III ー Annoying.

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Levi Ackerman da una parte si riteneva fortunato; nessun bambino era come lui, tantomeno possedeva la capacità dei 'sensi', così lui la chiamava

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Levi Ackerman da una parte si riteneva fortunato; nessun bambino era come lui, tantomeno possedeva la capacità dei 'sensi', così lui la chiamava.
Si era ben ripromesso di non abbattersi mai nonostante le difficoltà, per lui e per la sua famiglia.
Per Kuchel.

La discoteca in cui si trovava in quel momento non diffondeva musica niente male; non era abituato a tutto quel movimento, ma dopo qualche cocktail speso insieme al suo amico gli era sembrato giusto buttarsi in mezzo alla mischia. Nonostante fosse cieco i corpi ammassati gli permettevano di restare in uno spazio conosciuto, e poi c'era Erwin.
Lui e il maggiore si erano conosciuti durante i tempi del liceo, precisamente al terzo anno durante il quale Levi aveva avuto delle carenze a causa di un brutto periodo.
Il motivo della loro conoscenza era proprio questo; il professore di inglese glielo aveva presentato proprio per delle ripetizioni della materia e il corvino aveva dovuto accettare nonostante la poca simpatia nei suoi confronti.
Da lì era nata una sottospecie di amicizia, si poteva dire.

In quel momento poi neanche riusciva a ritrovare un difetto in quell'uomo che gli era addosso.
Praticamente era riuscito nel suo intento, ovvero quello di farlo ubriacare; gli occhi rossi appena, le labbra schiuse e lucide a causa della birra appena bevuta, i capelli corvini disordinati a causa delle movenze.
Oh, accidenti a lui.
Eppure stava bene in quello stato.
Era felice come non mai e stava ballando in mezzo a degli sconosciuti, tranne che per il biondo, con sensualità.
Non era di certo una novità che Levi fosse bisessuale, tantomeno quella in cui si lasciava andare parecchio al sesso sia con uomini che con donne.
Era uno dei piaceri della vita, perché non goderselo a dovere?
Sorrise in quel momento.
Non riusciva a scorgere, ovviamente, nessun volto, eppure c'era qualcosa che lo portava da sempre a scegliere 'la vittima' giusta.
Passivo, attivo cosa importava?

Si allontanò da Erwin con un piccolo cenno della mano, andando a mescolarsi con le persone alla sua sinistra, ballando con chissà chi e leccandosi le labbra ogni tanto.
Le sue iridi apparivano bianche certe volte, azzurre o grigie in altre. Era convinto che in quel momento fossero grigie, lo sguardo ammaliante come sempre.
Alla fine quell'istante arrivò.

Si sentì tirare per il braccio da uno sconosciuto non molto forte.
Il professore neanche cercò di opporre resistenza, ma anzi lo seguì verso quelli che dovevano essere i bagni.
Che luogo squallido e sporco.

ーSenti amico, chiariamo una cosa.
Facciamo in modo che sia veloce e non in questo luogo maleodorante.

La persona in questione parve neanche ascoltare le sue parole poiché dopo neanche due secondi di attesa si ritrovò le sue labbra addosso.
Non era stato prepotente, affatto.
Un semplice tocco di labbra dolci e morbide e un sospiro felice.
Poi il ragazzo portò un fogliettino fra le sue mani, sorridendo e aiutandolo a tornare in pista, precisamente vicino il bancone.
Durante il piccolo tragitto ovviamente Levi aveva cercando di fargli delle domande, ma esse venivano ignorate, al che il corvino iniziò a pensare che forse ci aveva quasi ripensato.
Poi sentì un fiato caldo sul collo e una voce sensuale insinuarsi nella sua mente.

ーNon è ancora arrivato il momento, Levi.

Il suo nome pronunciato in quel modo gli aveva fatto venire i brividi; poi il nulla.

Lo aveva lasciato lì da solo.

Stronzo.

Ma se conosceva il suo nome una cosa era certa, era una persona che aveva già incontrato in precedenza.
Ma chi poteva essere?
Lo aveva per caso seguito?
E cosa aveva lasciato nelle sue mani?
Sicuramente per leggerlo c'era bisogno di Erwin, anche se gli sembrava strano che un ragazzo che conosceva gli lasciasse un bigliettino sapendo che era cieco.

Bah.

Non gli restava che aspettare il ritorno del maggiore e il bancone era sempre il luogo di ritrovo.

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