intende con brutte cose?"

"Ho ucciso, piccolo Ron, ucciso uomini e donne ma ho amato uccidere, era ciò che volevo fare, capisci? Non sono matto, o almeno non credo, amo soltanto togliere la vita agli esseri umani."

"Cosa si prova ad uccidere un uomo, signore?"

"Sei un ragazzino sveglio Ronnie, fai domande intelligenti e per questo ti risponderò."

Ronnie ascoltò ogni sua parola e ogni parola gli si imprimeva nella mente, Claus si raccontò a lui che a 10 anni non aveva più nulla in cui credere, si lasciò andare: pianse, rise e ricordò ogni sensazione. In quel momento il mondo per Ron si capovolse e tutto ciò che era sbagliato ora non sembrava esserlo più di tanto, non era sbagliato e brutto come volevano fargli credere, era eccitante. Uccidere era il male? E se fosse stato solo una cosa naturale già compresa nel pacchetto di essere umano? Fare a pezzi una persona era il male? E se fosse solo una cosa che si faceva per curiosità? E se fosse stata una cosa normale? In fondo quando uno è morto non sente più dolore quindi farlo a pezzi, bruciarlo, rovinarlo o altro non rovinava un uomo vivo ma un pezzo di carne in forma di essere umano, no? Secondo Claus non esisteva nessun dio , se ci fosse stato avrebbe salvato tutti quelli che aveva ucciso, e per Ronnie dio era il bene assoluto ma dopo quelle parole il bene assoluto sparì come polvere sotto il divano, o se c'era un dio da qualche parte era una noia e non gli importava di loro.

"Sai Ronnie,non mi importa molto di morire, però ho solo un grande rimpianto ..." Ridacchiò sospirando.

"Che significa rimpianto, Claus?" Chiese Ron osservando le bollicine della flebo di Claus.

"Sono una cosa terribile , tu non averne mai! Fai sempre ciò che vuoi ... Così quando morirai non dovrai pensare a tutte le cose che non hai fatto ma avresti voluto fare."

"E cos'è che avresti voluto?" Disse innocentemente con un dito in bocca.

"Amare" Disse, spostandogli il dito dalla bocca.

Risero un po' poi calò il silenzio , restarono seduti l'uno accanto all'altro ad ascoltare il silenzio prima della tempesta, infatti pochi minuti dopo degli agenti arrivarono e vedendo Ronnie seduto accanto a Claus che si sistemava sul letto ridendo , si gettarono all' interno strappando il bambino dalla sedia. Claus rise ancora più forte vedendo l'espressione di Ronnie mutare e tornare annoiata e sapeva di aver creato qualcosa nella mente di quel bambino ma non sapeva quanto quei pensieri si sarebbero radicati in lui fino a trasformarlo nel mostro che nel futuro tutti temevano. Fu come se in quei pochi e brevi momenti aveva conosciuto Ronnie e nelle ore in cui avevano parlato avesse dato vita ad un essere nuovo: si sentì un padre, sentì di aver amato.

Ronnie non seppe ami che Claus Finch era alla guida del tir che aveva fatto a pezzi la sua amata mamma e che aveva ucciso suo padre. Per Ronnie fu un pazzo innocente e visse sempre come gli aveva detto, visse come l'assassino dei suoi genitori per il resto della sua vita.


Spero di pubblicare presto il prossimo capitolo! 

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⏰ Last updated: Jan 25, 2018 ⏰

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i' ll kill all your friends-(PREQUEL "kill all your friends")Where stories live. Discover now