Alla ricerca di cibo

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Durante il cammino per andare alla Cornucopia, ho frenato la fame con delle bacche e con delle specie di radici. Dopo qualche ora sono arrivata alla fine del bosco. I piedi mi bruciavano ma non m'importava. Dovevo assolutamente trovare il mio zainetto. Mi sono arrampicata su quasi tutti gli alberi ma non l'ho trovato. Mi sono seduta per terra e ho cominciato ad ascoltare. Ascoltavo e pregavo la natura perché mi aiutasse, anche se di naturale lì mi sembrava che ci fosse solo il nome. La dolce natura che i primi giorni mi avvolgeva ora non riuscivo quasi più a vederla come una protezione. Cominciavo a capire che era tutto finto, che era solo nella mia testa la dolcezza di alcune cose. In quell'arena, stavo perdendo il mio modo di essere Rue, e a me questo non piaceva. A un certo punto sento delle voci. Sono i favoriti. Stanno ridendo e scherzano sulle loro vittime. Con loro c'è Peeta Mellark, il ragazzo del 12. Non capivo che ci facesse tra i favoriti. Non era un prigioniero, camminava con loro, solo perché lo voleva fare. Mi è venuto mal di pancia dalla paura e mi sono arrampicata sul primo albero che ho trovato. Aveva il tronco scivoloso ma le foglie di un bel colore. Ho ritrovato il mio zaino e il mio volto, dopo tanto tempo si è colorato di un sorriso. Ho visto passare sotto di me tutti i favoriti. Dopo aver superato il pericolo ho aperto lo zaino. Lì dentro c'erano dei calzini, dell'acqua e una pietra tagliente. Probabilmente era un coltello. Mi sentivo micidiale nel toccare il coltello, mi dava sicurezza, ma mi incuteva anche paura. Guardando la lama mi vedevo morta e impugnandolo mi sentivo un assassina. Ho rimesso tutto nello zaino e sono scesa dall'albero. Il corpo di Max che un tempo giaceva a pochi passi dal mio primo nascondiglio, ora era sparito. Non sapevano che portassero via i cadaveri. A un certo punto un brivido ha cominciato a percorrermi. E se avessero riportato Max a casa sua? Mi sono messa a correre senza motivo. Volevo solo andare avanti. Ho corso talmente tanto che in breve sono arrivata al mio secondo nascondiglio. Ho sentito urlare a un certo punto, ne sono sicura. Solo che non ho sentito nessun colpo di cannone. Probabilmente si era salvata. Mi arrampico sul mio ramo e tiro fuori il coltello. Lo tengo in mano, forte forte, stretto stretto e mi lascio coccolare dal vento caldo. Mi addormento. Apro gli occhi poco dopo dalla fame. Non sapevo cacciare e il coraggio per fare del male a qualcuno mi mancava. Sono scesa alla ricerca di un pò di cibo. Avevo i crampi dalla fame e mi girava un pò la testa. Anche la sete non mancava. Per farmela un pò passare sputavo della saliva sulle mani e poi la mettevo in bocca. Poi mi sono ricordata che avevo dell'acqua nello zaino. Ho afferrato la borraccia e ne ho bevuta un pò. Non ho esagerato. Quell'acqua mi doveva durare per almeno 4 giorni. Ora mancava solo la fame da sazziare. Sono andata alla ricerca di alcune bacche e qualche buona foglia ma niente. Non avevo trovato niente. Ho cominciato a sgranocchiare un legnetto ma non lo mangiavo. La mia pancia faceva dei versi ma io avevo troppa fame per occuparmi pure di questo. Ho cominciato a cercare del cibo qualsiasi cosa da mettere sotto i denti. Poi mi sono arrampicata su un albero. Sotto di me è arrivato Peeta e in mano aveva del cibo. Glielo dovevo prendere per forza. Lui lo ha appoggiato e si è allontanato. Erano delle gallete. Sono corsa giù ho afferrato il cibo e mi sono messa a correre verso un riparo. Uno qualsiasi andava bene. Ho cominciato a mangiare le gallette come se fossero oro, facendo attenzione a non perderne neanche un briciola.

Gli Hunger Games negli occhi di Rue.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora